Giovanni Lo Sciuto, eletto per l'Mpa, ha rinunciato a un posto retribuito in commissione Lavoro per "essere la sentinella per l'intera provincia di Trapani". Ma il suo nome è citato nei rapporti della Dia come socio fondatore di una Srl insieme a sorella e cognato del boss latitante
Meglio fare parte della commissione parlamentare regionale d’inchiesta sulla mafia che andare a sedere sulla poltrona di segretario della commissione parlamentare Formazione e Lavoro. Protagonista di questa scelta è un neo deputato regionale siciliano, il medico castelvetranese Giovanni Lo Sciuto, classe 1963, ex assessore e consigliere provinciale, eletto deputato alle ultime regionali in provincia di Trapani nella lista Mpa – Partito dei Siciliani, che ha deciso di rinunciare al cumulo di indennità per occuparsi di mafia. Una scelta, quella di andare a far parte della commissione antimafia regionale, che lui in poche righe ha anche spiegato: “Cercherò – ha detto – di essere la sentinella alla Regione per l’intera provincia di Trapani e per Castelvetrano in particolare”.
Particolare per particolare il nome dell’on. Lo Sciuto si ritrova però di continuo indicato nei rapporti antimafia della provincia di Trapani. Lo Sciuto era finito anche sotto processo per un giro nel campo del cablaggio. Assolto dall’accusa, il suo legame con il punto di riferimento di quegli affari – l’imprenditore e cavaliere del lavoro Carmelo Patti, patron della Valtur, anche lui di Castelvetrano – ha fatto si che il suo nome tornasse in un rapporto della Dia al Tribunale di Trapani, in occasione della richiesta di sequestro del patrimonio da 5 miliardi di euro dello stesso Patti.
In uno dei passaggi di questo rapporto antimafia si legge: “Lo Sciuto è stato uno dei soci fondatori della Futura calze srl, unitamente, tra gli altri, alla sorella ed al cognato di Matteo Messina Denaro (il boss latitante da 20 anni, ndr) e cioè Giovanna Messina Denaro e Rosario Allegra, ed è stato indicato in un esposto anonimo dell’ottobre del 1998 come uno dei favoreggiatori di Matteo Messina Denaro, perché avrebbe finanziato a mezzo di un conto corrente attestato presso la Banca Commerciale di Castelvetrano, avvalendosi anche della complicità di Michele Alagna (fratello di Francesca Alagna, la compagna del boss latitante ndr)”.
Insomma il rischio che il ruolo di “sentinella” che il neo deputato dice di volere esercitare all’interno della delicata commissione parlamentare possa finire frainteso c’è. Certo è che i rapporti tra Giovanni Lo Sciuto e la famiglia del super boss latitante sono stati tutt’altro che sporadici e casuali. La Finanza a suo tempo trovò titoli di credito intestati a Michele Alagna (del quale Lo Sciuto è stato testimone di nozze) posti a garanzia di conti correnti intestati alla moglie dell’odierno parlamentare e proprio in quell’esposto anonimo del 1998 quel conto corrente veniva indicato come fonte di sostentamento della latitanza di Matteo Messina Denaro.
Riceviamo e pubblichiamo
L’on. Giovanni Lo Sciuto, componente all’ARS delle commissione “Lavoro /Formazione” e prossimo componente della costituenda commissione “Antimafia”, così replica alle notizie riportate sul recente articolo del 28 dicembre scorso, a firma di Rino Giacalone, pubblicato sul “Fatto Quotidiano” e su altri giornali online : “Sono profondamente turbato da quanto riportato dall’estensore dell’articolo. Un tentativo strumentale di intorbidire falsamente il mio attivismo politico. Respingo con forza le affermazioni contenute nell’articolo. Le ritengo oltre modo diffamatorie, inconsistenti e false. Frutto anche di infamanti esposti anonimi che non possono avere nessun riscontro tangibile. Non ho mai fatto parte di società con parenti o affini di Matteo Messina Denaro. Basta solo leggere, con l’attenzione dovuta, gli archivi della camera di commercio e del Tribunale. Aggiungo: non ho mai avuto condanne. E’ difficile per chi fa politica nel nostro territorio, poter lavorare per, e a favore del trionfo delle legalità, se una semplice decisione politica, come quella da me presa, di far parte della commissione antimafia deve scatenare simili reazioni; cosa accadrà quando cercherò di contribuire con fatti tangibili, all’estirpazione del fenomeno mafioso? La lotta alla mafia non è titolo esclusivo di alcuni. La lotta alla mafia appartiene a tutti e si esercita cercando di lavorare tra la gente, nel territorio, ascoltando le difficoltà dei cittadini, le loro istanze, non lasciandoli soli come spesso è accaduto in passato, per evitare che il sistema mafioso possa continuare a proliferare nei gangli della società. L’estirpazione della malavita organizzata non si fa infangando le persone e alimentando la cultura del sospetto. Ci vuole altro. Così si genera solo confusione e nel caos, la mafia prolifera. L’illegalità e la mafia si contrastano anche mettendo la faccia davanti a tante realtà difficili che sanno di difficoltà economiche, di gente che non ha un lavoro e che sull’orlo della disperazione. Con l’impegno concreto di voler contribuire al difficile lavoro della costituenda commissione antimafia dell’ARS, posso assicurare l’estensore dell’articolo che sarò attivamente impegnato, per la legalità e per un territorio che vuole vivere nella speranza di un futuro migliore, senza pagare un prezzo troppo alto per la presenza del boss Messina Denaro. Forse Rino Giacalone non lo sa ma a Castelvetrano, vivono e agiscono tanti imprenditori e cittadini che lavorano onestamente e che spesso chiedono di essere ascoltati per le loro esigenze e nessuno, frequentemente, presta loro attenzione. Ecco perché ritengo ingiuste e fuorvianti le accuse mosse nei miei confronti. Per tali ragioni, mi riservo ogni azione in sede giudiziaria a tutela del mia immagine e della carica che rivesto”.
Segreteria dell’On. Giovanni Lo Sciuto