Mario Monti si è dimesso. Come aveva promesso all’inizio della crisi di governo, ovvero l’8 dicembre scorso. E come aveva anticipato oggi durante il discorso agli ambasciatori, quando aveva parlato della sua esperienza come “13 mesi difficili ma affascinanti”. Poi dalle parole è passato ai fatti. Una volta approvata la legge di Stabilità alla Camera, infatti, il premier ha convocato l’ultimo consiglio dei ministri e, dopo aver dato il via libera anche al dl Liste Pulite, ha comunicato la sua intenzione ai colleghi di governo, che hanno accettato la decisione, peraltro già ampiamente prevista. Poi Monti è andato al Colle e ha consegnato le sue dimissioni nelle mani del presidente della Repubblica Giorgio Napolitano. Il tutto alle ore 19 in punto. Il capo dello Stato, a sua volta, ha preso atto del passo indietro del Professore e ha invitato il governo a rimanere in carica per il disbrigo degli affari correnti. Domani, invece, Napolitano consulterà i presidenti dei gruppi parlamentari. Con tempi record, visto che il primo faccia a faccia è previsto per le 10, mentre l’ultimo in calendario comincerà alle ore 13. Al termine del giro di incontri, il Capo dello Stato dovrebbe decretare lo scioglimento delle Camere e la fine anticipata della legislatura.
E mentre al Quirinale veniva data lettura della nota ufficiale, il professore ha rispettato il protocollo istituzionale, telefonando ai presidenti di Camera e Senato per comunicare le sue dimissioni appena rassegnate nelle mani del presidente della Repubblica. E ora, dopo l’atto formale dell’ormai ex premier, l’attenzione si sposta sul momento in cui l’ex rettore della Bocconi annuncerà la sua discesa in campo come candidato premier. Svestendo una volta per tutte i panni del tecnico. Una data già c’è: domenica mattina alle ore 11, nella tradizionale conferenza stampa di fine anno all’ordine dei giornalisti. Un appuntamento inizialmente previsto per oggi, ma poi rimandato di due giorni proprio per il prolungarsi della crisi. Sarà quella l’occasione per spiegare quale sarà il suo futuro? Parrebbe proprio di sì, specie in considerazione delle parole del ministro Riccardi, che ieri aveva detto senza mezzi termini: “Tra sabato e domenica il discorso alla nazione di Monti”.
Così sarà. Anche se non è detto che il Professore annunci la sua discesa in campo. Anzi. Nelle ultime ore, infatti, si è diffuso un certo scetticismo sull’impegno diretto dell’ex rettore della Bocconi in campagna elettorale. Nello staff del premier, del resto, continuano a ripetere che il professore non ha ancora preso nessuna decisione. In mattinata, però, soprattutto fra i centristi sono circolati dubbi e interrogativi sulle imminenti mosse dell’ex capo del governo. Forse alimentate dall’irritazione trapelata ieri da palazzo Chigi per alcuni titoli di giornale. Tanto che qualcuno ha iniziato a ventilare l’ipotesi di un passo indietro. Dalla sua squadra staff frenano su qualsiasi speculazione e trapela la possibilità che i dubbi nascano proprio dalle eccessive aspettative che si sono create intorno alla conferenza stampa di fine anno. Fonti di governo ribadiscono perciò quanto già detto in questi giorni: “Domenica non ci saranno annunci o discese in campo, ma solo l’esposizione di quello che, secondo il presidente Monti, si deve ancora fare per ammodernare il Paese e tornare a crescere”. Ancora non è chiaro però come l’ex premier intenda dribblare le inevitabili domande circa il suo futuro. Ma a prescindere da ciò, il premier intende aspettare di verificare l’accoglienza alle sue proposte e “solo successivamente – chiariscono fonti a lui vicine -, anche sulla base delle reazioni di sostegno alla cosiddetta ‘Agenda Monti’, indicare le intenzioni per il futuro”.
Il motivo dell’eventuale passo indietro dipenderebbe dalle reali possibilità di un buon risultato alle prossime elezioni. I sondaggi, del resto, non sono incoraggianti per la lista centrista disposta a sostenerlo. Quindi l’ex presidente del Consiglio avrebbe serie difficoltà ad avere un ruolo da protagonista nel prossimo governo. Cosa fare? secondo alcune indiscrezioni, Monti nella conferenza stampa di domenica potrebbe limitarsi a presentare la sua ‘agenda’ per l’Italia di domani e vedere la reazione dei partiti. O, meglio, quali partiti saranno disposti a farla propria. Un ruolo ‘super partes’, quindi, quasi da guida morale per il futuro del Paese sulla scorta della credibilità e del prestigio conquistato in questi mesi alla guida del Paese. Un modo, del resto, per rimanere protagonista a prescindere dal risultato elettorale. Una mossa con vista Colle (senza candidatura il suo nome tornerebbe in auge per la successione di Napolitano) o in attesa di un nuovo incarico da tecnico nel prossimo governo.