Economia & Lobby

Tutti con Mon-TINA…o no?

In conferenza stampa, mentre sosteneva che l’Italia è uscita dalla crisi finanziaria, Monti ha ricordato con fastidio “i grafici che alcuni giornali vi mostreranno … su certe variabili…”, che confutano quella tesi. “Ma come si può pensare che, avendo dovuto fare interventi pesanti, aumentando le tasse, tagliando le spese, la crescita non ne avrebbe sofferto?”. Ben detto! E chi ha pensato, detto, scritto, una cosa del genere? Ricordiamolo: fu quel Ministro dell’Economia che il 6/12/2011 firmò il decreto ‘Salva Italia’. Quelle valutazioni ottimistiche, diciamo pure fantasiose, furono alla base delle politiche adottate.

Se Monti aveva capito le conseguenze economiche delle sue politiche, perché nel Dicembre 2011 mentì al paese? Se invece non aveva capito, perché oggi rivolta la frittata e tenta di attribuire ai suoi critici le sue fantasie? Perché non si può avere un dibattito onesto? Di fronte alla crisi in atto, quale credibilità ha un leader che per sua ammissione (dati e parole sue) mente al paese, o è “uno stolto”?

Monti ha anche criticato quelli che pensano che sia stata la BCE, non lui, a far calare gli spread, ricordandoci, grazie, che la BCE non sarebbe intervenuta se l’Italia non avesse fatto austerità. Ciò non toglie che le politiche di austerità fossero in parte sbagliate; perciò andavano contrattate, non applicate con entusiasmo. Inoltre, all’interno delle indicazioni della BCE c’erano margini per politiche meno depressive. Ad es. alzare l’Irpef sui redditi oltre 100.000 euro, invece che le accise; o tagliare i costi della politica (questo fallimento è colpa dei partiti, ma non solo); o varare tagli strutturali ad impatto differito. Dagli errori dovremmo trarne lezioni, non arroccamenti.

Apparentemente, oggi Monti se l’è presa con Berlusconi: facile bersaglio. (Speriamo che a destra regolino definitivamente i conti con il caudillismo neofascista, sostituendogli un rassemblement liberale europeista, con solide radici nella Destra Storica e nella Costituzione). Ma si tratta di un’astuzia: in realtà Monti cerca di prevenire critiche simili all’Europa e alla sua Agenda da parte di altri: ‘se lo fate, dirò che siete come Berlusconi’. È campagna elettorale? Di più: cerca di delegittimare, di spegnere ogni identità alternativa. Vuole impersonare tutto: ortodossia e opposizione. Perciò racconta: ‘in Europa ridono di chi mi attribuisce una sintonia con Merkel’. È l’ennesimo minuetto degli eurocrati, divisi sui dettagli ma uniti sulla mediocre strategia neoliberista. Quando la strategia fallisce più e più volte – il successo o fallimento di una strategia si misura sempre con lo scostamento dagli obiettivi enunciati –, allora rispondono come Monti: TINA!

Ma il centro-sinistra, a partire dal Pd; non cada nella trappola. Non si lasci schiacciare sull’Agenda Monti: essere contro l’Europa delle destre neoliberiste non significa essere contro l’Europa. Il tono generale della proposta Monti è ‘alto’; contiene molte buone cose. Ma sui nodi fondamentali della crisi e dell’Europa, Bersani ma anche altri devono darsi un progetto alternativo (Vendola: non basta dire ‘alternativa’!), e svelare l’inganno di TINA. Altrimenti, fra l’Agenda Monti e una brutta copia, gli italiani sceglieranno l’originale. Neppure bisogna farsi schiacciare sulle posizioni anti capitalistiche, fuori dalla Storia, dei post comunisti, o dei ‘conservatori di sinistra’ denunciati da Monti. Ma il dibattito sulla crisi non riguarda solo gli economisti. A Monti in realtà interessa poco se il PIL scende del 2,4% invece che dello 0,4%, e la disoccupazione viaggia verso il 12%. Monti ha altre priorità: questo distingue una destra da una sinistra. Bersani non può far finta di non accorgersene: tradirebbe la sua Storia, e il suo popolo. 


Ora come non mai, il Pd e gli altri partiti e movimenti sono chiamati ad affermare la loro identità. Per avviare la liberazione dell’Europa dal gruppo di estremisti neoliberisti a la carte che ne ha assunto il controllo, e guidare il paese fuori dalla crisi. Grillo, fra i tanti, non sembra aver capito la lezione che viene dal crollo dell’IDV (dove Di Pietro ancora una volta ha tenuto fuori le intelligenze e gli esperti, determinando un  vuoto progettuale che, a ben vedere, è all’origine della sua implosione). E infatti la sua progressione nei sondaggi sembra arrestarsi, ondeggiare. La gente ha problemi seri, e vuole soluzioni serie. Man mano che si va avanti nella campagna elettorale, questo aspetto conterà sempre di più.