Anche il “tecnicissimo” ministro Profumo mostra di provare sentimenti umani. Quando si è accomodato sulla poltrona del Miur, conscio delle difficoltà di completare la demolizione della scuola e dell’università statale, si è gettato a corpo morto sul lavoro.
Per arrivare allo scopo in modo rapido e indolore le ha provate tutte: in campo universitario ha oliato gli infernali meccanismi della legge Gelmini, ha avviato la sostituzione del diritto allo studio con il diritto all’indebitamento, ha “depurato” il tetto alle tasse studentesche da quegli sfigati di fuoricorso e ha praticamente azzerato il ricambio generazionale dei docenti (un nuovo assunto ogni 5 pensionati). Tramite i suoi fidi dell’Anvur ha anche fatto ridere il mondo intero con la fantozziana vicenda delle “riviste scientifiche”, ma l’impresa di radere al suolo tutto quanto in un anno si è rivelata troppo ardua anche per un infaticabile come lui. Ed è qui che Profumo ha mostrato che sotto la dura scorza del tecnico batte un cuore tenero e sensibile: la straziante agonia di atenei e studenti l’ha evidentemente mosso a compassione e ha deciso di assestare un pietoso colpo di grazia, come si fa nei film western con i cavalli azzoppati.
L’occasione gliel’ha servita su un piatto d’argento l’Università di Messina, le cui vicende sono tristemente note alla cronaca giudiziaria. Il rettore Francesco Tomasello, in carica dal 2004, è stato già sospeso per due volte dalla magistratura ed è attualmente sotto processo con l’accusa di tentata concussione e abuso di ufficio: avrebbe fatto pressioni al fine di “orientare” un concorso (il pm ha richiesto cinque anni di galera). Nonostante questo il rettore non ha ritenuto opportuno rassegnare le dimissioni: anzi, si ritiene talmente indispensabile che ha pensato bene di prorogarsi il mandato di un anno insieme agli altri organi centrali. L’iniziativa ha dato il via all’ennesima inchiesta della procura: comunque vada a finire, la proroga scadrà il 30 settembre 2013 e il rettore non potrà ricandidarsi.
E’ in questo particolare contesto che nasce un’iniziativa senza precedenti. Gli stessi organi sotto inchiesta per l’autoproroga hanno infatti creato una fondazione di cui l’ateneo di Messina è fondatore unico. A questa fondazione i prorogati potranno trasferire la parte più appetibile del patrimonio dell’Università e delle sue attività: beni mobili e immobili, progetti di ricerca, brevetti, corsi di formazione e gli utili che ne derivano. L’idea è geniale: queste attività saranno realizzate con fondi, personale e strutture pubbliche ma gestite privatamente. Secondo il costituzionalista Antonio Saitta la fondazione ”cannibale” avrà anche la facoltà di contrarre debiti dei quali dovrà rispondere l’ateneo, ovviamente con i fondi statali. Non manca un tocco surreale à la Comma 22: nell’ipotesi di un’eventuale liquidazione dell’ente, lo statuto rimanda alla legge e questa allo statuto. Nulla impedisce che a capo di questa fondazione venga nominato, per fare un esempio a caso, lo stesso rettore Tomasello, che così potrebbe continuare a dare il suo contributo alla gestione dell’Ateneo per altri otto anni.
Questo piano perfetto ha però una falla: le norme vigenti (la legge 388/2000 e il DPR 254/2001) vietano infatti di affidare i compiti istituzionali degli atenei alle fondazioni universitarie, proprio per evitare la gestione privatistica di servizi pubblici. A norma di legge a fare da controllore è il Miur, che è tenuto a dare un parere sulla legittimità dello statuto.
Ma Profumo, pietosamente dedito all’operazione eutanasia, non si è fatto intimorire da queste piccinerie e ha dato il via libera alla creazione della fondazione. Si crea così un precedente che può essere applicato altrove e che farebbe finalmente raggiungere con un balzo l’obiettivo finale: non la privatizzazione, bensì l’asservimento di fondi, strutture e personale dell’università statale a beneficio dei soliti noti.
Alcuni battaglieri docenti messinesi stanno però provando a guastare la festa, avviando una raccolta di firme per chiedere a Profumo di rispettare la legge. Trovate la petizione a questo link: firmandola fareste un bel regalo di Natale alla parte buona dell’università, che di fronte allo sfacelo continua a operare affinché l’istruzione e la ricerca pubbliche siano i pilastri fondamentali sui quali costruire un futuro migliore per tutti.