Alla fine di questo anno più turbolento del solito, causa la crisi che è approdata concretamente sulla bocca di quasi tutti e, parrebbe, anche nei loro portafogli, mi viene da rivolgere un pensiero ai monaci tibetani (ma non solo), che a decine quest’anno si sono immolati per una causa apparentemente persa.
Penso di poter immaginare che molte persone si siano infatti chieste a cosa stanno servendo questi suicidi (temo però che ‘suicidio’ non sia la parola giusta, perché riduttiva). E credo sia una cosa assai ragionevole chiederselo: i cinesi non paiono vacillare in nulla nei loro modi vessatori e l’opinione pubblica occidentale si sente troppo lontana da quei luoghi per potersene far influenzare (cosa che non accade con l’indignazione spesso ordinaria e inerziale – e più politico-ideologica che umana – che viene rivolta metodicamente al più vicino Medio Oriente).
Al riguardo su La Stampa di qualche settimana fa ha scritto un articolo molto bello Enzo Bianchi, giungendo infine a sostenere che quel gesto è un monito e insieme uno stimolo per il popolo a cui gli artefici stessi appartengono: non lasciarsi scoraggiare, non cedere alla prepotenza straniera, mantenere l’orgoglio e l’indipendenza della propria identità. E in tal senso si veniva sottolineando la giustificazione di un qualcosa (il suicidio per l’appunto) che la chiesa da sempre non tollera, proprio per la umile nobiltà che lo connota.
Ecco: questa umile nobiltà è qualcosa che non sono mai riuscito a rintracciare nei suicidi dei kamikaze islamici, poiché questi uccidono gli innocenti che sono nei raggi d’azione del loro sacrificio. E la spettacolarità che ne deriva è vergognosamente atroce. (Senza contare il risvolto grottesco, ma davvero grottesco, dell’idea di approdare, subito dopo l’efferatezza compiuta, nella beatitudine erotica del Paradiso, con stuoli di vergini – ben 72 si dice – pronte ad aspettare, guarda caso, solo lui. Infatti, a rigor di logica, se devono essere vergini…)
Il fanatismo religioso nel novanta per cento dei casi mi angustia e mi deprime, e con esso tutto ciò che di ‘storto’ viene compiuto in nome della religione, soprattutto quando pretende di avere intenti di proselitismo o più semplicemente di coinvolgimento di altri all’infuori di sé stessi, con la protervia, camuffata da buoni intenti, di chi si crede dalla parte della ragione. Quindi qualche frangia dietrologica sarà magari al corrente di fantomatiche coercizioni di Dalai Lama e autorità varie volte a alimentare fanatismi estremi (subdole? Esplicite? Boh. Bah. Con la dietrologia da rete non c’è da escludere nulla a priori…), ma fosse anche vero, cosa a cui ovviamente non credo, resta la incredibile, drammatica bellezza di questa spettacolarità ben diversa, di questa solitaria fiamma ardente che per parecchi secondi cammina per le strade (Fuoco, cammina con me…) prima di accasciarsi al suolo. Tutto intorno le grida di terrore della gente, assordata da un crepitìo anomalo che non può che suscitare emozioni indescrivibili e ben poco raccomandabili.
Come potranno essere quei secondi per chi li… vive? (Verbo sinistro, questo ‘vive’, data la prossimità della morte cercata). Come si saranno lentamente avvicinati all’idea di compiere questo atto? (Ovviamente con una preparazione spirituale di anni, ma per noi occidentali non è così semplice comprendere sino in fondo. E in ogni caso: che io sappia il Dalai Lama ha chiesto di por fine a questi gesti disperati e inutili… E per me questo significa che, nonostante tutte le preparazioni e i percorsi spirituali possibili, la morte, pur se passaggio ad altra vita e occasione di reincarnazione eccetera eccetera, è uno spauracchio anche per loro).
