Gli animali, le piante, le rocce non si possono difendere. Magari si vendicano delle malefatte degli uomini, questo sì, ma non possono citarli in tribunale per le stesse.
Falso! Da qualche anno a questa parte, si sta sviluppando un movimento teso ad affermare i diritti dei non-umani, e i risultati cominciano a vedersi.
Negli Stati Uniti sono già una dozzina le comunità che hanno adottato provvedimenti che affermano esistere diritti inalienabili della Natura, così come esistono per gli uomini. E tutto nacque dall’esperienza della cittadina di Shapleigh, nel Maine, che nel 2009 votò un’ordinanza per proteggere le falde acquifere dalla multinazionale Nestlé. Ma badate bene che qui non si parla di tutelare la comunità dal possibile inquinamento o depauperamento, ma dell’uomo che si fa carico di difendere chi/cosa non può materialmente difendersi. Quindi un cambio di prospettiva, non più antropocentrico, ma olistico. Nel segno che tutti su questa Terra hanno diritti, ed avendo diritti, devono poterli difendere.
E già ci sono dei legali che si sono uniti per creare un fondo volto proprio alla tutela dei diritti dell’ambiente. Si chiama CELDF – Community Environmental Legal Defense Fund – ed ha, tra l’altro, elaborato il testo del referendum popolare che è stato votato a larga maggioranza in Ecuador il 28 settembre 2008, referendum che ha sancito per la prima volta a livello costituzionale in una nazione i diritti della natura: “la natura ha il diritto di esistere, persistere, mantenersi, rigenerarsi attraverso i propri cicli vitali, la propria struttura, le proprie funzione e i propri processi evolutivi”.
L’ultimo riconoscimento in tal senso il mese di settembre scorso in Nuova Zelanda, dove la comunità di indigeni Whanganui iwi ha chiesto e ottenuto dal governo centrale che al loro fiume, Whanganui River, venisse riconosciuto lo status di persona giuridica, con diritti legali e addirittura la possibilità di essere rappresentato da un avvocato, come un qualsiasi cittadino o una qualsiasi impresa.
Insomma, il Wild Law (termine coniato da Cormac Cullinan, avvocato di Cape Town) si sta facendo strada.
Certo, fa un po’ specie parlare di un diritto della natura in un periodo storico in cui il capitalismo, vedendo affondare la propria nave, sta addirittura disconoscendo i diritti agli esseri umani. Ma, in fondo, come ricorda Bakunin “la rivoluzione è sempre per tre quarti fantasia e per un quarto realtà.”