Ci apprestiamo a vivere una campagna elettorale dai contorni sfumati e a sessanta giorni dal voto ancora poco definita per candidati e programmi, ma sicuramente infuocata, con le prime schermaglie sono gli occhi (televisivi) di molti. Il rischio è che anche per questa tornata elettorale i temi legati al mondo del lavoro e al suo sviluppo in Rete possano passare in secondo o in terzo piano, se non addirittura ignorati, confinati nelle brevi.
In realtà il tema delle nuove tecnologie e dei lavoratori che le utilizzano massivamente tutti i giorni è quanto mai attuale. Ad oggi si ignora quanti siano gli operatori della rete: una fotografia precisa non è stata mai scattata, eppure c’è chi lo stima in base al numero delle partite iva attualmente attive, ma misurato certamente per difetto. I lavoratori della Rete sono liberi professionisti, consulenti, free-lance, dipendenti di piccole e medie imprese ma anche collaboratori di multinazionali o della Pubblica Amministrazione. Non sono necessariamente “nativi digitali”, e sono espressione di una rete sempre più matura anche anagraficamente. Lavorano talvolta in uffici condivisi, ma c’è anche chi opta per il lavoro in casa.
Ma quali sono le azioni che i lavoratori della Rete richiedono alla futura classe politica che ci governerà, a quelli che ipoteticamente dovrebbero guidarci per i prossimi cinque anni? Ecco allora che dalla nostra community wwworkers abbiamo attivato un monitoraggio per inquadrare il fenomeno e definire insieme le dieci azioni da chiedere alla politica. Perché questa rete rappresenta un volano per l’economia, ma è un sentiero ancora insidioso, poco valorizzato. Secondo il Digital Advisory Group e McKinsey sono 700mila i posti di lavoro creati da Internet in Italia negli ultimi quindici anni, con un saldo positivo di 320mila rispetto ai 380mila posti di lavoro persi. Però in Italia tra le 4,5 milioni di aziende (di cui 4 milioni con meno di 10 dipendenti) solo il 25% ha una propria piattaforma online (fonte: Eurisko 2010)
Non ci sono soltanto problemi infrastrutturali rappresentati da una banda larga a macchia di leopardo, ma che col tempo si sta maggiormente diffondendo. Quello che oggi fa più paura sono gli aspetti culturali, la percezione che i lavoratori della Rete debbano essere confinati tra le virgolette dei mondi e dei lavori possibili. Chi lavora in rete opera – nonostante tutto – in un’Italia che dovrebbe guardare ad Internet con più entusiasmo. Nell’agenda del futuro governo dovrebbero essere inseriti i temi legati alla rappresentanza, al welfare, al fisco e agli incentivi, alla semplificazione normativa. all’internazionalizzazione tanto sbandierata a parole e ancora poco incentivata nei fatti, alla sperimentazione di nuovi luoghi e modi di lavorare in Rete.
Così da oggi in rete su Wwworkers.it è possibile segnalare la propria azione. Entro fine gennaio elaboreremo un manifesto con le 10 richieste da sottoporre ai futuri governanti. Perché la politica del domani comprenda che già da oggi e persino in Italia vi è una fetta di popolazione che vive e lavora in Rete.