E come potranno affrontare la terribilità di quegli istanti mantenendo la certezza della giustezza di quanto deciso? Come gestiranno la sensazione di fine incombente? Come faranno a provare fiducia in qualcosa per non darla vinta alla potenza demolitrice e dolorosissima della vampa? Per non cedere al Suo – della morte – cospetto con lo smascheramento tardivo di un terrore teoricamente impossibile da nascondere? So di uno di loro che fino all’ultimo ha tenuto le mani giunte in segno di preghiera, nonostante l’ardore del fuoco lo stesse azzannando ovunque, presumibilmente anche in quella che chiamiamo anima, fino alla caduta inevitabile…
Ecco: parlavo di un novanta per cento di casi in cui il fanatismo mi angustia. Resta un dieci per cento in cui invece la mia percezione vacilla e resta basita e meravigliata. Considerando che non ho alcun tabù particolare nei riguardi del suicidio in sé e per sé, perché lo ritengo una forma ammissibile di libero arbitrio, il fatto che sia compiuto in nome di qualcosa connesso a questioni anche religiose (dico così perché il martirio dei monaci ha ovviamente motivi politici) non scalfisce la purezza di quella nobiltà umile e dignitosa di cui parlavo, rendendolo, alla mia sensibilità, ammantato di un eroismo toccante. E per il quale non posso altro che provare una ammirazione altrettanto umile e sostanzialmente indicibile.
Buon anno a tutti.
Ps: mi piace moltissimo uno scrittore morto non molto tempo fa: John Updike. Scrisse un libro cercando di mettersi nella testa di un kamikaze islamico. ‘Terrorista‘ il titolo. Raccomando, più che il libro, bello ma non ai suoi vertici, lo scrittore in sé. Il suo ‘Verso la fine del tempo‘ è per me un libro magnifico.
Ps2: anch’io cercai di mettermi nella testa di un kamikaze con la mia ‘Secondo chi vorrà‘… Non so se sia un’operazione corretta e rispettosa a priori, ma boh: sta storia delle 72 vergini legittima un po’ certi abbassamenti della guardia del politically correct.
“Io sono nato per far fuori me
e questo è ciò che è da quando vivo
e dunque vivo per poter raggiungere
l’obiettivo sapermi fare fuori
quando Chi vorrà vorrà”
(C) 2007 EMI Music Italy s.r.l.
Cristiano Godano
Musicista
Cultura - 29 Dicembre 2012
Secondo Chi vorrà – Di suicidi e martìri
Alla fine di questo anno più turbolento del solito, causa la crisi che è approdata concretamente sulla bocca di quasi tutti e, parrebbe, anche nei loro portafogli, mi viene da rivolgere un pensiero ai monaci tibetani (ma non solo), che a decine quest’anno si sono immolati per una causa apparentemente persa.
Penso di poter immaginare che molte persone si siano infatti chieste a cosa stanno servendo questi suicidi (temo però che ‘suicidio’ non sia la parola giusta, perché riduttiva). E credo sia una cosa assai ragionevole chiederselo: i cinesi non paiono vacillare in nulla nei loro modi vessatori e l’opinione pubblica occidentale si sente troppo lontana da quei luoghi per potersene far influenzare (cosa che non accade con l’indignazione spesso ordinaria e inerziale – e più politico-ideologica che umana – che viene rivolta metodicamente al più vicino Medio Oriente).
Al riguardo su La Stampa di qualche settimana fa ha scritto un articolo molto bello Enzo Bianchi, giungendo infine a sostenere che quel gesto è un monito e insieme uno stimolo per il popolo a cui gli artefici stessi appartengono: non lasciarsi scoraggiare, non cedere alla prepotenza straniera, mantenere l’orgoglio e l’indipendenza della propria identità. E in tal senso si veniva sottolineando la giustificazione di un qualcosa (il suicidio per l’appunto) che la chiesa da sempre non tollera, proprio per la umile nobiltà che lo connota.
