“Donne, correte, non perché sia arrivato l’arrotino ma perché sono gli ultimi giorni disponibili per spuntare una tariffa Rc auto o una polizza vita a buon prezzo”. Chissà se è stato questo il motto delle compagnie assicurative che, numerose, tentavano di attrarre le clienti subito prima del 21 dicembre, data a partire dalla quale diventerà effettiva l’equiparazione del trattamento di donne e uomini. Su Twitter, ad esempio, l’agenzia Fondiaria-Sai di Breno (Brescia), il 12 dicembre scriveva: “Ancora pochi giorni per approfittare delle tariffe scontate per le polizze vita prima della parificazione maschi/femmine”.
Come stabilito da una sentenza della Corte di giustizia europea che mira a eliminare ogni forma di discriminazione sessuale, a partire dal 21 dicembre – profezia dei Maya sulla fine del mondo permettendo – le assicurazioni diventeranno unisex e non faranno più alcun tipo di differenziazione di genere. Una novità che, nel campo dell’Rc auto, ad esempio, potrebbe tradursi in un aumento delle tariffe femminili dal momento che statisticamente le donne al volante sono più prudenti e fanno meno incidenti degli uomini. Per Andreas Freiling, esperto di assicurazioni a Ernst & Young, le nuove regole “porteranno volatilità nel mercato europeo dell’assicurazione automobilistica, destabilizzandolo”.
L’Anapa, l’Associazione nazionale agenti professionisti di assicurazione, ritiene che, in linea generale, “la nuova normativa andrà a penalizzare il genere femminile nel segmento Rc auto, così come nel ramo vita, dove in virtù di tabelle di mortalità più favorevoli le donne hanno pagato in questi anni dei premi inferiori e più vantaggiosi rispetto agli uomini”. Viceversa, il sesso femminile sarà agevolato nel segmento delle polizze sanitarie, poiché, osserva l’Anapa, “in tale ambito conserva una propensione al rischio maggiore rispetto a quello maschile”. Le assicurazioni per la casa dovrebbero poi costituire un territorio neutro, poiché in questo frangente le tariffe non dovrebbero essere corrette né al rialzo né al ribasso. Sono, infatti, oggetto di equiparazione soltanto qui prodotti che prendono forma a partire da una classificazione dei rischi degli assicurati per stili di vita, abitudini comportamentali, tabelle di mortalità e bisogno di assistenza sanitaria.
Claudio Demozzi, presidente dello Sna, il Sindacato nazionale agenti di assicurazione, viaggia controcorrente rispetto a chi mette in guardia che la normativa europea potrebbe trascurare l’importanza delle statistiche. In primo luogo, perché ritiene che “in linea di principio sia corretto che non si facciano discriminazioni sessuali nelle tariffe assicurative”. E in seconda battuta perché Demozzi sottolinea che non è poi così scontato che fino a oggi le donne, nel ramo dell’Rc auto, siano costate alle compagnie di assicurazione meno degli uomini. “Da quando esiste il sistema del risarcimento diretto – osserva Demozzi – non è più importante chi provoca l’incidente, ma chi lo subisce. Sicché, se, ad esempio, pur non essendone l’artefice, una donna è vittima di numerosi sinistri, può rappresentare un costo elevato per la compagnia”. Insomma, per Demozzi l’equiparazione delle tariffe “non è detto che sia negativa, perché va nella direzione di conferire una maggiore mutualità allo strumento assicurativo”. Certo, precisa il presidente dello Sna, “a patto che le compagnie sappiano interpretare le norme in maniera virtuosa e non le usino invece come scusa per un semplice e comodo rincaro generalizzato dei prodotti”. Lo scopriremo presto.