La lettera anonima è stata inviata al pm Antonino Di Matteo. Nelle dodici pagine è indicato anche dove trovare altre prove del patto coi boss dopo le stragi del '92. Secondo gli investigatori della Dia il documento sarebbe "attendibile"
Nella procura di Palermo, chi si occupa dell’inchiesta sulla trattativa tra Stato e mafia è spiato. A denunciarlo è un esposto anonimo inviato al pm Antonino Di Matteo e sui cui la Procura sta cercando di fare luce.
Come riporta oggi Repubblica, la lettera anonima indica anche dove trovare altre prove del patto tra Stato e boss mafiosi dopo le stragi mafiose del ’92, fa i nomi di vecchi uomini politici che potrebbero essere a conoscenza di molti fatti. Non solo. Secondo l’anonimo, inoltre, l’agenda rossa di Borsellino “è stata rubata da un carabiniere”. L’esposto è composto da dodici pagine e secondo gli investigatori della Dia sarebbe “attendibile”. Sul frontespizio c’è anche lo stemma della Repubblica italiana. L’autore avrebbe attribuito un numero di fascicolo, proprio come si usa nei documenti ufficiali.
Insomma, come pensano gli stessi inquirenti, chi ha scritto l’esposto sarebbe persona molto informata sui fatti, tanto che i pm starebbero già verificando ogni sua dichiarazione. Nella lettera si ripercorrono i più noti delitti mafiosi avvenuti nel capoluogo siciliano: dall’omicidio del segretario del Pci siciliano Pio La Torre, a Capaci e via D’Amelio. L’anonimo avverte i magistrati che “uomini delle Istituzioni”, ma anche alcuni magistrati, li stanno sorvegliando, “canalizzano tutte le informazioni che riescono ad avere sul vostro conto”. E spiega che questi dati sono contenuti “a Roma“, in una “centrale”.