Ecco: questa umile nobiltà è qualcosa che non sono mai riuscito a rintracciare nei suicidi dei kamikaze islamici, poiché questi uccidono gli innocenti che sono nei raggi d’azione del loro sacrificio. E la spettacolarità che ne deriva è vergognosamente atroce. (Senza contare il risvolto grottesco, ma davvero grottesco, dell’idea di approdare, subito dopo l’efferatezza compiuta, nella beatitudine erotica del Paradiso, con stuoli di vergini – ben 72 si dice – pronte ad aspettare, guarda caso, solo lui. Infatti, a rigor di logica, se devono essere vergini…)
Il fanatismo religioso nel novanta per cento dei casi mi angustia e mi deprime, e con esso tutto ciò che di ‘storto’ viene compiuto in nome della religione, soprattutto quando pretende di avere intenti di proselitismo o più semplicemente di coinvolgimento di altri all’infuori di sé stessi, con la protervia, camuffata da buoni intenti, di chi si crede dalla parte della ragione. Quindi qualche frangia dietrologica sarà magari al corrente di fantomatiche coercizioni di Dalai Lama e autorità varie volte a alimentare fanatismi estremi (subdole? Esplicite? Boh. Bah. Con la dietrologia da rete non c’è da escludere nulla a priori…), ma fosse anche vero, cosa a cui ovviamente non credo, resta la incredibile, drammatica bellezza di questa spettacolarità ben diversa, di questa solitaria fiamma ardente che per parecchi secondi cammina per le strade (Fuoco, cammina con me…) prima di accasciarsi al suolo. Tutto intorno le grida di terrore della gente, assordata da un crepitìo anomalo che non può che suscitare emozioni indescrivibili e ben poco raccomandabili.
Come potranno essere quei secondi per chi li… vive? (Verbo sinistro, questo ‘vive’, data la prossimità della morte cercata). Come si saranno lentamente avvicinati all’idea di compiere questo atto? (Ovviamente con una preparazione spirituale di anni, ma per noi occidentali non è così semplice comprendere sino in fondo. E in ogni caso: che io sappia il Dalai Lama ha chiesto di por fine a questi gesti disperati e inutili… E per me questo significa che, nonostante tutte le preparazioni e i percorsi spirituali possibili, la morte, pur se passaggio ad altra vita e occasione di reincarnazione eccetera eccetera, è uno spauracchio anche per loro).
E come potranno affrontare la terribilità di quegli istanti mantenendo la certezza della giustezza di quanto deciso? Come gestiranno la sensazione di fine incombente? Come faranno a provare fiducia in qualcosa per non darla vinta alla potenza demolitrice e dolorosissima della vampa? Per non cedere al Suo – della morte – cospetto con lo smascheramento tardivo di un terrore teoricamente impossibile da nascondere? So di uno di loro che fino all’ultimo ha tenuto le mani giunte in segno di preghiera, nonostante l’ardore del fuoco lo stesse azzannando ovunque, presumibilmente anche in quella che chiamiamo anima, fino alla caduta inevitabile…
Ecco: parlavo di un novanta per cento di casi in cui il fanatismo mi angustia. Resta un dieci per cento in cui invece la mia percezione vacilla e resta basita e meravigliata. Considerando che non ho alcun tabù particolare nei riguardi del suicidio in sé e per sé, perché lo ritengo una forma ammissibile di libero arbitrio, il fatto che sia compiuto in nome di qualcosa connesso a questioni anche religiose (dico così perché il martirio dei monaci ha ovviamente motivi politici) non scalfisce la purezza di quella nobiltà umile e dignitosa di cui parlavo, rendendolo, alla mia sensibilità, ammantato di un eroismo toccante. E per il quale non posso altro che provare una ammirazione altrettanto umile e sostanzialmente indicibile.
Buon anno a tutti.
Ps: mi piace moltissimo uno scrittore morto non molto tempo fa: John Updike. Scrisse un libro cercando di mettersi nella testa di un kamikaze islamico. ‘Terrorista‘ il titolo. Raccomando, più che il libro, bello ma non ai suoi vertici, lo scrittore in sé. Il suo ‘Verso la fine del tempo‘ è per me un libro magnifico.
