Mentre scrivo sta per finire l’ultimo giorno di una brutta legislatura. Quest’aula, che ha approvato il “pacchetto sicurezza”, il federalismo fiscale, il reato di clandestinità, il trattato con la Libia (dunque i respingimenti in mare) ha subìto le scosse di un cattivo governo che l’ha fatta correre all’impazzata verso traguardi desolati, come una diligenza del Far West condotta da qualcuno inebriato di se stesso.
Ma è il Parlamento che ha accettato tutto ciò che è stato messo nel piatto, per quanto ignobile, senza vere proteste, quasi senza opposizione. A fine corsa (una corsa che stava conducendo a sbattere e precipitare) lo stordimento si vede, sia di chi ha detto sempre sì, anche a prezzo della propria onorabilità (la fiducia su Ruby nipote di Mubarak), sia da chi ha detto dei no flebili e sporadici e senza trarre le conseguenze di comportamenti disonoranti. Adesso, a fine corsa, quella che sembrava la parte solida, la maggioranza vantata ogni momento da Berlusconi, uno spettacolo di devozione compatta, sia pure in cambio di posti, di case, di varie forme di premiazione anche pubblica, senza falsi pudori, si è divisa in tanti cortei che si allontanano precipitosamente in direzioni diverse, come le comparse di un film di catastrofe.
Per loro, per l’ex “grande maggioranza”, i momenti peggiori sono stati due: quando Berlusconi ha accettato subito, sorridente e in silenzio, di andarsene. E quando è tornato all’improvviso, gettando tutto il suo peso di irresponsabilità, di reati anche gravi e processi in corso, su un partito che stava persuadendosi di continuare a esistere. Vedo e ascolto La Russa, l’ex “colonnello” di Fini, che la sera del 20 dicembre ha tentato di coprire la fuga fingendo di creare una destra “indipendente”. Ma il suo nobile disegno di continuare al fianco del fedele alleato è stato subito frustrato da una pretesa che svela tante fughe improvvise: tutti i transfughi della Camera e del Senato della destra in stato di panico, pretendono di “scendere in campo” (per dirla con il loro ex capo) senza alcuna raccolta di firme di sostegno dei cittadini. L’ultimo giorno è quasi uguale al primo: arrogante e vuoto, in cerca di esenzioni e benefici che tutti gli altri non hanno.
La peggior legislatura della Repubblica, quella col più alto carico di leggi vergogna, si chiude, come si era aperta, nel nome di La Russa, identico, con e senza divisa, da “colonnello” e da transfuga.
Il Fatto Quotidiano, 22 Dicembre 2012