Il tono ottimistico sulle prospettive dell’Italia non deve ingannare. Nel rapporto si legge infatti che “l’Italia non pare a rischio di stress di bilancio nel breve periodo”. Questo significa che nei prossimi 3-5 anni non ci dovremmo trovare di nuovo sull’orlo del default, come nel 2011, schiacciati tra un deficit difficile da finanziare e un debito insostenibile. Nel lungo periodo i rischi di insostenibilità diventeranno addirittura bassi, come dire che non dovremo più preoccuparci dello spread. Ma a quali condizioni?
Qui arriviamo al punto sensibile. Le previsioni di sostenibilità della Commissione si fondano sull’ipotesi che l’Italia riesca a raggiungere nel 2014 un avanzo primario pari al 5 per cento e poi lo mantenga. L’avanzo primario è la misura di quanto è efficiente e parco lo Stato: è la differenza tra entrate e uscite prima di aggiungere al conto gli interessi sul debito. Avere un avanzo strutturale (cioè depurato dagli effetti della recessione) del 5 per cento significa, a spanne, che ogni anno lo Stato deve incassare 75 miliardi in più di quanti ne spende, soldi da destinare ad abbattere il debito pregresso. I tecnici della commissione sono un po’ scettici: l’avanzo primario nel 2010 era lo 0,9 per cento, nel 2011 e 2012, nonostante tutte le manovre, è stato rispettivamente dell’1,2 e del 4,1. Se dal 2014 al 2030 sarà al 5 per cento, nel 2030 il rapporto tra debito e Pil potrebbe arrivare a quel 60 per cento previsto dal trattato di Maastricht e ribadito dal fiscal compact. Si tratta di “un avanzo primario strutturale superiore di 2 punti percentuali di Pil rispetto a quello osservato in media in Italia, Polonia, Ungheria, Malta, Slovacchia, Romania e Lettonia nel periodo 1988-2011”.
Tradotto: non ci sono precedenti nella storia recente di una simile austerità estesa negli anni, senza cedimenti a tentazioni di spesa pre-elettorali o a cambi di colore politico dei governi. E quindi non c’è alcuna garanzia che sia davvero percorribile un simile percorso di rigore. Se per caso si decidesse di sgarrare, come piacerebbe a molti a sinistra e a destra, “i rischi sarebbero molto più elevati”, avverte il rapporto europeo. Bersani è avvisato.
Il Fatto Quotidiano, 19 dicembre 2012
@stefanofeltri