“Amaia Egaña, consigliera socialista dei Paesi Baschi, 53 anni, si è suicidata quando la commissione giuridica si presentò a casa sua alle 9:20 del mattino. Aprì la porta ai rappresentanti della legge che erano lì per sfrattarla, salì su una sedia e si lanciò dalla finestra” (Sintesi della notizia apparsa sui media spagnoli il 9-11-12)
Stiamo per chiudere un annus horribilis in Spagna, a causa della crisi economica. Non voglio entrare nel merito delle cause di questa tetra situazione – giacché se ne è parlato a sufficienza-, ne fare l’elenco dei responsabili che non hanno pagato per i loro atti. Mi sembra più dignitoso far riferimento a le migliaia di famiglie che questo Natale non hanno un tetto sotto il quale festeggiare niente. Gente che è diventata dalla sera alla mattina un “clochard” per essere incappata nella spirale fraudolenta dei mutui.
La crisi ha provocato l’aumento degli sfratti da case e locali di famiglie che, fino a poco tempo fa, vivevano senza difficoltà economiche. Secondo l’Istituto Nazionale di Statistica (Ine), solo nel corso di questo 2012, sono già 300.000 le persone sfrattate. Il 45% sono rimaste senza tetto dopo aver perso il lavoro e non possono continuare a pagare il mutuo. L’età media si aggira intorno ai 42 anni. Ma la cifra che offre la dimensione reale della gravità del caso sono i 500 sfratti coatti al giorno. Questo dramma civico, che è iniziato nel 2008, è costante e non si riesce a risolvere.
Tanto che, dal 2013, l’Ine pubblicherà, ogni tre mesi, statistiche sugli sfratti. Prima d’ora non aveva mai dovuto farlo. Gli ultimi dati ufficiali che aveva erano del 2004. La congiuntura è talmente particolare che il governo è dovuto ricorrere all’informazione raccolta dalla Plataforma ciudadana de Afectados por las Hipotecas, Piattaforma cittadina delle Vittime dei Mutui (Pah). Secondo questa base dati aggiornata, il mese di ottobre si è registrata in Spagna la cifra record di 532 sfratti al giorno. Circa l’80% di questi hanno riguardato famiglie con figli minorenni.
La Pah sta svolgendo un ruolo importantissimo in questa odissea, mobilitando avvocati, legislatori, politici, banchieri, affinché trovino la soluzione al conflitto. Inoltre, dallo scorso mese di aprile, si raccolgono firme attraverso una Iniziativa Legiferante Popolare (Ilp) con l’obiettivo di regolare il pagamento con effetti retroattivi, vale a dire, che si saldi il debito con la restituzione della casa. In questo modo le migliaia di famiglie che ora sono condannate a essere debitrici a vita a causa della Legge ipotecaria spagnola, abbiano una seconda opportunità. Il tempo limite scade il 25 gennaio e dovranno presentare 500mila firme a favore di questa riforma.
Finale triste
Le conseguenze per le vittime che questa legge sta ingurgitando sono mortali, nel vero senso della parola. La Legge ipotecaria sui Mutui è una delle più rigide d’Europa. Secondo il giornale Gara in Italia il sistema giuridico è uguale al nostro ma un decreto legge del 2008 ha sospeso gli sfratti alle famiglie che avessero entrate inferiori ai 27mila euro l’anno. D’altra parte, le banche italiane non sono state tanto generose nel concedere mutui come quelle spagnole, né il boom immobiliare è stato tanto esagerato come in Spagna.
Il caso vuole che…dall’inizio della crisi, questo 2012 possiamo lamentare vari suicidi legati agli sfratti. La situazione non merita eufemismi e alcuni media si sono spinti a rispolverare la parola “suicidio”, proibita fino a poco tempo fa nella maggior parte dei manuali di stile di molte rotative.
Uno dei casi più discussi, solo un mese fa, è stato quello dell’ex consigliera socialista Amaia Egaña, ma non è stato l’unico. Il presidente del Tribunale Supremo e del Consiglio Generale del Potere Giuridico (CGPJ), Gonzalo Moliner, ha definito un “autentico conflitto sociale” il dramma degli sfratti.
Il governo sembra che voglia prendere delle misure, ma dopo le buone parole e le eterne speranze dei cittadini tutto resta uguale. Si è proposta una riforma della legge; inistere con banche e casse di risparmio affinché blocchino tutti i procedimenti di sfratto fino alla nuova regolamentazione; e, alcuni politici si sono spinti a sollecitare che si chieda scusa alle famiglie vittime di sfratti. Ma passano i mesi…e non si fa niente.
“Gli incontri tra i leader politici sono soltanto una messa in scena” ha detto recentemente Ada Colau, attivista e portavoce della Pah. “Il governo è ostaggio dei grandi interessi economici e degli istituti finanziari. Non può essere parte in causa nelle decisioni”. Colau, che è in contatto diretto con gli sfrattati, ha mostrato la parte più fragile della questione: “I minorenni figli di queste famiglie soffrono doppiamente: oltre alla perdita della casa, devono sopportare la tensione e il dramma familiare”.
Una settimana fa, la portavoce della Pah ha partecipato ad una chat con domande dei cittadini, in cui ha chiarito che “la società civile sta facendo ciò che il governo non fa”. Un’utente. Maria, le ha domandato: “Come e perché non si portano le banche in tribunale (come in Islanda), quando non tengono fede alle loro promesse, e invece lo si fa con i cittadini che fanno lo stesso? C’è un modo per fermare, anche se temporaneamente, la spirale di indebitamento che generano gli interessi di prestito quando un disoccupato senza reddito è incapace di far fronte al pagamento del mutuo?
Ada Colau ha risposto: “Sono totalmente d’accordo. Come in Islanda, presto o tardi bisognerà processare i colpevoli di questa truffa. Non mi stancherò di ripeterlo: l’impunità è incompatibile con la democrazia”.
(Traduzione dallo spagnolo di Alessia Grossi)