Dopo la tregua di Natale, fuoco di fila contro il professore, visto come il vero avversario della campagna elettorale. In campo i grandi dichiaratori, dai due capigruppo a Capezzone e Rotondi. La strategia punta sulla presunta "illegittimità" del suo impegno politico e sulle tasse imposte dal suo governo, a partire dall'Imu
La tregua è durata giusto il giorno di Natale. Già dalla mattinata di Santo Stefano, si scatena il fuoco berlusconiano contro Mario Monti, visto ormai come il vero avversario nella corsa elettorale. “Ci troviamo già oggi di fronte a un vulnus politico e istituzionale e a una forzatura”, scrive in una nota Fabrizio Cicchitto, capogruppo uscente del Pdl alla Camera. Vulnus che “diventerebbe lacerante qualora Monti sviluppasse una campagna elettorale alla guida di uno schieramento centrista – ovviamente contro il Pdl – e la facesse utilizzando la carica di Presidente del Consiglio alla quale è stato nominato proprio con il concorso dello stesso Pdl”. E subito si accodano Alfano, Gasparri, Capezzone, Rotondi, Matteoli, con dichiarazioni che fanno intravedere il canovaccio della campagna elettorale contro l’ex rettore della Bocconi, non candidato formalmente ma “a disposizione” di chi sosterrà la sua agenda. Una campagna giocata soprattutto sulla presunta “illegittimità” dell’impegno politico di Monti e sulle tasse introdotte, a partire dall’Imu.
Cicchitto spiega in dettaglio che cosa – secondo lui – il professore poteva e non poteva fare in occasione della conferenza stampa del 23 dicembre: “Invece di fare – come era insieme un suo diritto e un suo dovere – un bilancio della attività di un governo nato e durato solo perché nel novembre del 2011 il presidente Berlusconi – anziché provocare una crisi politica generale con conseguenti elezioni – gli ha dato via libera per un esecutivo tecnico, il presidente Monti ha utilizzato la tribuna di Palazzo Chigi non solo per attaccare proprio il Pdl, Berlusconi e Alfano, ma addirittura per lanciare la sua ascesa-discesa, che dir si voglia, in politica”.
Il capogruppo torna anche sulla questione Ppe, sulla quale Silvio Berlusconi è stato già sbugiardato in tempo reale dal presidente Wielfred Martens, durante la registrazione di Porta a porta. “Monti si è recato a Bruxelles alla riunione dei leader dei partiti del Ppe e lì Berlusconi, nel consenso generale, lo ha pregato di assumere la guida dello schieramento di centrodestra. Una volta tornato in Italia, Monti non ha affatto dato seguito a quella prospettiva, ma anzi l’ha rovesciata”. Da qui l’accusa a Monti di “spericolato esercizio di trasformismo”.
Più lapidario il segretario Angelino Alfano, che su Facebook scrive: ”Agenda Monti, un’agenda, tre certezze: Imu, patrimoniale, più Iva. Verificare per credere”. Maurizio Gasparri, capogruppo uscente al Senato, giudica “riprovevole” l’impegno politico del professore e ne chiede addirittura l’allontanamento dal governo che, dimissionario, resterà in carica per l’ordinaria amministrazione fino al giuramento de prossimo. “Monti viene meno a una posizione di terzietà e delegittima la sua presenza a Palazzo Chigi”, afferma Gasparri, “che diventa funzionale a manovre interne ed esterne che, al di là di propositi e agende, sono di fatto funzionali alla sinistra. La sua permanenza alla guida del governo è ormai un problema, che deve essere valutato anche ai massimi livelli istituzionali”. E anche lui si scaglia contro l’Imu, “una vera patrimoniale che ha saccheggiato milioni di famiglie”.
Contro il professore si fanno sentire i grandi dichiaratori del Pdl. Dopo Cicchitto e Gasparri, il portavoce del partito Daniele Capezzone, già protagonista di un clamoroso voltafaccia dopo l’apparizione di Berlusconi a Porta a porta. ”Anziché discutere di formule verbali e retoriche (si scende o si sale in politica) o degli autori palesi oppure occulti dell’agenda Monti, è venuto il momento di esaminare il cuore della proposta politica di Mario Monti, e di capire quali effetti determinerebbe sulla nostra economia, già gravata da un carico fiscale troppo pesante”, afferma Capezzone. “Il punto centrale è che l’agenda Monti peggiorerebbe la situazione fiscale: conferma dell’Imu, aumento dell’Iva, e in aggiunta una patrimoniale”.
Non poteva mancare l’ex ministro Gianfranco Rotondi, altro berlusconiano inossidabile, che si affida a Twitter: ”Monti non ha salvato l’Italia, ha solo raccolto i meriti di quattro anni di lavoro di Berlusconi e Tremonti. Presto si saprà come davvero è caduto il governo Berlusconi”. Mentre per la pasionaria del Cavaliere, Anna Maria Bernini, “le frasi con cui Monti sta preparando la sua discesa in campo sono pura propaganda. E’ sconcertante che si presenti come uomo della provvidenza dopo avere portato il Paese in recessione, attribuendo tutti i meriti a sé e tutti i disastri agli altri, e che lo faccia proprio al termine di un giorno di Natale, reso per gli italiani più triste e più povero dal pagamento dell’Imu che il suo governo ha introdotto”.
Un altro filone consiste nel contestare la “novità” di Monti. E’ la tesi del senatore Pdl Lucio Malan, che in una nota afferma: “Ci si attarda sul ‘salire’ usato da Monti per descrivere il suo presunto ingresso in politica, ma la verità è che Monti è in politica da 18 anni”. Infatti il professore è stato “commissario della Ue per dieci anni, presidente del Consiglio per più di un anno, ministro dell’economia per parecchi mesi: non si è reso conto che questi sono incarichi politici? O forse pensava di rivestirli per conto delle banche di cui ha continuato ad essere consulente-consigliori?”. Dunque è “già abbastanza sleale fare campagna elettorale approfittando di un ruolo avuto come super partes. Il professore ci risparmi almeno l’ipocrisia di spacciarsi per estraneo alla politica in cui guazza da decenni, e ai massimi livelli”. Curiosamente, il Monti di cui parlano gli esponenti del Pdl è lo stesso a cui fino a pochi giorni fa Silvio Berlusconi offriva la guida dei moderati italiani.
Voci e toni molto simili alle campagne elettorali già viste nel 2008 e nel 2006, se non addirittura del 2001, anche se il bersaglio è diverso. Tutto uguale, allora? Non proprio, perché si fanno avanti anche gli ex del Pdl ora attratti da Monti. E a parlare per loro è Isabella Bertolini, in passato feroce e irriducibile dichiaratrice pro-Cavaliere. “L’Agenda e il metodo Monti testimoniano un salto di qualità della politica italiana. Venticinque pagine di proposte per la crescita del Paese che mettono al centro della prossima campagna elettorale un programma di cose da fare”, afferma a nome di Italia Libera, gruppo composto da 11 deputati ex Pdl. Che auspica una rivoluzione “copernicana per chi è abituato solo alla logorante e improduttiva sfida tra berlusconiani e antiberlusconiani, o alle dispute ideologiche a sinistra. Un progetto che, per avere successo elettorale e politico, deve anche conquistare quegli elettori moderati che in questi anni hanno dato fiducia al Pdl. Le proposte contenute nell’agenda Monti devono andare oltre i confini degli attuali partiti”.