Il Natale peggiore del dopoguerra o quasi. Allora c’era la speranza della resurrezione, dalle macerie. C’era una coesione sociale che ha cementato un popolo, creando solidarietà, alimentando creatività, ingenerando percorsi virtuosi. Oggi c’è solo desolazione, disperazione e l’Agenda Monti che ammorba il dibattito politico, già insulso di suo. La rassegnazione del baratro.
Pensavamo di averle viste già tutte. Un ventennio di democrazia di plastica imposta dall’uomo di Arcore per salvare i propri interessi con la compiacenza affaristica di un centrosinistra inamovibile nei volti e nella pochezza delle idee. Pensavamo che fosse bastata l’esperienza di un sistema diffuso di illegalità mascherata dalla legalità di Stato, contraddistinta dalle decine di leggi ad personam, dalla agevolazione di ogni evasione e di ogni illecito finanziario. Pensavamo che vent’anni di regime televisivo avessero creato gli anticorpi e invece, d’un botto, siamo tornati indietro.
Pensavamo che il berlusconismo fosse stato il peggio di questa Italietta svenduta per pochi spiccioli. E invece ci dobbiamo ricredere, perché come recita il proverbio “al peggio non c’è mai fine”: abbiamo avuto un anno di Montismo. Era apparso come la Madonna recitando il verbo “rigore, equità e sviluppo”, in favore soprattutto dei “giovani e delle donne”, promettendo che non avrebbe continuato a fare politica. Non ha mantenuto nulla di tutto ciò. Una Madonna ingannevole, quanto meno bugiarda.
Non c’è stato nemmeno il “rigore” perché va applicato ovunque, mentre egli l’ha prescritto (al pari di una supposta, all’arsenico) solo alla classe media. Ha risparmiato putacaso l’intero ceto politico, gli interessi del Vaticano, delle banche e dei grandi gruppi di potere. Che anzi ne escono ben rafforzati. E non è populismo ma realismo.
Quanto all’equità ho il sospetto che abbiamo tutti capito male. Ha in realtà detto “pediss-equità”, intendendo egli imitare passivamente il predecessore ma aggiungendo il suo tocchetto, quello di rafforzare gli interessi forti. Lo sviluppo è confermato da dati negativi ufficiali su ogni fronte: Pil, debito pubblico, potere d’acquisto, disoccupazione. Dati che offrono un inviluppo, pari all’involucro rimasto del Paese e della società. L’involucro offre però fiducia alla Germania e ad altri paesi quanto al pagamento del nostro debito da loro detenuto. Forse è per questo che lo spread sta calando. Pagheremo il debito ma il debitore è morto per consunzione. Il becchino tecnico aprirà un’agenzia di pompe funebri.
Il Joker sorridente è stato sostituito dall’arzillo professorale che arma le supposte e l’olio di ricino perché altrimenti il paziente muore. Ma mentre uccide realmente il paziente con le sue medicine, occhialuto gli infonde la fiducia che lo sta salvando. Ma la consunzione aumenta. L’abisso tra il prima e il dopo ha reso credibile il bocconiano, chiamato al capezzale dal napolitano. Il quale ultimo si è auto attribuito poteri extracostituzionali.
Il regime dell’olio di ricino, paradossalmente reso possibile dal regno del buffone e legittimato dal monarca garante.
La parodia della democrazia che vuole sostituirsi definitivamente alla democrazia, ora a tambur battente, con i centristi che sbucano da ogni dove perché in Italia essere moderati (ossia il nulla, come ogni intervento di Casini, laddove mai nulla dice) paga. E dunque eccoli tutti stringersi alla corte di Monti per consentirgli di regnare per altri cinque anni e finire il disastro che ha abbondantemente abbozzato.
Giova forse ricordare come Monti nei primi tre mesi avrebbe potuto (e dovuto) fare le cose più preziose: tagliare la vera spesa parassitaria, dimezzare il costo della politica ed eliminare i privilegi del Vaticano e delle banche (diciamo una decina di miliardi); riformare la giustizia ed il fisco (diciamo, in termini di Pil e di fiducia all’estero un’altra decina di miliardi); tagliare il costo del lavoro (vero volano dello sviluppo, insieme alla riduzione del prelievo fiscale). Invece stranamente ha rigirato la classe media.
Con lui abbiamo e avremo solo diseguaglianze, sospensione dei diritti e della democrazia, concentrazione del potere nelle mani di pochi.
Si definisce illiberale ma non conservatore. Non è liberale ma anzi, è profondamente illiberale. Il liberalismo infatti pone limiti al potere e all’intervento dello Stato, al fine di proteggere i diritti naturali, i diritti di libertà e promuovere l’autonomia creativa dell’individuo. Cosa c’è di liberale nel Montismo?
E non è certamente conservatore perché non si limita a conservare ma vuole rafforzare i poteri forti.
Per il bene di tutti è necessario liberarsene, definitivamente.