I legali dell'acciaieria hanno depositato il ricorso contro la decisione di respingere la revoca del sequestro dei prodotti finiti e semilavorati. Nel testo si parla di "una volontà precostituita" che sta "imponendo il fatto antigiuridico della chiusura dello stabilimento"
L’Ilva ha presentato al tribunale di Taranto appello contro l’ordinanza del gip Patrizia Todisco dell’11 dicembre scorso che respingeva l’istanza di revoca del sequestro dei prodotti finiti e semilavorati che si trovano nelle aree di stoccaggio e destinati alla vendita o al trasferimento in altri stabilimenti del gruppo. Il ricorso è stato depositato dagli avvocati Marco De Luca ed Egidio Albanese per conto del presidente Bruno Ferrante.
Nel ricorso, soffermandosi sul sequestro dei prodotti finiti e al rigetto da parte dei magistrati dell’istanza di immediata esecuzione del decreto legge, l’Ilva parla di “una volontà granitica, insensibile alle più meditate considerazioni storico-fattuali, scientifiche e giuridiche”. “Una volontà precostituita – aggiungono i legali – fondata su una verità altrettanto precostituita, sta progressivamente imponendo il fatto antigiuridico della chiusura dello stabilimento Ilva di Taranto per sempre e, a quanto pare, ciò deve accadere prima che la fisiologica scansione della dialettica processuale, ovvero l’applicazione della legge sostanziale e dei legittimi provvedimenti amministrativi che ne dipendono, conducano ad esiti opposti”.