Lo studio del Dipartimento di Epidemiologia del Servizio Sanitario Regionale del Lazio rileva altissime percentuali di rischio alterazione del sistema uditivo e deficit cognitivi nei piccoli esposti all’elevato inquinamento acustico dello scalo romano. Esposto dei sindaci dei Comuni limitrofi per far ridurre il numero dei voli
I bambini in età scolare dei Comuni di Ciampino e Marino – piccoli centri a ridosso dell’aeroporto “G. B Pastine” di Roma-Ciampino – rischiano gravi problemi d’udito e disturbi dell’attenzione, a causa dell’esposizione all’inquinamento acustico prodotto dal flusso di aerei. E’ questo il risultato del nuovo studio S.Am.Ba (Salute e Ambiente nei Bambini) del Dipartimento di Epidemiologia del Servizio Sanitario Regionale del Lazio, reso noto nei giorni scorsi da Legambiente Lazio e dal “Comitato per la riduzione dell’impatto ambientale dell’aeroporto di Ciampino”, che ha riguardato circa 700 bambini tra i 9 e gli 11 anni di quattordici scuole elementari, situate nel comune dove sorge lo scalo e in quello di Marino.
L’elevato rumore che deriva dagli aerei in fase di decollo dunque (le manovre di atterraggio vengono effettuate invece dall’altro lato delle pista, che ricade sul territorio del Comune di Roma) non è causa soltanto di malattie cardiovascolari e dell’apparato respiratorio, come già accertato, nonché della drammatica moria di alberi dei parchi vicini. Ma sono anche i piccoli alunni delle scuole elementari a pagare le conseguenze del costante aumento, dal 2002 ad oggi, del traffico aereo sul secondo scalo romano, passato – grazie all’esplosione del mercato dei voli low-cost – dai 29.259 movimenti del 2002, tra atterraggi e decolli, ai 54.714 odierni, con picchi di oltre 65 mila nel 2007.
I medici e ricercatori che hanno collaborato all’indagine hanno constatato infatti che i piccolio che frequentano scuole con più alta rumorosità ambientale, tra i 65 e i 75 decibel, rispetto a quelli che frequentano scuole in cui la rumorosità è inferiore ai 60 dB, mostrano un rischio maggiore dell’80% di alterazione della capacità di discriminazione uditiva. Cioè la capacità del cervello di organizzare e dare un senso ai suoni della lingua. Di conseguenza i bambini potrebbero avere difficoltà a capire e sviluppare competenze linguistiche. L’equipe, seguendo i piccoli non soltanto durante l’attività scolastica ma anche nelle loro case, ha inoltre riscontrato che l’associazione tra il rumore emesso dai motori dei velivoli e i possibili danni all’apparato uditivo si rafforza fino al 395% nei casi in cui ad essere esposta all’inquinamento acustico emesso dall’aeroporto “G. B Pastine” sia anche l’abitazione del bambino. Ma c’è di più, perché secondo lo studio – svolto con l’ausilio del Dipartimento di Prevenzione ASL Roma H, Dipartimento Tutela Materno Infantile e della Genitorialità ASL RMB, INAIL Centro Ricerche-Monteporzio Catone e ARPA Lazio – il “mix” di rumore, tra quello a cui il bambino è esposto a scuola e a casa, aumenta fino al 296% le possibilità di disturbi della capacità cognitiva. In letteratura psicologica “la capacità di memoria, attenzione, percezione, riconoscimento e comprensione delle informazioni del mondo esterno”.
“Quei bambini rischiano sino a tre volte più degli altri di vedere ridotte le loro capacità cognitive e corrono un rischio sino a quattro volte superiore di subire menomazioni della loro capacita di discriminazione uditiva. Si tratta di una ingiustizia inaccettabile, di una vera follia, alla quale sono esposti i figli di centinaia di famiglie a cui il ministro Corrado Passera (che ha la delega ai Trasporti, ndr) e l’ENAC devono porre immediatamente fine” dice Pierluigi Adami, portavoce del “Comitato per la riduzione dell’impatto ambientale dell’aeroporto di Ciampino”. E gli “agghiaccianti risultati” non hanno lasciato indifferenti nemmeno i sindaci di Ciampino e Marino, che pochi giorni fa hanno presentato un ricorso cautelare d’urgenza per indurre Enac e il ministero dei Trasporti ad adottare dei provvedimenti volti a limitare il numero di voli giornalieri dell’aeroporto “G. B. Pastine”. Portandoli dagli attuali 136 ad un massimo di 60, “che significherebbe – ricordano i due sindaci – ottemperare a quanto già previsto dall’ Arpa Lazio con appropriato studio C.r.i.s.t.a.l”. Anche se la soluzione migliore auspicata da comitati e amministratori locali “resta comunque quella di spostare il traffico aereo a basso costo da Ciampino a Fiumicino per riportare lo scalo allo stato del 2001, quando veniva utilizzato soprattutto per i voli militari”. Un sogno praticamente irrealizzabile, visto che l’ipotesi di trasformare il secondo scalo romano in city airport è ormai la più accreditata.