Tra le numerose disgrazie dell’Italia 2012 – disoccupazione di massa über alles – che rendono triste questo Natale ce n’è una che, pur non essendo in cima alle preoccupazioni degli italiani, avrà non poca influenza sulle loro vite: la legge elettorale.
Da quando al governo c’è Mario Monti il Parlamento ha approvato in quattro e quattr’otto una serie di riforme strutturali. Alcune hanno comportato tagli (e proteste): dalle pensioni all’articolo 18. Altre invece, che pur non avendo fatto risparmiare un euro allo Stato hanno inciso profondamente sull’organizzazione della Repubblica, sono passate “in cavalleria” con il complice ed assordante silenzio di gran parte dei media: dalla riforma dell’articolo 81 della Costituzione (che ha introdotto l’obbligo del pareggio/equilibrio di bilancio), alla recentissima riforma della Difesa portata a casa dal ministro Giampaolo Di Paola (non un euro in meno per le spese militari, anzi: nei prossimi 12 anni la spesa in armamenti crescerà!).
Questo iper-riformismo si è però inceppato, guarda caso, proprio sulla riforma elettorale, nonostante i numerosi ed accorati appelli giunti dal principale artefice del governo Monti: Giorgio Napolitano. Non si può certo dare la colpa alle elezioni anticipate se questo Parlamento in scadenza non ha riformato la “porcata” inventata nel 2006 da Berlusconi, Fini, Bossi e Casini. Tutti i parlamentari giurarono di volerla modificare. Risultato: l’ennesima promessa tradita dalla peggiore classe dirigente della storia d’Italia. Un vero e proprio regalo di Natale al primo partito italiano, quello degli astensionisti.
Normalmente ai partiti non interessa granché il numero dei votanti. Contano solo le percentuali. Proprio per questo la probabile candidatura di Monti ha creato il panico: dopo le primarie del Pd, i conti sembravano già fatti. Ora invece, se si vuole sperare in una stabile maggioranza di governo, toccherà motivare gli indecisi. Come? Prima di tutto selezionando decentemente candidati più che decenti. E, se possibile, rispondendo pubblicamente a qualche domanda.
Per esempio:
potete dirci prima delle elezioni i nomi di almeno sette ministri che, se avrete la maggioranza assoluta, porterete al governo?
Entro i primi 100 giorni di governo cambierete la legge elettorale? Siete favorevoli alla reintroduzione delle preferenze?
Modificherete le riforme delle pensioni e del lavoro del ministro Fornero? Se sì, come?
Intendete investire maggiori risorse su scuola e sanità pubbliche? Se sì, con quale copertura finanziaria?
Avete un progetto di legge per riformare la governance della Rai? Se sì, quale?
Siete favorevoli al finanziamento pubblico dei partiti e della politica? E al finanziamento privato? A quali condizioni?
Quali tra le grandi opere (TAV, ponte sullo stretto, ecc.) vanno fatte e quali no?
Intendete modificare il ddl anti-corruzione approvato di recente? Come?
Intendete introdurre il reato di tortura, previsto dalla Convenzione contro trattamenti e pene crudeli, inumani o degradanti, adottata dall’Onu nel 1984?
Siete favorevoli alla legalizzazione dell’eutanasia e del testamento biologico?
A tante altre domande dovrebbe rispondere chi si candida a guidare l’Italia fuori dalla recessione. Vedremo, ascolteremo. Di certo, una volta eletti, i nuovi parlamentari dovranno rispondere a questa: “chi volete al Quirinale, al posto di Napolitano?”.
Auguri Italia. Ne hai (ne abbiamo) bisogno.