Sepolta ogni possibilità di dialogo e di portare Mario Monti a capo della “coalizione dei moderati”, Berlusconi punta il mirino proprio su coloro che potrebbero portare via voti al Pdl. E insieme ai voti anche qualche figura di spicco, tra i filomontiani del partito. Strategia prevista e annunciata ai suoi nei giorni scorsi. Così, insieme alla sinistra, i nemici del Cavaliere diventano i “partitini di centro” e lo stesso Professore, nonostante fino ad alcuni giorni fa fosse il candidato ideale per lo stesso leader del Pdl. “Credo – spiega a Radio Anch’io – non sia nell’interesse di Monti diventare da ‘deus ex machina’ un piccolo protagonista della politica, insieme ad altri piccoli protagonisti”.
Berlusconi insiste: “Se Monti fosse stato in grado di tenere insieme tutti i moderati non avrei avuto difficoltà a tirarmi indietro. Io l’avrei sostenuto. In caso contrario se Monti diventerà protagonista della politica e non vorrà congiungere questi voti dei partitini di centro dovremo distinguerci da loro”. E subito dopo, però, si contraddice: “Rimarrei sorpreso se ci fosse una partecipazione diretta di Monti alla campagna elettorale. Sono d’accordo con quanto detto da D’Alema, e forse è l’unica volta”. E poi se la prende con l’idea di “grande centro”: “Un grande centro è un alleato, un supporter occulto della Sinistra. Potrà solo svolgere una azione di aiuto alla sinistra. A quel punto per un elettore tanto vale votare la sinistra piuttosto che dare un voto a questi occulti sostenitori della sinistra”.
Quindi bene Monti, ma c’è da cambiare la rotta. “Bisogna cambiare la politica economica interamente – ribadisce Berlusconi – La politica della austerità porta alla recessione e alla depressione”. Cita le teorie neo-keynesiane del premio Nobel Krugman “che condivido pienamente”. “Oggi le imprese nella loro maggioranza hanno difficoltà di liquidità e pagano con ritardo i fornitori anche perché lo Stato paga in ritardo – aggiunge – E’ lo Stato per primo che innesca una situazione di ritardi che mette in crisi le aziende”. Posto che “la tobin tax che è una assurdità assoluta”, continua l’ex presidente del Consiglio “non si deve procedere sulla strada dell’aumento della pressione fiscale: quest’anno con questo governo è salita di due punti percentuali. Bisogna andare sulla strada opposta con l’aiuto alle imprese che bisogna tassare di meno e imporre meno vincoli sulla burocrazia. è la strada opposto all’austerity”.
Poi una replica sull’invasione mediatica del Cavaliere. Intanto una bordata a La7. “C’è una rete, La7, che dalla mattina presto alla notte tardi fa trasmissioni di approfondimento politico contro di noi” afferma. Poi ripete di essere stato “a lungo assente dalla comunicazione e questo purtroppo ha causato la nostra discesa nei sondaggi. Ne ha approfittato la sinistra che con la scusa delle primarie ha occupato tutte le reti televisive, una vera e propria alluvione di tre ore al giorno. Una serie di trasmissioni con 5 candidati che spuntavano dappertutto. Dopo questa scorpacciata tutti gli uomini della sinistra hanno strepitato perché anche io apparivo in tv”.
E apre a un confronto tv con Bersani o con Monti (o, chissà, con tutt’e due): “Se fatto con le regole giuste, credo sia una cosa molto positiva per far capire cosa vuole ciascuno di questi contendenti. Spero di poterne fare più di uno. Non ho nessuna difficoltà. Sono assolutamente a disposizione”.
Poi un paio di messaggi, di avvertimento più che di diplomazia. Uno alla Chiesa cattolica: “Credo che la Chiesa”, dichiara, abbia “la sua influenza e auspico che si ricordi tutto quello che abbiamo fatto per la Chiesa. Sono certo che abbia chiara l’immagine di cosa farebbe la sinistra” al governo. L’altro alla Lega Nord. “Hanno deciso di presentare la candidatura di Maroni in Lombardia: è chiaro che questa candidatura per avere successo ha bisogno” dell’appoggio del Pdl ma “è chiaro che non potrà esserci una alleanza in Lombardia senza un alleanza nazionale”. “Ho rapporti personali con i vertici della Lega, con Maroni e Bossi che lucidissimo ieri mi ha telefonato – conclude – C’è stima e amicizia dopo 10 anni di collaborazione al governo”. Ma Frattini ha già messo in chiaro tutto: se si allea con il Carroccio, è finita. Eppure Berlusconi rilancia: le scissioni dal Pdl? “E’ piuttosto una diversificazione dell’offerta politica, con singole persone che vogliono mettersi in mostra e avere possibilità di comparire, di essere in primo piano e andare in radio e tv”. E ribadisce il percorso di un profondo restyling delle facce: “Nelle liste del Pdl ci sarà un 80-90% di candidati nuovi, che vengano dal mondo del lavoro, dell’economia e della cultura”.