Casini & C: alla Camera con liste coalizzate; è giusto preservare la tradizione e le singole identità.
Il partito, la fazione, l’apparato: queste sono le categorie logiche con le quali ragiona questa gente. Per loro è improponibile la sostituzione di esse con una strategia elementare: noi abbiamo questo programma, chi lo condivide si unisca, non ci sono preclusioni. Non tanto perché non la capiscono; ma perché significa la perdita del potere. Un premier, un Governo, una maggioranza che lo sostiene, formata da gente che, prima delle elezioni, ha detto di riconoscersi in quel programma. Poi, tutti a lavorare. E i ricatti, il mercato dei posti di potere, i finanziamenti pubblici, i ruoli tipici dei partiti (presidente di qua, segretario di là, vice reggicoda di qua e là)? Dove vanno a finire se confluiamo tutti in una cosa senza nome, in un programma, in una – dio ne scampi – agenda?
Torniamo a Casini: sì al rinnovamento, no all’emarginazione di persone che hanno fatto sempre politica in maniera onesta. A parte il fatto che questa categoria è così poco rappresentata che chiunque farebbe fatica a trovarne qualcuno, non solo Diogene con la sua lanterna. Ma chi gli ha mai detto che le persone che hanno fatto onestamente politica non debbono essere candidate? Gli è stato solo fatto presente che le candidature saranno valutate dal vertice (Monti); e che, se il futuro premier (sempre Monti, candidato da Casini, o mi sbaglio?) non le approvasse, non se ne parla. Che c’è di strano? Un premier deve poter scegliere le persone con le quali lavorare; soprattutto deve essere ragionevolmente sicuro che nessuna di queste, in un futuro prossimo o lontano, si scopra essere un ladro matricolato.
Possibile che non capisca come un’eventualità del genere travolgerebbe immediatamente un governo che ha la sua bandiera nell’estraneità a ogni illegalità e gioco di potere e che finirebbe ridicolizzato all’insegna del “sono tutti uguali”? Ma forse Casini teme che la logica di Bondi (delegato da Monti alla valutazione dei candidati) sia ispirata agli stessi criteri spartitori, allo stesso mercato delle vacche che ha caratterizzato da sempre la politica italiana e che è icasticamente rappresentata dalla pretesa della signora Mastella quanto ai ginecologi Udeur. Mi sembra improbabile che questa sia la sua preoccupazione. Ma, se fosse, che senso avrebbero le sue dichiarazioni di fiducia a un uomo che parte da “fondamentali” così inquinati?
Alla fine la spiegazione più probabile potrebbe stare nella consapevolezza che i criteri di giudizio di Monti sono irrimediabilmente diversi dai suoi. Casini è rimasto quello che sgranava gli occhioni in televisione e diceva con aria compunta: “Guardate che Cuffaro è proprio una brava persona”.
Il Fatto Quotidiano, 4 Gennaio 2013