Una sentenza importante perché nell’altro filone d’inchiesta – quello delle prostitute portate a Silvio Berlusconi – Tarantini avrebbe mentito per proteggere l’immagine dell’ex premier, che infatti è indagato, con Valter Lavitola – in un terzo fascicolo – per averlo indotto a mentire. E quindi: Gianpi è credibile? Sì, per il giudice Alessandra Piliego, che condanna Gianpi e Frisullo per associazione per delinquere, turbativa d’asta e abuso d’ufficio, assolti entrambi, invece, dall’accusa di corruzione e millantato credito.
“Nella mia non breve attività politica ed istituzionale – ha detto Frisullo oggi in aula, prima della sentenza – non ho mai preso denaro per favorire qualcuno. Il mio onore è stato infangato e calpestato, gettato nel tritacarne con un’accusa che non lasciava scampo: aver intascato tangenti. Oggi chiedo un atto di riparazione a questa ingiustizia e anche un atto di riparazione per la stessa giustizia”. Difeso dall’avvocato Michele Laforgia, in questo primo grado, incassa almeno un risultato: cade l’accusa di corruzione. Ma resta la più grave: l’associazione per delinquere.
I fatti contestati risalgono al biennio 2007/2009 e la loro costruzione s’incentra – oltre che su alcune intercettazioni telefoniche – sulle testimonianze rese da Tarantini. Gianpi ha dichiarato di aver offerto a Frisullo la compagnia di alcune ragazze, oltre a soldi e vari regali, per ottenere, in cambio, dei vantaggi nell’aggiudicazione di appalti per la sua società (Tarantini per molti anni ha venduto protesi ortopediche alle Asl pugliesi).
Sotto il profilo economico, secondo l’accusa, Frisullo avrebbe ricevuto da Tarantini 12mila euro al mese per circa un anno, ai quali bisogna aggiungere altri 50mila euro. Oltre il denaro, l’imprenditore pugliese avrebbe offerto a Frisullo anche buoni benzina e capi d’abbigliamento, autovetture con autista, servizi di pulizia in ufficio e le prestazioni sessuali di tre ragazze.