Il numero uno del colosso pubblico del nucleare Edf e dell'italiana Edison avrebbe trafugato segreti tecnologici di estrema importanza, compresi codici di calcolo riservati e strumenti di simulazione promettendoli ai cinesi
Che Henri Proglio, alla guida di Edf, il colosso francese dell’energia che controlla anche l’italiana Edison, fosse un manager abile, ma anche senza scrupoli, pur di centrare i suoi obiettivi, era risaputo. Ma stavolta sarebbe andato davvero oltre i limiti: negoziando un contratto con il gruppo cinese Cgnpc, per la costruzione di reattori, avrebbe promesso segreti tecnologici di estrema importanza, compresi codici di calcolo riservati e strumenti di simulazione.
Proglio si trova ormai a Parigi nel mirino di un’inchiesta del ministero delle Finanze: il più influente boiardo di Stato in Francia (Edf è sotto il controllo pubblico), inviso alla sinistra al potere, potrebbe essere fatto fuori prima del 2014, la scadenza del suo mandato. L’episodio è anche la prova di un altro dato di fatto: in forti diffcoltà, l’industria nucleare francese è pronta a tutto pur di vendere i suoi reattori in giro per il mondo.
L’inchiesta in corso è stata rivelata dal settimanale satirico (ma foriero di scoop a ripetizione) Le Canard enchainé, poi confermata da diverse fonti vicino al presidente di Edf. Sotto esame si trova un primo progetto di intesa concluso da Proglio nel novembre 2011 che, come ammesso dalla stessa azienda energetica in un documento trasmesso all’agenzia France Presse, “comportava il trasferimento di una parte delle tecnologie nucleari ai cinesi per permettere loro di costruire più rapidamente le centrali”, in maniera autonoma, senza il controllo costante dei partner francesi. Ulteriore aggravante: l’accordo veniva concluso da Edf, senza il coinvolgimento dell’altro colosso nucleare francese, Areva, con il quale dovrebbe in teoria lavorare in tandem (è Areva il fornitore delle tecnologie di costruzione, Edf dovrebbe limitarsi alla gestione degli impianti). Fra i due, comunque, non sono nuove scaramucce di questo genere.
L’intesa incriminata, in realtà, venne bloccata dall’allora governo in carica, quello del premier François Fillon, per di più di destra, l’area politica di riferimento di Proglio. Anche quell’Esecutivo la giudicò troppo spregiudicata. E alla fine un accordo con i cinesi della Cgnpc è stato concluso il mese scorso, ma con condizioni diverse e con il coinvolgimento pure di Areva. Il primo progetto, però, non è stato dimenticato. Gli ispettori delle Finanze vogliono trovare una risposta a una serie di domande: Proglio ha agito con troppa libertà e contro gli interessi dello Stato? E ha fatto promesse eccessive ai cinesi senza chiedere le necessarie contropartite?
Al di là delle responsabilità effettive, è evidente che i socialisti, al potere in Francia dopo l’elezione di François Hollande alla Presidenza, vogliono fare fuori il più influente manager dell’industria di Stato a essere ancora retaggio dell’epoca passata. Proglio, 63 anni, figlio di fruttivendoli di origini piemontesi, che vendevano sul porto di Antibes, ha percorso in ascesa la scala sociale, grazie ai suoi brillanti studi nella grandes écoles. E poi alla capacità di districarsi in quel tipico mondo francese delle partecipazioni pubbliche, sospeso fra business e politica.
Tendenzialmente vicino alla destra, nell’ultima fase della sua carriera Proglio ha avuto come padrino Nicolas Sarkozy, suo amico fraterno, che proprio nel 2009 lo collocò ai vertici di Edf, il più grande gestore di reattori nucleari (54 in tutto) al mondo. Ma perché l’ultimo passo falso? La volontà, se confermata, di cedere ai “nemici” addirittura i segreti del settore, dove la Francia si mantiene all’avanguardia? Il tutto è da mettere in relazione alle difficoltà del gruppo e del nucleare in generale, nella fase post-Fukushima. Già in precedenza indebitato in misura eccessiva, Edf, dopo la tragedia giapponese, ha visto crollare gli ordinativi.
In più i suoi progetti di reattori all’avanguardia, di terza generazione (Epr), vedono i costi gonfiare a dismisura e i tempi di consegna allungarsi. In particolare quello di Flamanville, in Normandia, al quale Enel partecipava con il controllo del 13,5% del progetto. Proprio per le ultime difficoltà, la società pubblica italiana ha da poco deciso di uscire dal progetto. In questo scenario davvero poco incoraggiante, l’unico grande Paese al mondo che continua a investire nel nucleare è la Cina. Non è un caso che Proglio abbia fatto di tutto per non lasciarsi sfuggire quei preziosi clienti.
Ancora stamani, in un’intervista al quotidiano Le Parisien, Hervé Machenaud, direttore della produzione di Edf e numero due del gruppo, ha sottolineato che anche su quel primo progetto di accordo ora contestato c’era stato un iniziale via libera dell’Esecutivo allora in carica. Ma, soprattutto, il manager ha ammesso che “le attuali critiche non determinano un contesto psicologico favorevole con i nostri partner cinesi”. Quel business è imperdibile per l’atomo made in France. A tutti i costi.