Secondo l'Istituto nazionale di statistica, diminuiscono le prospettive positive riguardo giudizi e attese sulla situazione economica, opinioni sul bilancio familiare, opportunità attuali e future di risparmio. E le retribuzioni rimangono pressoché invariate rispetto a novembre
Scende a 90,7 da 90,9 l’indice sul clima di fiducia personale, ovvero giudizi ed attese sulla situazione economica delle famiglie, opinioni sul bilancio familiare, opportunità attuali e future di risparmio. E quello delle retribuzioni rispetto a novembre rimane quasi fermo. A livello territoriale il clima di fiducia aumenta nel Nord-est, al centro e nel Mezzogiorno mentre, diminuisce nel Nord-ovest. Secondo l’Istat è al minimo storico la fiducia dei consumatori sulla situazione presente, ovvero sul clima corrente, che diminuisce a dicembre passando a 91,4 da 92,3. Si tratta del livello più basso dall’inizio delle serie cominciate nel gennaio del 1996.
In questo mese, però, è risalito il clima di fiducia dei consumatori a 85,7 da 84,9, un aumento che arriva dopo il crollo del mese scorso. Mentre la componente riferita al clima economico generale aumenta (a 72,9 da 69,7), quella relativa al clima personale diminuisce (a 90,7 da 90,9). Inoltre, fa sapere l’Istat, diminuisce l’indicatore del clima corrente (a 91,4 da 92,3), invece quello riferito alla situazione futura risulta in aumento (a 70,8 da 75,3). Nel dettaglio, migliorano sia i giudizi che le aspettative sulla situazione economica dell’Italia e le attese sull’aumento della disoccupazione migliorano. Quanto al clima di fiducia delle famiglie, le opinioni e le aspettative sulla situazione economica familiare restano pressoché stabili, in lievissimo aumento. Invece il saldo dei giudizi sul bilancio familiare peggiora e lo stesso accade per le opinioni sulle opportunità attuali di risparmio.
Retribuzioni contrattuali orarie– A novembre restano quasi ferme rispetto ad ottobre, crescendo solo dello 0,1%, mentre salgono dell’1,6% su base annua (dal +1,5% del mese precedente). Il dato tendenziale, nonostante la frenata dei prezzi, rimane sotto il livello dell’inflazione registrata sempre per novembre (+2,5%), ma il divario si restringe a 0,9 punti percentuali (il gap era di 1,1 punti a ottobre). Nella media del periodo gennaio-novembre 2012, ovvero dei primi undici mesi, l’indice è cresciuto, nel confronto con lo stesso periodo dell’anno precedente, dell’1,4%.
Nel dettaglio, fa sapere l’Istat, i settori che a novembre presentano gli incrementi tendenziali maggiori sono: alimentari bevande e tabacco (+3,6%), legno, carta e stampa, acqua e servizi di smaltimento rifiuti (per entrambi +3,0%). Si registrano, invece, variazioni nulle per telecomunicazioni e per tutti i comparti della pubblica amministrazione. Tra i contratti monitorati dall’indagine, a novembre si è registrato lo scioglimento della riserva per l’ipotesi di accordo relativo ai dipendenti delle industrie alimentari, olearie e margariniera, e a quelli della carta, cartone e cartotecnica.
Pertanto, alla fine del mese risultano in vigore 45 contratti, che regolano il trattamento economico di 9,3 milioni di dipendenti. Complessivamente, invece, i contratti in attesa di rinnovo sono 33, di cui 16 appartenenti alla pubblica amministrazione, relativi a circa 3,7 milioni di dipendenti (circa 3 milioni nel pubblico impiego). A partire da gennaio 2010, infatti, tutti i contratti della pubblica amministrazione sono scaduti. Inoltre, comunica sempre l’Istat, a novembre i mesi di attesa per i lavoratori con il contratto scaduto sono in media 35,6, in deciso aumento rispetto a novembre 2011 (23,9%).