Ps2: anch’io cercai di mettermi nella testa di un kamikaze con la mia ‘Secondo chi vorrà‘… Non so se sia un’operazione corretta e rispettosa a priori, ma boh: sta storia delle 72 vergini legittima un po’ certi abbassamenti della guardia del politically correct.
“Io sono nato per far fuori me
e questo è ciò che è da quando vivo
e dunque vivo per poter raggiungere
l’obiettivo sapermi fare fuori
quando Chi vorrà vorrà”
(C) 2007 EMI Music Italy s.r.l.
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Mosca, 13 mar. (Adnkronos) - Ordigni camuffati da profumi, inviati per posta a militari russi impegnati dell'operazione in Ucraina e a dipendenti del governo di Mosca. Pronti a esplodere una volta aperti. Questo il piano che, secondo quanto ha reso noto il Servizio di sicurezza federale russo (Fsb), è stato sventato impedendo una serie di attacchi. Lo ha riferito l'agenzia di stampa Ria Novosti spiegando che ''un agente di Kiev è stato arrestato'' a Pervouralsk.
Secondo l'Fsb, i "servizi speciali ucraini" avevano pianificato di inviare ordigni esplosivi in pacchi per posta. "L'Fsb russo ha impedito una serie di atti di sabotaggio e terroristici pianificati dai servizi speciali ucraini contro i militari del ministero della Difesa russo che partecipano all'operazione militare speciale, nonché contro i dipendenti pubblici che forniscono assistenza alle unità militari nella zona dell'operazione militare speciale", ovvero in Ucraina, si legge nella nota.
Cinque pacchi, contenenti ordigni esplosivi artigianali camuffati da profumi, sono stati trovati all'aeroporto di Chelyabinsk durante l'ispezione dei pacchi postali, prosegue il comunicato dei servizi russi. Gli artificieri dell'Fsb li hanno disinnescati. I dispositivi erano pronti a esplodere una volta aperti, precisa la nota.
Il cittadino ucraino arrestato a Pervouralsk ha inviato questi pacchi al personale militare e funzionari governativi a Mosca, Voronezh, Krasnodar Krai e nell'oblast di Saratov, ha notato l'Fsb. Lo scorso anno, proseguono i servizi russi, il sospettato sarebbe stato incaricato dal suo supervisore di raccogliere informazioni sul personale militare russo a Engels e sui dipendenti delle imprese di difesa a Ekaterinburg. E' stato aperto un procedimento penale nei suoi confronti per ''acquisizione, stoccaggio, trasporto illegali di sostanze e dispositivi esplosivi".
Roma, 13 mar. (Adnkronos/Labitalia) - Possiamo considerare il welfare aziendale come parte integrante della strategia collettiva delle imprese? E in che modo è possibile coniugare sostenibilità, digitalizzazione e welfare? Questi interrogativi saranno al centro della terza edizione del Welfare day 2025, l’evento organizzato da Comunicazione Italiana in collaborazione con Pluxee Italia, azienda leader nei benefit e nel coinvolgimento dei dipendenti, in programma oggi, giovedì 13 marzo, a Roma, presso il Palazzo dell’Informazione.
L’iniziativa rappresenta un'importante occasione di confronto per il mondo corporate, offrendo nuovi insight, dati e ricerche di Pluxee sulle soluzioni di welfare aziendale e il loro impatto sulla produttività e sul benessere dei lavoratori. Durante l’evento verrà commentato il nesso tra benessere, felicità e imprese, scoprendo come oggi non sia possibile scindere i primi due elementi dalla vita professionale e lavorativa. Ciò che favorisce la felicità sul luogo di lavoro si rivela fondamentale sia per l’attrattività delle aziende nel mercato del lavoro si per la retention dei talenti, orientando le scelte strategiche dei responsabili delle risorse umane e non solo.
