Un nuovo attacco a qualsiasi forma di unione che non sia eterosessuale, con la strenua difesa della famiglia fondata sul matrimonio di uomo e donna, dato naturale collegato al disegno di Dio, negando il quale “scompaiono anche le figure fondamentali dell’esistenza umana: il padre, la madre, il figlio; cadono dimensioni essenziali dell’esperienza dell’essere persona umana”. Dopo le parole di qualche giorno fa, in cui aveva definito “i matrimoni gay un attacco alla pace e alla giustizia“, Benedetto XVI si esprime di nuovo a favore delle unioni eterosessuali. Nel suo discorso alla Curia per gli auguri di Natale, il Papa ha ampiamente citato il “trattato accuratamente documentato e profondamente toccante” del gran rabbino di Francia, Gilles Bernheim, che nei mesi scorsi ha presentato un parere negativo sulle unioni gay alle autorità francesi e, a giudizio di Benedetto XVI, “ha mostrato che l’attentato, al quale oggi ci troviamo esposti, all’autentica forma della famiglia, costituita da padre madre e figlio, giunge ad una dimensione ancora più profonda”.
Parole che hanno scatenato le reazioni della comunità omosessuale italiana che ha definito erronea la “teoria del gender”. “Sospettiamo che l’obiettivo vero di Ratzinger – interviene Franco Grillini, presidente di Geynet – sia la divisione in ruoli prefissati tra uomo e donna, dove al maschio spetta quel potere che la gerontocrazia maschilista vaticana esprime così bene. Che poi sia proprio la teoria del gender a mettere in discussione la famiglia tradizionale attraverso i matrimoni gay ci sembra una grande sciocchezza, perché dove il matrimonio egualitario è stato approvato non c’è stata alcuna conseguenza sul matrimonio eterosessuale”.
Aurelio Mancuso, presidente di Equality Italia, sottolinea come “in Vaticano sono alcuni anni che per contrastare la conquista dei diritti civili per gli omosessuali si utilizza ogni tanto la questione della teoria del gender. Al fine di aiutare la Curia a fare un po’ d’ordine, potremmo dire che la cultura gender è simile alla scelta della castità, ovvero sono convinzioni morali e personali che non c’entrano con il dato naturale. Se si volesse davvero discutere con buona disposizione d’animo, bisognerebbe partire dalle acquisizioni scientifiche e statistiche, che dimostrano due dati essenziali: l’omosessualità non è in alcun modo collegata alla diminuzione dei matrimoni eterosessuali, le società che riconoscono giuridicamente tutte le forme d’amore, aumentano il benessere dei propri cittadini”.
Infine Fabrizio Marrazzo, portavoce del Gay center, sottolinea come “c’è il rischio che la Chiesa criminalizzi l’omosessualità e che le affermazioni del Papa diventino strumento culturale e dottrinale per avallare in molti Paesi forme di discriminazione verso i gay. Si pensi a quei Paesi dove è considerata un reato o a quei Paesi come l’Uganda dove si vuole punirla con la pena di morte, benedetta dallo stesso Papa. Questa ormai perseverante condanna dei rapporti omosessuali e della necessità di essere riconosciuti come famiglia si scontra con quell’avanzamento dei diritti civili che è la strada intrapresa da molti paesi, e che sembra lasciare la Chiesa in minoranza”.