Dicono che i giornalisti dovrebbero prendere distanza da partiti e politici.
Hanno ragione.
Ci sono però eccezioni che riguardano persone che non appartengono ad una testata, e che proprio in funzione del loro ruolo di “narratori” del contemporaneo vengono scelti dai direttori e i capo redattori dei giornali per fare “altro”. Per raccontare, per esempio, cose che forse chi ha passato la vita all’interno di un contesto più organizzato non ha avuto modo di respirare.
E infatti queste persone, che sono sempre più numerose e che posso dire mi somiglino, spesso respirano ciò accade nell’area sottostante la “comunicazione tradizionale“.
Ovvero – abbiamo – la possibilità di vedere e conoscere prima, o sul nascere, o forse certi aspetti minori che la maggior parte dei media raccontano con disinvoltura ma in modo un po’ stereotipato. Oppure, che non raccontano proprio perché non sufficientemente influenti.
Così a me è accaduto con Anna Puccio. Che conosco da dieci anni nel suo ruolo prima di managing director, e poi di donna della società civile impegnata nella politica della sua città.
In queste giornate in cui si candida alle primarie del Pd per poter far parte dell’arco parlamentare, dunque, mi vorrei sbilanciare in suo favore. Complice di una storia vissuta a braccetto, in vari momenti della vita: sia durante la mia professione di manager editoriale in Telecom, sia negli anni in cui faticosamente costruivo la casa di produzione “Non Chiederci La Parola”.
Anna è stata la prima persona che mi ha detto: “se vuoi creare una nuova realtà video, ce la farai”.
Ora, io non so se davvero ce l’ho fatta, ma quella frase, nei momenti difficili, me la sono ricordata, e ripetuta, interiormente, fino a convincermene. Perché Anna è una persona per cui il coraggio non è uno slogan. E che ove ha potuto ha realizzato i propri sogni.
E tuttavia mai a scapito di altri. Mai sulla pelle degli altri. Mai eludendo i principi e l’etica che la contraddistinguono.
Anna è una donna che ha gestito potere, e che sa cosa significa stare a contatto, ogni giorno, con mondi che si relazionano a te solo in base a quello che rappresenti, e non quello che sei. Ciononostante Anna non ti giudicherà mai per il tuo ruolo, o per l’interesse che puoi , anche laddove esistevano, ed esistono, mercati chiusi ed autoreferenziali che non ti permettono di partecipare in modo trasparente alla costruzione del mondo culturale, oltre che del lavoro.
Ecco, visto che dopo anni di attività di backstage Anna ha deciso di partecipare, mi sono sentita di partecipare anche io, con lei. E di raccontarvi un poco della sua, e della mia vita. Perché questo non è un pezzo giornalistico, ma un racconto di amicizia e di stima. Dichiaratamente, di parte.