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Francia, adieu mademoiselle. I giudici bocciano l’appellativo: “Discriminatorio”

La battaglia per l'eliminazione della formula era iniziata a settembre 2011, ma non aveva trovato un fronte compatto nel movimento femminista. E, anzi, da più parti era stata criticata perché non prioritaria rispetto a quella, per esempio, per l'uguaglianza salariale
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Adieu, mademoiselle: il termine “signorina”, in Francia, non si userà più. O quanto meno sparirà definitivamente dai documenti amministrativi. A metter fine alla disputa è stato il Consiglio di Stato, che ha respinto il ricorso di un’associazione nizzarda contro la circolare governativa che il 21 febbraio scorso aveva abolito di fatto la formula, considerata “discriminatoria nei confronti delle donne”. Per Alexandre Guillaume Tollinchi, dirigente dell’Ump ad Aix-en-Provence e a capo dell’associazione in questione (Liberez les mademoiselles), la decisione sarebbe stata presa sotto le pressioni della lobby femminista di sinistra. Peccato che a firmare la circolare siano stati il primo ministro del governo di Sarkozy, François Fillon, e Roselyne Bachelot, allora ministro per la Solidarietà. Che aveva dichiarato: “La scelta tra signora e signorina è un’intrusione nella vita privata, perché si chiede alle donne di dichiarare se siano sposate o meno”. Cosa che non accade, invece, per gli uomini, identificati sempre e comunque con il termine “monsieur”.

La battaglia per l’eliminazione della formula era iniziata a settembre 2011, ma non aveva trovato un fronte compatto nel movimento femminista. E, anzi, da più parti era stata criticata perché non prioritaria a confronto, ad esempio, di quella per l’uguaglianza salariale. In prima linea c’erano le associazioni “Osez le féminisme” e “Chiennes de garde“, che dopo la “vittoria” del 21 febbraio avevano invitato anche le imprese private a seguire la strada tracciata dall’amministrazione pubblica. Un successo andato di traverso invece alla Tollinchi, che si definisce un femminista di destra e sul suo blog parla di un “eccesso di potere” da parte governativa, denunciando “un’interferenza del potere esecutivo nella pratica della lingua francese”. Da qui il ricorso.  

La risposta del Consiglio di Stato è perentoria: “La circolare non ha l’effetto d’imporre alle persone l’obbligo di usare o meno un’espressione”. “Il primo ministro – prosegue l’organo di consulenza – prescrive semplicemente ai membri del governo e ai prefetti di dare istruzioni agli organi sotto la loro autorità di eliminare, se possibile, dai formulari e dalla corrispondenza il termine “mademoiselle” (oltre alle formule “nome da nubile” e “nome da sposata”, ndr), sostituendolo con “madame”. C’è da scommettere, però, che la formula persisterà nel linguaggio parlato. Un po’ per abitudine, un po’ per galanteria. Un po’, forse, anche per civetteria. 

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