Anche con il decreto che dimezza il numero minimo per le liste, ma i candidati del Movimento si sono preparati al peggio: "Siamo tranquilli, non abbiamo paura". Servono sforzi in Molise e Lazio, più difficile è il caso delle circoscrizioni estere
Banchetti, telefonate e iniziative di piazza. Il tempo stringe e ogni mezzo è lecito nella corsa contro il tempo degli attivisti del Movimento Cinque Stelle, che cercano di raccogliere le firme necessarie per le prossime elezioni politiche. E se dal blog Beppe Grillo preferisce ostentare prudenza, i militanti rispondono compatti e sereni, ribadendo la loro tranquillità: “Ce la faremo” rispondono in coro. La mobilitazione, partita a metà dicembre con i Firma Day, sta dando i suoi frutti, anche se restano alcuni ostacoli. Il sud è la zona più critica secondo le prime previsioni, anche se il “massacro tour” di Grillo ha contribuito a far ottenere una partecipazione inaspettata. A richiedere ancora uno sforzo sono le regioni del Molise e del Lazio, che continuano con un piano serratissimo di banchetti fino alla fine dell’anno. In affanno invece le quattro circoscrizioni estere, dove le difficoltà sono pratiche prima ancora che teoriche. Se l’Europa infatti viaggia su buoni numeri, molto più difficile è il caso di Africa e Asia, America del Sud e America del Nord, a tal punto che alcuni tra gli attivisti del nord Italia stanno valutando l’ipotesi di partire in spedizione per dare un mano oltre confine.
Chi invece dorme sonni tranquilli sono i militanti dell’Emilia Romagna, del Piemonte e della Lombardia, serbatoi di consensi per i Cinque Stelle. Qui il numero di firme (circa 8000 per ogni circoscrizione) è stato raccolto e ampiamente superato. Buono il risultato di Campania e Puglia: qui gli attivisti sono già arrivati al traguardo che si erano fissati. Sorprende la Calabria, regione dove ancora Grillo non ha piazzato alcun consigliere. Stando alle stime fornite dagli attivisti, le sottoscrizioni sono state raccolte senza problemi.
Intanto già oggi potrebbe arrivare l’approvazione del decreto taglia firme che dovrebbe dimezzare il numero minimo. Una buon aiuto, considerando che si passerebbe da 120mila a 60mila. Nel frattempo i candidati si sono preparati al peggio, tenendo presente il numero più alto così da non avere brutte sorprese. Si aspetta con il fiato sospeso, anche se, come racconta Roberto Fico, capolista del Movimento in Campania, “è uno scandalo che, a pochi giorni dalla consegna ancora non sappiamo quante sono esattamente le firme da consegnare. Noi siamo tranquilli, la cifra è già stata raccolta ipotizzando il massimo, quindi non abbiamo paura. Continuiamo a fare banchetti per far sentire alla gente che ci siamo”. Uno dei punti più delicati riguarda la certificazione delle firme stesse, che potrebbe creare problemi in Molise, dove sono state raccolte circa la metà della 1500 firme necessarie: “Siamo a buon punto – dice Antonio Federico – più della metà sono state raccolte, ora siamo preoccupati per la fase di certificazione”. Ogni firma infatti, deve essere approvata da un consigliere comunale o regionale o eventualmente da un notaio.
Il tempo è poco e nelle regioni dove la situazione è più delicata si cerca di sfruttare gli ultimi giorni. È proprio il caso del Molise, dove fino a domenica 30 dicembre sono previsti quindici banchetti allestiti in altrettanti centri della regione. La Calabria era l’altra grande incognita, regione senza eletti e che rischiava di vedere una sfida aperta e con pochi risultati. “Siamo sereni – dice la capolista Dalila Nesci – ce l’abbiamo quasi fatta. Abbiamo organizzato raccolte in tutti i centri, non solo i più grandi come Catanzaro o Reggio Calabria, ma anche paesi più piccoli come Tropea. Abbiamo trovato una voglia di partecipazione senza precedenti”. Stessa musica per la Puglia, dove la candidata Barbara Lezzi parla di file ai banchetti e migliaia di persone pronte a firmare per permettere al Movimento Cinque Stelle di presentarsi alle elezioni politiche.
La grande incognita resta quella delle circoscrizioni estere. “I rappresentanti dell’Europa, – racconta Francesco Attademo – stanno cercando di dare una mano alle altre tre circoscrizioni. All’estero bisogna considerare molti più problemi pratici. Ad esempio, in Australia un ragazzo ha percorso 200 km solo per andare a portare i moduli per la raccolta firme in consolato”. Ostacoli pratici che rischiano di rendere la raccolta una sfida impossibile. 100 circa le firme già in possesso per l’area di Africa, Asia, Oceania e Antartide, 50 soltanto per l’America del Nord e un centinaio in America del Sud. Il baluardo minimo sarebbe quello delle 250, anche se i ritorni festivi e i consolati aperti solo in determinate ore potrebbero rendere tutto più complicato. Dall’Italia, l’idea di mandare alcuni rappresentanti del M5S per dare una mano organizzativa, nella speranza che il passaparola e alcuni suggerimenti pratici possano consentire di ottenere il numero necessario. “Al ritorno dalle vacanze – conclude Attademo – dal 2 gennaio fino all’11 cercheremo di lavorare il più possibile. Siamo in contatto tra noi e sono sicuro ce la faremo”.