Dopo la caduta degli dei, crollano anche i templi e le cattedrali. Il Lombardia Express, il treno vip lanciato appena quattro mesi fa sulle tratte che da Varese e Bergamo portano a Milano, è stato sospeso per mancanza di viaggiatori. Sul sito internet di Trenord si legge solo uno scarno comunicato con il quale la società informa la clientela “che a partire da lunedì 7 gennaio 2013 e fino a nuovo avviso, il servizio Lombardia Express sarà sospeso”. Al costo maggiorato rispetto ad una corsa ordinaria il treno permetteva di collegare direttamente le città lombarde in poche decine di minuti e senza soste, ma a quanto pare, nessuno ne sentiva l’esigenza.
Il servizio è stato lanciato il 17 settembre, inaugurato in pompa magna da un radioso Raffaele Cattaneo (Pdl, in quota Cl), all’epoca assessore regionale ai trasporti della giunta Formigoni e suo fidato braccio destro. I treni veloci fortemente voluti proprio da Cattaneo e dall’ex ad di Trenord Giuseppe Biesuz (ora ai domiciliari per un’ipotesi di bancarotta fraudolenta) sono stati un flop totale. Nonostante i biglietti promozionali e i tempi di percorrenza limitati, i viaggiatori non si sono fatti vedere. La media, secondo i dati che Legambiente Lombardia aveva diffuso appena un mese dopo l’entrata in vigore del servizio, era compresa tra i 50 e i 60 passeggeri per corsa (sui quasi 300 posti disponibili).
Eppure l’ex ad si era detto convinto del successo dell’iniziativa, paventando addirittura l’ipotesi che potesse generare degli utili da spendere per potenziare il servizio pendolari: “Grazie alla coincidenza con il Frecciarossa sarà possibile raggiungere Roma da Varese o Bergamo in quattro ore la nostra volontà è quella di continuare a investire anche nel trasporto per i pendolari e, per questo, gli eventuali utili del Lombardia Express verranno utilizzati per sviluppare i servizi”.
Così, per quattro mesi, mentre i pendolari di Varese e Bergamo erano in attesa di treni sovraffollati, spesso freddi e costantemente in ritardo, si sono visti sfrecciare davanti al naso i nuovi convogli praticamente vuoti, aumentando l’insoddisfazione nei confronti di un servizio che negli ultimi mesi ha messo a dura prova i nervi dei viaggiatori, colpiti disservizi a non finire.
Il Lombardia Express sarebbe dovuto essere un servizio rivolto al mercato libero, quindi non avrebbe dovuto beneficiare di finanziamenti al trasporto pubblico locale, sostenendosi esclusivamente con la vendita dei biglietti. Tuttavia, conti alla mano, l’esiguo numero di viaggiatori (con un tasso di utilizzo di poco superiore al 20%) non ha consentito di raggiungere il pareggio, andando incontro ad un sempre più probabile disavanzo. La stima fornita da Legambiente parla di una perdita di 130mila euro in 77 giorni di attività, che si sarebbero tradotti in circa 400mila euro su base annuale. Quindi, non solo il treno locale superveloce non ha potuto finanziare il servizio pendolari come promesso dai vertici aziendali e regionali, ma ha anche drenato risorse che sarebbero potute essere destinate ad altri servizi. Una voragine che rischiava di allargarsi ulteriormente nei prossimi giorni, con la fine della vendita dei biglietti a tariffa promozionale e l’avvio della tariffazione piena.
Da qui la decisione della nuova dirigenza di mettere la parola fine all’esperimento. Il nuovo amministratore delegato di Trenord, Luigi Legnani, ha sottolineato come la società voglia continuare “a studiare offerte sulla tipologia del Lombardia Express, tenendo conto dell’esperienza maturata in questi mesi. In questo momento però l’esigenza è di consolidare il sistema, concentrando attenzione e risorse al servizio dei pendolari”. Un modo elegante per dire che l’idea del Lombardia Express, voluta dal suo predecessore, non ha le gambe per camminare.
Oggi un commento alla soppressione del Lombardia Express arriva da Dario Balotta, responsabile trasporti di Legambiente Lombardia, tra i primi a criticare il progetto: “E’ un segnale positivo e di discontinuità con una gestione disinvolta e stravagante che puntava più sulla visibilità che sulla sostanza di un servizio vitale per i pendolari per ridurre inquinamento e congestione stradale nelle città”. Balotta sottolinea inoltre come queste due coppie di treni giornalieri “sottraevano ferrovieri e treni nuovi che sarebbero stati meglio impiegati per i treni locali. Non solo, ma per farli correre senza fermate costringevano gli altri treni pendolari a dargli la precedenza ed a maturare ritardi. Treni pieni in ritardo per aspettare treni vuoti diretti”.
L’esponente di Legambiente Lombardia ha poi invitato la nuova dirigenza Trenord a “chiudere con i voli pindarici e clientelari della vecchia gestione che ha provocato il mese scorso la più grave Caporetto della storia ferroviaria italiana”. Secondo l’associazione del cigno verde, inoltre, il recupero di risorse per i pendolari andrebbe perseguito anche attraverso la riduzione dell’eccessivo numero di treni del Malpensa Express. “Sembra illogico – sostiene Balotta – che quando nel 2007 Malpensa faceva 23,8 milioni di passeggeri l’anno lo scalo era collegato con 80 treni giornalieri mentre ora l’aeroporto è collegato con 130 treni al giorno, quando i viaggiatori di Malpensa sono crollati a meno di 19 milioni l’anno”.
Quello del Lombardia Express non è il primo fallimento di Regione Lombardia e Trenord. Tra il 2010 e il 2011 c’era stato il treno della neve, che doveva collegare Milano a Tirano con cinque corse ogni weekend, per portare i milanesi sulle piste da sci della Valtellina. L’esperimento è durato poco più di un anno, deragliando nel febbraio 2011. Un gigantesco buco nell’acqua, fatto di conti in rosso e domanda prossima allo zero. Un treno che perdeva qualcosa 4900 euro ogni corsa. All’epoca l’ad Biesuz, che ammise il flop, disse che quei costi non sarebbero stati in capo all’azienda perché coperti da sponsor. Peccato che su quattro sponsor due fossero pubblici: la Provincia e la Camera di Commercio di Sondrio.