Nessun rappresentante della Valsusa e nessun No Tav alle primarie dei parlamentari del Partito democratico. È stato escluso dalle liste Sandro Plano, presidente della Comunità montana della Val di Susa e Val Sangone nonché rappresentante “istituzionale” del movimento contrario alla linea Torino-Lione. Una contraddizione interna al partito risolta e un’esclusione che farà piacere a quanti, nel Pd e ai suoi vertici, sono favorevoli alla grande opera. In pochi giorni Plano era riuscito a raccogliere le firme di 412 tesserati del partito nella valle. “Il regolamento è stato pubblicato il 17 dicembre e il 18 sono usciti i moduli. In tre giornate ho dovuto correre come un disperato per raccogliere nelle mie zone le firme di almeno 400 iscritti – spiega il politico a ilfattoquotidiano.it -. L’handicap che abbiamo noi montanari, rispetto a quelli di città, è che dobbiamo correre come disperati da un paese all’altro, mentre chi è in città le raccoglie nel giro di pochi condomini o in un quartiere”.
Tuttavia il regolamento della competizione prevede che i sostegni raccolti siano quelli di iscritti almeno nel 2011, mentre non sono valide le firme di chi si è iscritto solo nel 2012. “Non ho potuto controllare tutti i dati e in assoluta buona fede ho presentato le firme venerdì sera, all’ultimo giorno”. All’inizio la commissione elettorale gli ha contestato la validità di sessanta sostenitori, tra cui il sindaco di Avigliana (città di Piero Fassino) Carla Mattioli, espulsa in estate per le sue posizioni No Tav. Tuttavia Plano – dopo aver fornito spiegazioni – recupera: quaranta sostenitori si erano iscritti nel 2011, ma non erano registrati nel database della direzione. Però ne rimanevano in dubbio ancora venti di persone iscritte nel 2012. Fa ricorso, ma nemmeno la commissione di garanzia del Pd lo ammette. Con 392 firme Plano non può partecipare alle primarie per le prossime elezioni. “Dal punto di vista formale è tutto perfettamente lecito – afferma -. La commissione elettorale e quella di garanzia hanno fatto un ottimo lavoro con onestà intellettuale. Ho perso e non posso dire di esserne contento”. Certo sembra una beffa. Per alcune donne del Pd che non avevano raggiunto la soglia è stato abbassato il limite permettendo loro di candidarsi. Plano ci scherza: “A questo punto chiedo sia rispettata la parità dei sessi, perché ora siamo noi gli svantaggiati”.
Battute a parte, il presidente della Comunità ha dei dubbi: “Ho alcune perplessità: le istanze dei No Tav. Non ho avuto un trattamento di favore”. Anzi, c’è chi ha remato contro, come il deputato bersaniano e “Sì Tav” Stefano Esposito. L’edizione locale de La Stampa del 19 dicembre riporta una frase significativa dell’onorevole: “Se il partito accoglie in lista Plano io non solo non partecipo alle primarie (in qualità di parlamentare uscente non deve nemmeno raccogliere le firme, ndr) ma esco pure dal Pd”. Per Sandro Plano tutto ciò “è offensivo e deplorabile”: “Un parlamentare che non ha dovuto neanche raccogliere firme per candidarsi alle primarie si permette di fare dichiarazioni del genere non è tollerabile all’interno del Partito democratico. La sua presenza nel Pd farà perdere voti al partito nella valle”. A lui si oppone anche Antonio Ferrentino, suo predecessore alla Comunità Montana, politico “Sì Tav”, di recente passato da Sel al Pd: “Non voglio commentare”, afferma Plano. Insomma, se dal punto di vista della forma e del regolamento non ha nulla da eccepire, Plano nutre qualche dubbio dal punto di vista politico. Lui – contro il centralismo e favorevole al rinnovamento dei vertici, motivo per cui è tra i “renziani” – afferma che “nel progetto del Partito democratico c’è ancora molta strada da fare per superare il centralismo dei nipotini del Pci. Devono capire che all’interno del partito ci sono anche atteggiamenti e opinioni diverse, non solo l’obbedienza al segretario”.