Centinaia di milioni di euro, investiti ogni anno per formare estetisti, parrucchieri e fabbri, volatilizzati nei mille rivoli dei rapporti tra la Regione Sicilia e le società accreditate. Il risultato è che a decine di dipendenti non viene pagato lo stipendio nonostante la Regione accrediti ogni anno milioni di euro alle società nate con il solo scopo di formare e preparare i giovani al mondo del lavoro. È il settore della formazione professionale in Sicilia, un imponente carrozzone lungamente finanziato dalla politica, che ne ha gradualmente occupato ogni casella utile, ma che adesso rischia di fare crac.
“Nella formazione professionale sono accadute cose strane. Come l’azienda alla quale la Regione ha dato 20 milioni per gli stipendi dei lavoratori, ma quei lavoratori non li hanno ricevuti” è la lapidaria descrizione fornita dal neogovernatore Rosario Crocetta, che ha approfittato dell’intervento natalizio all’Assemblea Regionale siciliana per puntare nuovamente il dito su uno dei settori simbolo dello spreco reiterato di denaro pubblico. Il riferimento diretto del presidente era allo Ial Sicilia, azienda della Cisl nata nel 1963, che oggi propone corsi di formazione per insegnare “i segreti del mestiere” ai giovani aspiranti artigiani. “Abbiamo rilevato gravi criticità nella gestione dei 185 milioni di euro già erogati dalla Regione Siciliana a taluni enti e destinati al pagamento dei lavoratori sino al maggio 2012: non si comprende, dunque perché in taluni casi ai dipendenti non venga erogato lo stipendio addirittura per ben 13 mensilità” aveva detto il neo assessore Nelli Scilabra, ordinando un’ispezione allo proprio allo Ial Sicilia, i cui dipendenti lamentavano stipendi non pagati addirittura da un anno.
“Nella Formazione professionale – ha continuato Crocetta – spesso non si ha nemmeno contezza sul numero certo degli alunni, se i locali sono gli stessi, ma vengono pagati due volte, o di dipendenti che si fanno versare i soldi nei loro conti correnti. Chiedo ai lavoratori di non farsi strumentalizzare: il governo li tutelerà. Ma verrà eliminata ogni forma di privilegio e malaffare. Verranno eliminate poi le forme di incompatibilità: la moglie di Cesare deve essere la più severa di tutti”. Il problema della macchina mangiasoldi regionale, infatti, non è soltanto quello relativo all’effettivo utilizzo dei milioni di euro (nel 2012 sono stati ben 286) che l’Unione europea destina alla Sicilia per “formare” i giovani al mondo del lavoro: in molti degli enti che operano nella formazione grazie ai fondi regionali è rintracciabile una massiccia presenza politica. Un risiko intricato in cui esponenti di tutti o quasi i partiti hanno piazzato negli anni le loro bandierine.
Un servizio della trasmissione Report aveva mostrato come Elena Schirò, presidente della Lumen fosse la moglie del deputato del Pd Franco Rinaldi. Alla Lumen quest’anno andranno un milione di euro per i corsi di formazione. Giovanna Schirò, cognata di Rinaldi, è invece ai vertici di un altro ente che opera nel campo della formazione, l’Esofop, di cui è consigliere d’amministrazione sua sorella Chiara Schirò, moglie di un altro deputato del Pd, Francantonio Genovese. Sempre impiegati nel circuito della formazione, dipendenti dell’Anfe, ci sono Castrenze Papania, fratello del senatore del Pd Antonino, Saveria Grosso, moglie dell’ex governatore Raffaele Lombardo, e Vincenzina Dentino, consorte del deputato regionale dell’Udc Nino Dina. “Mia moglie ha fatto da sola – ha puntualizzato Dina – è entrata nel mondo del lavoro con i suoi meriti e ci è rimasta fino ad oggi, facendo la sua gavetta e lavorando sodo. Io sono arrivato dopo. Le ho chiesto di diventare mia moglie e lei ha accettato”.
La presenza della politica all’interno degli enti di formazione però è bipartisan. E coinvolge tutti i gradi di parentela. “Nell’Aram che è feudo di Genovese, ha lavorato Veronica Marinese, figlia del deputato Pdl Ignazio Marinese, che a sua volta è zio di Dore Misuraca. La sorella di Misuraca, Danila, poi, è stata a lungo negli organici del Cefop” scrive il giornalista Accursio Sabella su livesicilia.it. Poi ci sono i piccoli feudi del Movimento per l’Autonomia, tra i quali spicca l’Efal, presieduto in passato da Giuseppe Liga, l’architetto palermitano considerato dalla magistratura “l’erede” del boss mafioso Salvatore Lo Piccolo. Nel 2010, la Regione Sicilia guidata da Lombardo finanziò l’ente di Liga con quasi sette milioni di euro.
“Bloccherò il pagamento a enti di formazione che fanno capo anche indirettamente a politici” aveva promesso Crocetta, che in una delle prime riunioni della nuova giunta ha effettivamente varato un disegno di legge “anti parentopoli” neutralizzando la presenza dei politici negli enti vicini alla Regione. Un provvedimento applaudito anche dal Movimento Cinque Stelle, che adesso per diventare legge, deve essere votato all’Ars da quegli stessi politici con interi nuclei familiari stipendiati dalla formazione professionale.