Questo non può che coniugarsi con il welfare aziendale, il quale oggi ha delle caratteristiche ben precise e si affianca con la sostenibilità sociale. Nel corso dei vari Talk Show, si mostrerà come il welfare debba essere considerato un elemento vitale dell'operatività di un'azienda. Attraverso la partecipazione di esperti del settore e manager aziendali verranno esplorate le ultime tendenze e best practice per integrare il welfare nelle strategie aziendali, favorendo una crescita sostenibile e digitale.
Benefit e iniziative di sostegno al dipendente generano benessere tra la popolazione, contribuendo a rendere sostenibile il lavoro. Diffusi all'interno di tutte le funzioni aziendali, accrescono la felicità e la produttività, generando un ciclo virtuoso che rafforza il coinvolgimento dei dipendenti, migliorando la reputazione aziendale e garantendo una crescita sostenibile nel lungo periodo. Uno degli obiettivi sarà rispondere alla domanda: come si può creare e mantenere un ecosistema aziendale orientato alla soddisfazione delle persone? Lungi dal costituire un semplice accessorio del salario, il pacchetto di benefici che l'azienda mette a disposizione dei lavoratori - prestazioni sanitarie, sostegno alla genitorialità - deve essere sempre più in grado di incontrare le esigenze di questi ultimi.
All’interno del Welfare day 2025, questi argomenti saranno discussi con Anna Maria Mazzini e Tommaso Palermo, rispettivamente country marketing e product director e managing director diPluxee Italia, con il contributo chief hr officer e hr manager di aziende come Atac, Fater, Fendi, Philip Morris International, Procter & Gamble, Tim e molte altre.
Roma, 12 mar. (Adnkronos) - Aspettare, ponderare. Giorgia Meloni non avrebbe ancora deciso se partecipare o meno alla video-call dei 'volenterosi', convocata per sabato dal Regno Unito. Il primo ministro britannico Keir Starmer ha chiamato di nuovo a raccolta i leader di quei Paesi pronti a fornire il loro supporto per assicurare la pace in Ucraina, dopo un possibile accordo di tregua con la Russia. Ma la partecipazione dell'Italia all'incontro da remoto, si apprende da fonti di governo, non è ancora confermata e la presidente del Consiglio starebbe riflettendo sul da farsi.
Il problema di fondo, viene spiegato, è essenzialmente uno: il governo italiano è fortemente contrario all'invio di truppe al fronte in Ucraina; dunque, se la riunione di Londra rientra nell'ambito di un invio di uomini, "noi non partecipiamo", il refrain che arriva da Palazzo Chigi. Diverso è invece il discorso per quanto riguarda la riunione dei Capi di Stato maggiore europei svoltasi martedì a Parigi con il presidente francese Emmanuel Macron: "In quel caso non eravamo parte del gruppo dei cosiddetti 'volenterosi', siamo andati lì come osservatori". Le diplomazie restano comunque in contatto.
Meloni è al lavoro sul discorso che dovrà pronunciare alle Camere la prossima settimana prima del Consiglio europeo del 20-21 marzo: un passaggio impegnativo, sul quale i partiti della maggioranza sono chiamati a compattarsi dopo aver votato in maniera difforme a Strasburgo. Gli europarlamentari di Fratelli d'Italia hanno dato il loro sì alla risoluzione sul Libro bianco sulla difesa, che sollecita i 27 Paesi dell'Ue ad agire con urgenza per garantire la sicurezza del Continente, accogliendo le conclusioni del Consiglio europeo sul riarmo.
Tuttavia, la delegazione di Fdi si è astenuta sulla risoluzione riguardante l'Ucraina dopo aver richiesto, senza successo, un rinvio del voto. Secondo Nicola Procaccini, co-presidente del gruppo Ecr, il testo non avrebbe tenuto conto dell'accordo raggiunto a Gedda tra Stati Uniti e Ucraina per un possibile cessate il fuoco, rischiando così di "scatenare l'odio verso Donald Trump e gli Usa, anziché aiutare l'Ucraina".
