Gli aumenti di capitale sottoscritti da Sea Handling, controllata al 100% dalla società che gestisce gli aeroporti milanesi sotto la lente europea. Giudicati "incompatibili", dovranno essere restituiti con gli interessi. Una nuova tegola per i soci pubblici, Provincia e Comune in testa
Dopo il fallito sbarco in borsa di Sea, una nuova grana si abbatte sulla società che gestisce gli aeroporti milanesi. Per la Commissione europea, i 360 milioni di euro ricevuti da Sea Handling, una società del gruppo, sotto forma di aumenti di capitale tra il 2002 e il 2010 sono “incompatibili” con le norme Ue sugli aiuti di Stato e devono quindi essere restituiti “con gli interessi”. La notizia arriva da Bruxelles proprio nei giorni in cui è aperto il bando della provincia di Milano per la vendita del 14,56 per cento di Sea in suo possesso.
I fondi ricevuti da Sea Handling – si legge in una nota diffusa dalla Commissione – costituiscono un “indebito vantaggio” rispetto alla concorrenza. La società, partecipata al 100 per cento da Sea, si occupa della gestione di alcuni servizi di terra, come biglietteria, check-in e carico-scarico bagagli. Tra il 2002 e il 2010 ha ricevuto da Sea 360 milioni di euro, che ora Bruxelles giudica un vero e proprio aiuto di Stato, dal momento che la società aeroportuale è partecipata da soci pubblici, come la provincia e il comune di Milano. L’indagine della Commissione ha rivelato che gli apporti di capitale effettuati dagli azionisti di Sea Handling hanno procurato un indebito vantaggio economico a Sea Handling rispetto ai concorrenti che operano senza sovvenzioni da parte dello Stato.
Sea Handling dovrà quindi restituire a Sea l’importo ricevuto con tanto di interessi. Una decisione, quella presa da Bruxelles, che ora potrebbe avere pesanti conseguenze sui conti della controllata. Dall’indagine della Commissione è infatti emerso che, a causa di una situazione finanziaria estremamente difficile, Sea Handling non sarebbe stata in grado in passato di ottenere i finanziamenti necessari sul mercato. Da qui l’intervento di Sea, con gli esborsi del periodo 2002-2010.
Dal gruppo Sea si parla di un provvedimento “giuridicamente infondato sotto diversi profili”, dal momento che – si legge nella nota – non è mai stato ricevuto denaro dagli azionisti pubblici e in 12 anni sono stati pagati 550 milioni di dividendi: “Non solo non vi sono stati flussi finanziari dagli enti pubblici a Sea per sostenere le misure in favore di Sea Handling, ma anzi è vero il contrario, e cioè che la strategia perseguita ha permesso alle autorità pubbliche di conseguire importanti benefici”.
La notizia potrebbe ora influenzare il risultato della gara per la vendita della quota di Sea in possesso della Provincia tramite la holding Asam. Una dismissione necessaria a Palazzo Isimbardi per rientrare da un buco da 80 milioni di euro che porterebbe allo sforamento del patto di stabilità. Proprio questa mattina Carmen Zizza, responsabile dell’asta e amministratore delegato di Asam, ha annunciato che ci sono già state delle manifestazioni di interesse. Le offerte dovranno arrivare entro il 27 dicembre. Base d’asta 160 milioni di euro, ma sono ammesse offerte al ribasso. E ora, dopo le notizie da Bruxelles, sarà più facile giustificare eventuali ribassi. Con il solito Vito Gamberale del fondo F2i in prima fila per approfittare della situazione.
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