L’unico numero certo è quello degli aventi diritto, 392mila come comunicato a suo tempo dall’Inps. Per il resto, il destino degli esodati è rimasto avvolto nel mistero. Anche perché i provvedimenti di salvaguardia sono almeno tre: il decreto del 1 giugno 2012 con cui sono stati “salvati” i primi 65mila; il decreto 5 ottobre 2012 con cui sono state stanziate le risorse per altri 55mila lavoratori; ulteriori 10mila soggetti inseriti nella legge di Stabilità. La quale, però, per la prima volta ha introdotto il criterio del “diritto soggettivo” rispetto a quello del numero indicato ma senza individuare le risorse certe. Sulla carta, quindi, ci sono 130.300 persone tutelate a fronte di un problema che ne tocca almeno il triplo.
Il 24 luglio del 2012 è stato pubblicato sulla Gazzetta ufficiale il primo decreto e gli uffici provinciali dell’Inps hanno tempo fino al 7 gennaio del 2013 per individuare gli aventi diritto. Questo è un punto fermo, ma i comitati degli esodati lamentano almeno due problemi rimasti irrisolti. Il primo riguarda l’individuazione dei 65mila per cui è prevista la salvaguardia e che è stato affidato alle Direzioni territoriali del lavoro (Dtl) che hanno istituito un’apposita commissione composta da due funzionari Dtl e un funzionario dell’Inps. Come sta avvenendo l’identificazione degli aventi diritto tra quanti hanno presentato istanza per l’accesso ai benefici di salvaguardia? I comitati denunciano scarsa trasparenza del procedimento e invitano Dtl e Inps a fare chiarezza. Anche perché, dovendo “salvaguardare” solo i primi 65 mila, la lista delle priorità è quanto mai delicata.
Il secondo problema è il numero delle domande. Le istanze giunte finora, infatti, e che riguardano alcune categorie di lavoratori (lavoratori esonerati, genitori di disabili, esodati con accordi individuali o collettivi) sono circa il triplo rispetto ai numeri preventivati. Il numero è coerente con i dati complessivi di un terzo di salvaguardati rispetto al totale dei possibili aventi diritto. Per quanto riguarda il decreto del 5 ottobre, quello dei 55mila, invece, gli esodati lamentano la mancata emanazione del decreto ministeriale necessario all’avvio della procedura di salvaguardia. Il 5 dicembre, intervenendo alla Camera, il viceministro Michel Martone aveva assicurato che il decreto sarebbe stato pronto in tempo utile per rispettare la scadenza del 31 dicembre, ma fino a venerdì scorso non era accaduto nulla. La deputata del Pd, Lucia Codurelli, ha trasformato l’interrogazione parlamentare in interrogazione scritta, sperando di avere una risposta certa. La mancata pubblicazione ha conseguenze rilevanti ai fini del diritto perché i tempi, in questa vicenda, sono decisivi.
La legge di Stabilità è, infine, l’ultimo provvedimento approvato e con la sua votazione il governo Monti ha rassegnato le dimissioni. La legge ha previsto, con le modifiche introdotte dal Pd Cesare Damiano, di stabilire un diritto alla salvaguardia, indipendente dai numeri, per chi ha diritto alla pensione entro il 2014. Ha spostato di sei mesi il termine dell’effettiva cessazione di lavoro – dal 31 dicembre 2011 al 30 giugno 2012 – per gli esodati da accordi individuali sottoscritti entro il 4 dicembre 2011; ha spostato di altri tre mesi, al 30 settembre 2012, la data di effettiva cessazione per i lavoratori in mobilità. Sul piano delle risorse, invece, è stato istituito un fondo nel quale confluiranno le eventuali eccedenze messe a bilancio per gli esodati e non utilizzate. Un modo per sancire un diritto in assenza di risorse che, di fatto, si affida alla buona sorte.
La vicenda degli esodati, alla luce dei fatti, non è ancora risolta. Se le leggi approvate andranno a buon fine – e come abbiamo visto, la parte attuativa è molto complessa e burocraticamente rallentata – avranno tutelato 130mila persone a fronte dei 392mila aventi diritto stimati dall’Inps . Per quanto riguarda, poi, i provvedimenti già adottati, l’individuazione delle risorse è molto aleatoria. Nel fondo della Legge di Stabilità ci sono 36 milioni per il 2013 ma solo per gli ultimi 10.300 “salvati” dalla Stabilità il costo è quantificato in 554 milioni dal 2013 al 2020. Il governo Monti ha creato un guaio che il prossimo governo dovrà risolvere. Sembra che ne abbia voglia o ne sia capace.
da Il Fatto Quotidiano del 24 dicembre 2012