La politica greca tenta di mettere il “cappello” sulle nuove indagini contro i grandi evasori della Lista Lagarde. Ma di contro non fa nulla per sostenerle, anzi, il governo contrasta la commissione di inchiesta contro i due ex ministri Papacostantinou e Venizelos che non hanno prontamente diffuso la lista. Grigoris Peponis e Spiros Mouzakitis sono due pm greci che si occupano di reati finanziari, sotto la regia del nuovo procuratore capo di Atene, una donna di cui si sa pochissimo, solo che appare di rado sui giornali e mai in televisione. I tre da due anni stanno facendo tremare i palazzi del potere sotto l’Acropoli, ma nonostante il loro sia un lavoro investigativo lontano nel tempo e costellato da attacchi da parte della politica e della stampa embedded, ecco che oggi il premier greco Antonis Samaras annuncia che “la vecchia impunità sta per finire”, rallegrandosi (così come fatto in occasione del discorso di fine anno) per la nascita di una sorta di Mani Pulite ellenica.
Secondo quanto riportato dal quotidiano economico Cosmos tou Ependyti, dopo l’ex ministro delle Finanze socialista Georgos Papaconstantinou, che aveva rimosso quattro suoi parenti dalla Lista Lagarde degli evasori, sarà la volta di altri tre ex ministri spiegare la provenienza del denaro rintracciato nell’elenco che, è utile ricordare, è stato inviato nuovamente da Parigi ad Atene, dopo che i due ex ministri delle Finanze, Papacostantinou e Venizelos, sentiti in audizione alla Camera avevano fatto spallucce dicendo di non sapere dove fosse finita. E suscitando la reazione indignata dell’opposizione del Syriza che chiede una commissione di inchiesta per entrambi, oltre che l’incredulità della stampa mondiale, che ha osservato come una simile cortina di fumo sia inammissibile a fronte di cittadini vessati da nuove tasse e povertà in lento e progressivo avanzamento.
Ma l’operazione “mani politiche pulite”, come la stampa e il premier l’hanno definita, coinvolgerà altri 54.000 greci che possiedono conti correnti all’estero e che sono sospettati di evasione fiscale. Oltre ai nomi di privati cittadini e imprenditori figurerebbe uno dei più stretti collaboratori del premier conservatore Samaras, oltre a una serie di volti noti dell’industria ellenica che negli anni, fra conflitti di interesse irrisolti e fiumi di denaro investiti anche in società off shore, hanno finanziato gli attuali tre partiti al governo, come più volte spiegato da queste colonne quando la lista nello scorso ottobre venne pubblicata dal direttore del settimanale Hot Doc, Kostas Vaxevanis, prima di essere arrestato e processato per direttissima.
Tra l’altro lo stesso Evangelos Venizelos, prossimo vicepremier e capo del partito socialista del Pasok, potrebbe essere incriminato al pari dell’ex ministro delle finanze Papacostantinou, per mancate comunicazioni sulla lista, visto che ha negato di sapere dove fosse, dicendo di non averla fatta protocollare. Ma sulla commissione invocata da Alexis Tsipras, leader radicale e in salita nei sondaggi politici che lo danno come primo partito del paese, proprio il governo tenta di rallentarne l’attuazione chiedendo che sia giudicato il solo Papacostantinou.
Intanto secondo quanto pubblicato dalla rivista Unfollow alcuni dei magnati più ricchi di Grecia avrebbero dichiarato un reddito personale di meno di ventimila euro. E sfruttando decine di “feritoie” presenti nel nuovo memorandum imposto dalla troika e votato dai trecento parlamentari ellenici, sarebbero riusciti a pagare fino a due volte meno le tasse rispetto anche ai loro dipendenti. La rivista li definisce i “quattro fiori all’occhiello” del Paese. Un magnate, Socratis Kokkalis, ex proprietario della squadra di calcio dell’Olympiacos Pireo e “presente” commercialmente in Grecia dai primissimi anni del dopoguerra praticamente in tutti i campi; uno dei più noti banchieri, Andreas Vgenopoulos; l’armatore e proprietario del canale televisivo Skai, John Alafouzos, e un produttore, Nick Manessis. Su cui i pm hanno acceso un interesse investigativo.
Lo scatto giudiziario in avanti, quindi, non è propriamente figlio della volontà politica tout court, ma solo dell’iniziativa autonoma dei magistrati. Anzi, proprio la politica ellenica fino ad oggi ha rappresentato una sorta di freno a mano tirato quanto e facilitazioni di controlli incrociati e trasparenza di amministratori e ministri. Si pensi che nell’ambito delle indagini sulla Lista Lagarde nella giornata giovedì sono stati ascoltati dai pm per quattro ore due testimoni, di cui uno strettissimo collaboratore dell’ex ministro Papacostantinou, interrogati su chi ha materialmente alterato l’elenco.
E solo per sabato 5, dopo che la notizia era pubblica da almeno una settimana, sono stati convocati come indagati Helen Papaconstantinou, Simeone e Andrew Sykiaridis Rossonis (cugini dell’ex ministro George Papaconstantinou) che dovranno rispondere del miliardo di euro presente nella lista a loro nome. Tra l’altro Rossonis è il principale produttore di armamenti del Paese, da cui transitano la maggior parte degli appalti legati alle armi e alle forniture militari. Chissà se i pm gli chiederanno se conosce i beneficiari del nuovo progetto di difesa del governo Samaras, approvato giovedì, per acquisti di fregate, elicotteri e mezzi anfibi per un totale di 10 miliardi di euro. Dal momento che, accanto a cifre da spendere nei prossimi sette anni ed elenco degli acquisti, non figurano ancora ufficialmente i nomi delle aziende.
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