Il nostro "non è stato un doppio voto", dice all'Adnkronos un membro dell'esecutivo in quota Fratelli d'Italia: "La posizione è chiara: se approvi un testo troppo anti-Usa, come fai poi a farti mediatore con gli Usa?". Sulla stessa risoluzione per l'Ucraina, la Lega ha votato contro mentre Forza Italia si è espressa a favore.
Anche da Palazzo Chigi sottolineano come il testo della risoluzione sull'Ucraina fosse troppo sbilanciato 'contro' gli Stati Uniti: Fratelli d'Italia a Strasburgo - il ragionamento che trapela dai piani alti del governo - ha sempre votato a favore della libertà e della sicurezza dell'Ucraina, ma questa volta il testo della risoluzione "era molto più 'accusatorio' verso l'amministrazione Usa" rispetto ad altre volte. Fratelli d'Italia non avrebbe mai votato contro quella risoluzione: "Ma non potevamo nemmeno votare a favore tout court", spiegano.
Sull'astensione, come confermato poi da Procaccini, ha inciso la notizia arrivata dall'Arabia Saudita ieri sera sulla proposta di un cessate il fuoco di 30 giorni in Ucraina e la ripresa dell'assistenza americana a Kiev: "Non ci stiamo smarcando da nulla, quello di Fratelli d'Italia non era un voto contro l'Ucraina", il concetto che viene ribadito. Il voto a macchia di leopardo del centrodestra, ad ogni modo, non impensierisce Palazzo Chigi: in questo momento - si sottolinea - c'è un problema internazionale ben più ampio e la maggioranza di governo ha dimostrato che nei momenti importanti "è sempre uscita unita e compatta".
Almeno per ora, non sembrerebbe all'orizzonte un vertice con Meloni e gli altri leader della maggioranza, Antonio Tajani e Matteo Salvini (anche se i tre ogni settimana si incontrano per fare il punto della situazione su tutti i dossier). Sempre da palazzo Chigi viene evidenziata la "piena sintonia" tra Meloni e il ministro dell'Economia Giancarlo Giorgetti, che rispondendo alla Camera all'interrogazione del Movimento 5 Stelle sul piano di riarmo approvato oggi dall'Unione europea ha ribadito che i finanziamenti per la difesa non andranno a discapito di sanità e servizi pubblici, rimarcando il suo no a spese per il riarmo che rialzino in modo oneroso il debito pubblico con rischi anche per la stabilità della zona euro. (di Antonio Atte)
Roma, 13 mar. (Adnkronos) - Il governo è "determinato" a contrastare l'evasione fiscale e allo stesso tempo alleggerire la pressione sui contribuenti onesti. Per il taglio delle tasse al ceto medio bisognerà aspettare gli esiti a fine marzo della verifica della commissione tecnica sullo stock dei debiti fiscali da 1.275 miliardi di euro. Il nuovo corso del governo per le verifiche ex ante, intanto, sta portando i primi frutti con un calo del 19% dei contenziosi nei primi due mesi dell'anno. Nel suo intervento alla cerimonia di inaugurazione dell'anno giudiziario tributario 2025 alla Camera il viceministro al Mef Maurizio Leo si è soffermato su punti fermi e benefici attesi dalla riforma fiscale.
"Il tema dell'evasione fiscale è sotto gli occhi di tutti, abbiamo un tax gap che oscilla tra 80 e 100 miliardi e dobbiamo assolutamente contrastarlo, come pure la pressione fiscale su cui il governo si è mosso con determinazione, riducendo aliquote da 4 a 3 e rendendo strutturale questa misura cui si aggiunge il taglio del cuneo", ha sottolineato Leo. Accanto a questi due pilastri della lotta all'evasione e della riduzione della pressione fiscale, anche quello della semplificazione e della certezza del diritto, pilastro fondamentale quest'ultimo per "contrastare fenomeni illeciti, ma al tempo stesso attrarre capitali da estero", ha aggiunto.
