Il finanziere è considerato il "tesoriere" (e riciclatore) di Cosa Nostra ed è stato condannato in via definitiva a 9 anni. Era stato arrestato in Thailandia a fine marzo e da allora è iniziata una battaglia diplomatica portata avanti dalla Farnesina
La Corte penale di Bangkok ha ordinato l’estradizione di Vito Roberto Palazzolo, il finanziere italiano considerato il riciclatore di denaro sporco per la mafia (condannato definitivamente a 9 anni) e arrestato lo scorso 31 marzo in Thailandia mentre si preparava a lasciare il Paese. Il verdetto – le cui motivazioni saranno pubblicate tra dieci giorni – giunge dopo nove mesi di battaglia diplomatica per il trasferimento in Italia del boss, che nei lunghi anni di latitanza ha acquisito anche la cittadinanza sudafricana. Non è ancora chiaro se i legali di Palazzolo intendano presentare ricorso contro la sentenza.
Nel 2009 Palazzolo, 65 anni, è stato condannato per associazione mafiosa a nove anni con sentenza definitiva, per i suoi legami con Totò Riina e Bernardo Provenzano. Prima dell’arresto all’aeroporto di Bangkok, in Sudafrica aveva messo su un impero finanziario.
Il ministero degli Esteri – si apprende – ha seguito sin dall’inizio con la massima attenzione, per il tramite dell’ambasciata a Bangkok ed in stretta collaborazione. Lo scorso 20 aprile, le autorità thailandesi hanno disposto l’arresto a fini estradizionali di Palazzolo, accogliendo la richiesta italiana. Il ministero della Giustizia ha trasmesso, quindi, all’Ambasciata a Bangkok la domanda di estradizione per l’inoltro a quelle autorità. Il 9 luglio si è svolta a Bangkok la prima udienza del processo di estradizione. E lo stesso giorno l’ambasciata italiana ha trasmesso alle autorità thailandesi la richiesta di rogatoria della Procura di Palermo per ottenere l’interrogatorio a Bangkok di Palazzolo da parte dei pm Antonio Ingroia e Gaetano Paci. Il 10 ottobre il ministero thailandese ha dato l’ok.