Quattro anni al preside del Convitto nazionale Livio Bearzi, assoluzione per l’altro imputato, il dirigente provinciale Paolo Mazzotta. Questa la sentenza pronunciata alle 22 dal giudice Giuseppe Grieco nell’ambito del processo per il crollo del Convitto de L’Aquila nella notte del terremoto del 6 aprile 2009 e in cui persero la vita tre minorenni. Al momento del pronunciamento del giudice l’imputato assolto Mazzotta è scoppiato in lacrime abbracciando il padre Antonio, avvocato che lo ha difeso nel corso del procedimento.

I pm Fabio Picuti e Roberta D’Avolio avevano chiesto la condanna a quattro anni di reclusione per entrambi gli imputati. Secondo l’accusa, il preside non evacuò l’edificio dopo la scossa precedente a quella tragica delle 3 e 32 della notte tra il 5 e il 6 aprile 2009. Il giudice ha condannato Bearzi anche all’interdizione per cinque anni dai pubblici uffici oltre al pagamento delle parti civili disponendo una provvisionale di 200 mila euro. Il preside e il dirigente della Provincia (ente che gestisce alcune strutture scolastiche) erano imputati di omicidio colposo e lesioni colpose. Il preside non avrebbe mai sottoposto la vecchia struttura ai restauri. Inoltre non sarebbe mai stato redatto un piano per la sicurezza. A Mazzotta erano mosse contestazioni simili. Tra le accuse al preside la mancata evacuazione dell’edificio realizzato oltre un secolo fa. Nel crollo rimasero uccisi Luigi Cellini, 15 anni, di Trasacco (L’Aquila) e due stranieri, Ondreiy Nouzovsky (17) e Marta Zelena (16). Atri due ragazzi rimasero feriti. 

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