Dopo le dimissioni, il Professore tentato da un ruolo "super partes". Se così fosse il nuovo centro di Udc, Fli e Montezemolo non avrebbe il suo candidato premier designato. E anche molti dei ministri tecnici pensano a defilarsi
Candidato premier o ‘padre buono’ a sostegno di liste centriste? Una volta consegnate le dimissioni nelle mani di Giorgio Napolitano, per Mario Monti è ora di scegliere cosa farà nei prossimi mesi. Se fino a qualche giorno fa il suo impegno diretto era dato per scontato, nelle ultime ore le indiscrezioni dicono ben altro. L’ex premier, infatti, sarebbe orientato a non candidarsi, pur sostenendo indirettamente il centristi. Che a questo punto si presenterebbero nella contesa elettorale con due liste: una di Udc e Fli, l’altra di Italia futura con gli attuali ministri ma senza la presenza del Professore (che, vale la pena ricordarlo, è sempre senatore a vita, quindi già membro del prossimo parlamento). La regia dell’operazione spetterebbe a Pierferdinando Casini e a Luca Cordero di Montezemolo, che prenderebbero come punto di riferimento l’agenda del governo (con tutta probabilità sarà presentata domenica da Monti nella conferenza stampa di fine anno, ndr) ma senza poter contare sull’ex rettore della Bocconi.
E questo perché il Professore sarebbe tentato da un ‘low profile’, senza ‘impastricciarsi’ con la politica. Da palazzo Chigi, però, fanno sapere che ancora “tutte le ipotesi sono aperte”. Di sicuro il premier dimissionario presenterà domenica un programma per l’Italia, illustrerà le riforme necessarie per il Paese e poi ufficializzerà la decisione. Ma prendendosi altri giorni di riflessione. Potrebbe chiedere una sorta di ‘fiducia sul manifesto’. Ovvero cercare di capire chi e quanti sottoscriverebbero la sua agenda e poi sciogliere la riserva. E non prima di Natale. Fonti ministeriali continuano a sostenere che il Professore è tormentato dai dubbi, sta ancora vagliando il da farsi. Un compromesso potrebbe essere quello di una discesa in campo ‘soft’. Ovvero benedire i due simboli, magari dando l’ok affinché venga speso il suo nome, ma restando fuori dalla contesa politica. Ma c’è chi insiste nel sostenere che il professore stia prendendo tempo per avere un mandato pieno e agibilità politica e dopo entrare in campo direttamente.
A prescindere da ciò che sarà, tra gli esponenti dell’esecutivo c’è fibrillazione. “E’ un professore, avrebbe difficoltà ad indossare i guantoni del politico ed entrare nel ring” ha detto un ministro all’Agi. Alcuni esponenti del governo in realtà speravano nel progetto della lista unica, ma il piano sembra tramontato. Fonti ministeriali sostengono che senza la presenza ‘attiva’ di Monti neanche Montezemolo e Riccardi si candiderebbero, il rischio – avverte un ‘big’ dell’Udc – è che salti l’intero progetto ‘Verso la Terza repubblica‘. “Noi – hanno sottolineato le stesse fonti – comunque andiamo avanti, puntiamo sull’agenda Monti e su altri punti che aggiungeremo”. In ogni caso nel partito di via Due Macelli c’è anche chi comincia a tirare un sospiro di sollievo. Il timore è che il premier potrebbe chiedere una scrematura delle liste, dire di no, chiudere la porta ad alcuni: “Se non c’è Monti però dovremmo raddoppiare le forze per prendere i voti…” hanno fatto sapere dall’Udc.
I leader del ‘Nuovo centro’, tuttavia, aspettano comunque l’annuncio del Professore prima di capire come muoversi.”Vuole restare una figura ‘super partes’ e non pregiudicarsi il Quirinale e il rapporto con il presidente Napolitano e il Pd di Bersani” sostiene uno di coloro che si erano spesi per aggregare i moderati. Ma ora anche i ‘filomontiani’ del Pdl frenano: Mario Mauro per esempio aveva già presentato il marchio ‘Popolari per l’Europa’ coinvolgendo tutti gli altri europarlamentari. Ma senza la presenza di Monti anche questo progetto rischia di saltare. Anche i ministri sono in attesa: fonti centriste riferiscono che, per esempio, Corrado Passera potrebbe fare il capolista al Senato, altri invece andrebbero nella liste di Udc e di ‘Italia futura’. Nella lista centrista troverebbero posto altri ministri (Catania, per esempio) e imprenditori come Emma Marcegaglia. Il dato essenziale comunque è che se Mario Monti rinunciasse a candidarsi tutto il ‘blocco’ moderato guidato da Casini, Fini e Montezemolo si troverebbe di fatto senza il capo coalizione designato. In tal caso il nome di Mario Monti potrebbe comparire all’interno del programma elettorale già ispirato all’agenda Monti.