Il tutto rafforzando 'l'arsenale' ex ante per indirizzare su un percorso di collaborazione i rapporti tra Stato e contribuente. In questa cornice il concordato preventivo biennale e della cooperative compliance stanno portando i primi frutti: nei primi due mesi del 2025 rispetto ai primi due mesi del 2024 c'è stata "una contrazione del contenzioso tributario" con un calo "del 19% dei nuovi giudizio incardinati", ha detto Leo, rilevando che "in alcune corti del Sud il calo si attesta addirittura al 50%".
Si attende per fine mese l'esito della requisitoria tecnica sullo stock dei crediti non riscossi dall'amministrazione fiscale. La Commissione tecnica, istituita presso il Mef sul riordino della riscossione e l'analisi del magazzino in carico all'Agenzia delle entrate-Riscossione "sta facendo la ricognizione e all'esito di questo faremo le opportune valutazioni, penso che entro fine mese avremo dei riscontri", ha detto Leo.
La verifica sui carichi renderà più chiaro il quadro su quanti possono essere abbandonati, quanti gestiti in modo differente e quanti possono, eventualmente, essere oggetto di una rottamazione. Considerando che la montagna dello stock ammonta a 1.275 miliardi e che circa tre quarti sono debito sotto i mille euro si aprirebbero ampie chances di recupero. Ma la prudenza è d'obbligo, visto che molte appartengono a soggetti defunti o falliti.
Dalle risorse eventualmente disponibili si capirà se possibile procedere al taglio Irpef per i redditi fino a 50-60mila euro. "Vediamo le risorse e come si può fare", ha risposto Leo interpellato sulla questione. Al momento il governo può contare sugli 1,6 miliardi del gettito del concordato preventivo biennale che si è chiuso a dicembre scorso a cui andrebbero aggiunti gli incassi del ravvedimento speciale che scade il 31 marzo prossimo.
Roma, 13 mar. (Adnkronos) - Il governo è "determinato" a contrastare l'evasione fiscale e allo stesso tempo alleggerire la pressione sui contribuenti onesti. Per il taglio delle tasse al ceto medio bisognerà aspettare gli esiti a fine marzo della verifica della commissione tecnica sullo stock dei debiti fiscali da 1.275 miliardi di euro. Il nuovo corso del governo per le verifiche ex ante, intanto, sta portando i primi frutti con un calo del 19% dei contenziosi nei primi due mesi dell'anno. Nel suo intervento alla cerimonia di inaugurazione dell'anno giudiziario tributario 2025 alla Camera il viceministro al Mef Maurizio Leo si è soffermato su punti fermi e benefici attesi dalla riforma fiscale.
"Il tema dell'evasione fiscale è sotto gli occhi di tutti, abbiamo un tax gap che oscilla tra 80 e 100 miliardi e dobbiamo assolutamente contrastarlo, come pure la pressione fiscale su cui il governo si è mosso con determinazione, riducendo aliquote da 4 a 3 e rendendo strutturale questa misura cui si aggiunge il taglio del cuneo", ha sottolineato Leo. Accanto a questi due pilastri della lotta all'evasione e della riduzione della pressione fiscale, anche quello della semplificazione e della certezza del diritto, pilastro fondamentale quest'ultimo per "contrastare fenomeni illeciti, ma al tempo stesso attrarre capitali da estero", ha aggiunto.
Il tutto rafforzando 'l'arsenale' ex ante per indirizzare su un percorso di collaborazione i rapporti tra Stato e contribuente. In questa cornice il concordato preventivo biennale e della cooperative compliance stanno portando i primi frutti: nei primi due mesi del 2025 rispetto ai primi due mesi del 2024 c'è stata "una contrazione del contenzioso tributario" con un calo "del 19% dei nuovi giudizio incardinati", ha detto Leo, rilevando che "in alcune corti del Sud il calo si attesta addirittura al 50%".
