Capodanno amaro per molti ex parlamentari illustri bocciati alle primarie del Partito democratico per i seggi in Parlamento. Nomi noti, molti onorevoli da anni. A Palermo resta fuori l’ex segretario della Cisl, Sergio D’Antoni. A Roma, non ce la fanno Walter Tocci e Vincenzo Vita. Resta fuori in Campania Anna Maria Carloni, senatrice uscente e moglie di Bassolino. Fuori anche un altro senatore uscente, Pietro Mercenaro, sconfitto in Piemonte. Ecatombe di ex parlamentari in Emilia Romagna: non ce la fanno Manuela Ghizzoni, Mariangela Bastico, Paolo Nerozzi e quasi sicuramente anche il renziano Salvatore Vassallo.
Non andrà in Parlamento, e nel frattempo si dimette anche da segretario dell’Umbria Lamberto Bottini, arrivato penultimo. Non senza mandare accuse molto pesanti: “In occasione di queste primarie, si manifesta infatti con chiarezza un atteggiamento protagonista e pervasivo di alcuni vertici istituzionali che hanno giocato una partita dal mio punto di vista discutibile per il ruolo di governo che compete alle istituzioni, che ha influito in maniera decisiva sui risultati della consultazione”. Sconfitti in Toscana almeno cinque deputati uscenti: i fiorentini Vittoria Franco, Rosa De Pasquale e Achille Passoni, l’ex sindaco di Pistoia Lido Scarpetti e il pratese Andrea Lulli. Fuori dai giochi in Veneto alcuni big come la veterana (con deroga) Maria Pia Garavaglia a Verona, o il senatore Marco Stradiotto e il deputato Rodolfo Viola a Venezia.
Tra esclusi ed escludendi, a Bologna c’è anche una battaglia per il settimo posto, l’ultimo che teoricamente sarebbe utile per ottenere uno scranno da parlamentare, che rischia infatti di essere in bilico. A contenderselo la portavoce di Romano Prodi, Sandra Zampa, e il presidente dell’associazione delle vittime del 2 agosto Paolo Bolognesi. La querelle nasce dal fatto che, secondo un’interpretazione delle regole, l’alternanza uomo-donna sarebbe partita dal candidato più votato. Quindi, visto che il maggior numero di voti li ha avuti Andrea De Maria, i teorici sette deputati bolognesi sarebbero dovuti essere quattro uomini e tre donne. Tuttavia la donna quarta classificata, Sandra Zampa, ha avuto 5.715 voti, oltre 1.200 in più di Paolo Bolognesi e circa 900 in più di Sergio Lo Giudice, terzo classificato fra gli uomini.
Da Il Fatto Quotidiano del 2 gennaio 2013