Dopo la "salita" in politica, il professore è il momento della strategia elettorale. Non sarà facile riunire i politici di Udc e Fli con la "società civile" di Montezemolo e Riccardi, ma la legge elettorale consiglia di farlo, almeno al Senato. Il professore vorrebbe avere l'ultima parola sui nomi degli aspiranti parlamentari, ma i partiti non molleranno facilmente
Tra le mani di Mario Monti ci sarebbe un sondaggio riservato che dà la sua lista tra il 19 e il 21% dei consensi alle elezioni politiche. Lo scrive Repubblica e non c’è modo di verificare l’attendibilità del risultato, nettamente superiore ai numeri circolati nei giorni scorsi, tra il 10 e il 15%. Numeri che peraltro avrebbero avuto il loro peso nel convincere il presidente del consiglio uscente a una “salita” in campo soft, senza un impegno troppo diretto nella campagna elettorale.
Comunque sia, la decisione sulla lista “in suo nome”, e in sostegno della sua “Agenda”, è il prossimo passo che Monti deve affrontare. Le ultime indiscrezioni lo danno favorevole a una lista unica piuttosto che a più liste che separino le varie anime: quella più strettamente politica di Udc e Fli e quella più aperta alla società civile, cioè Verso la Terza Repubblica, capitanata da Montezemolo e dal ministro Riccardi. Anime che non amerebbero mescolarsi sotto un unico simbolo. La scelta dovrà tener conto della legge elettorale, che al Senato – dove Monti ha garantito il seggio di senatore a vita – prevede per esempio la soglia di sbarramento all’8%, che rende consigliabile l’opzione lista unica.
C’è poi il tema centrale delle candidature per le Camere, sul quale Monti vorrebbe avere l’ultima parola, cosa più semplice in caso di lista unica ispirata al suo nome. Ma certo non sarà facile frenare le ambizioni elettorali che albergano nel partito di Casini e in Fli, ma anche tra gli ex Pdl in corsa verso il centro. Tutti restii a delegare in toto le scelte al professore.
Ma certo che dal fronte dei partiti potrebbero venire nomi indigesti per il professore, che dedica una parte consistente della sua “Agenda” alla lotta alla corruzione, all’obbligo di trasparenza di partiti ed esponenti politici, alla riduzione di fondi e finanziamenti. Il partito di Casini, fa notare ancora Repubblica, potrebbe trovarsi costretto a rinunciare a molti signori delle preferenze come Luciano Ciocchetti (vicepresidente del consiglio regionale del Lazio sciolto per il caso Fiorito), il campano Pasquale Sommese, il calabrese Mario Tassone, tutti navigatori di lungo corso di quella politica che Monti ha promesso di rivoluzionare.
Sul fronte ex Pdl hanno già ufficializzato il loro passaggio alla futura lista Monti l’ex sottosegretario aennino Alfredo Mantovano e il giuslavorista in uscita dal Pd Pietro Ichino, mentre un pezzo grosso transfuga del Pdl Franco Frattini mediterebbe una “lista montiana separata”, scrive il Corriere della Sera. Tentati da Monti anche Beppe Pisanu e Giuliano Cazzola.