Si attende per fine mese l'esito della requisitoria tecnica sullo stock dei crediti non riscossi dall'amministrazione fiscale. La Commissione tecnica, istituita presso il Mef sul riordino della riscossione e l'analisi del magazzino in carico all'Agenzia delle entrate-Riscossione "sta facendo la ricognizione e all'esito di questo faremo le opportune valutazioni, penso che entro fine mese avremo dei riscontri", ha detto Leo.
La verifica sui carichi renderà più chiaro il quadro su quanti possono essere abbandonati, quanti gestiti in modo differente e quanti possono, eventualmente, essere oggetto di una rottamazione. Considerando che la montagna dello stock ammonta a 1.275 miliardi e che circa tre quarti sono debito sotto i mille euro si aprirebbero ampie chances di recupero. Ma la prudenza è d'obbligo, visto che molte appartengono a soggetti defunti o falliti.
Dalle risorse eventualmente disponibili si capirà se possibile procedere al taglio Irpef per i redditi fino a 50-60mila euro. "Vediamo le risorse e come si può fare", ha risposto Leo interpellato sulla questione. Al momento il governo può contare sugli 1,6 miliardi del gettito del concordato preventivo biennale che si è chiuso a dicembre scorso a cui andrebbero aggiunti gli incassi del ravvedimento speciale che scade il 31 marzo prossimo.
Palermo, 13 mar. (Adnkronos) - All'alba di oggi i Carabinieri del Comando Provinciale di Messina e i Finanzieri dei Comandi Provinciali di Catania e Messina hanno effettuato una vasta operazione nelle Province di Messina e Catania, con l’esecuzione di misure cautelari emesse dai Gip dei Tribunali del capoluogo peloritano e di quello etneo, su richiesta delle rispettive Procure, nei confronti 39 persone, a vario titolo indagate, per associazione a delinquere di stampo mafioso, associazione finalizzata al narcotraffico, numerosi episodi di spaccio di stupefacenti, estorsione, rapina, accesso indebito a dispositivi idonei alla comunicazione da parte di soggetti detenuti - tutti reati aggravati ai sensi dell’art. 416-bis.1 del codice penale "poiché commessi con metodo mafioso o con il fine di agevolare il clan Cappello-Cintorino' e trasferimento fraudolento di valori.
Le due ordinanze sono il risultato dello stretto coordinamento investigativo attuato tra gli Uffici Giudiziari di Catania e di Messina, sotto la supervisione della Direzione Nazionale Antimafia e Antiterrorismo, al fine di monitorare più efficacemente le persistenti attività, anche di sfruttamento economico del territorio, proprie dei citati clan per effetto delle cointeressenze nei territori “di confine” delle due province.
I particolari dell’operazione saranno forniti nel corso di una conferenza stampa che sarà tenuta alle ore 10:30, presso il Palazzo di Giustizia di Messina (via Tommaso Cannizzaro).
Palermo, 12 mar. (Adnkronos) - "Affronterò il processo con la massima serenità e con la consapevolezza di poter dimostrare la correttezza del mio operato, avendo sempre agito nel pieno rispetto del regolamento previsto dall’Assemblea Regionale Siciliana. Non ho mai, nella mia vita, sottratto un solo centesimo in modo indebito e confido che nel corso del giudizio emergerà la verità, restituendo chiarezza e trasparenza alla mia posizione. Resto fiducioso nella giustizia e determinato a far valere le mie ragioni con il rispetto e la serietà che ho sempre riservato alle istituzioni". Così Gianfranco Miccichè, rinviato a giudizio per l'uso dell'auto blu, commenta il processo che partirà a luglio. "Sono però amareggiato da quanto la stampa riporta sul fatto che, secondo il pm avrei arraffato quanto più possibile- dice - Nella mia vita non ho mai arraffato alcun che e su questo pretendo rispetto da parte di tutti".