“Se la direttiva Inps non cambia non mi resterà che divorziare”. Renata Piccolo, trentenne residente a Bologna e sposata da 3 anni, si lascia andare con amarezza a questa considerazione dopo che, nei giorni scorsi, l’Inps ha emanato una circolare (la 149 del 28 dicembre scorso) che prevede che i disabili, per avere la pensione di invalidità civile, debbano fare riferimento non più al reddito personale ma a quello familiare. Il che significa che se si è disabili e sposati e si ha un reddito familiare superiore ai 16.127,30 euro lordi annui – cioè 1.343,9 euro lordi al mese in due – si perde il diritto alla pensione di 270 euro. “Un provvedimento ingiusto che è stato diffuso proprio nel giorno in cui il presidente Napolitano ha chiesto che i tagli tutelino i più deboli – dice Piccolo. – Sono certa che ci saranno divorzi di massa. E’ incredibile che in questo Paese l’unica soluzione sia cercare di fregare lo Stato prima che lo Stato freghi te”.
Ma Piccolo, che fa parte dell’Unione lotta alla distrofia muscolare di Bologna, non è l’unica sul piede di guerra. Anche le altre associazioni dei disabili esprimono indignazione e annunciano battaglia. “Si tratta di un atto gravissimo: l’Inps si sostituisce al Parlamento, assume decisioni politiche, incidendo sulla vita delle persone e revocando pensioni di 270 euro al mese”, commenta Pietro Barbieri, presidente della Federazione italiana per il superamento dell’handicap, dalle pagine del sito internet dell’associazione. Secondo la Fish “questa decisione amministrativa dell’Inps non si basa su alcun dettato normativo, ma su una sentenza della Corte di cassazione, nemmeno pronunciata a sezioni unite, del 2011 (sezione Lavoro, 25 febbraio 2011, n. 4677) peraltro di segno contrario ad altri pronunciamenti della stessa Corte. Da rilevare che, al contrario, per gli invalidi parziali, per i sordi e i ciechi, il limite reddituale considerato continua ad essere quello personale (elemento di disparità di trattamento)”.
Un’eccezione che, secondo l’Inps, è dovuta al fatto che “i ciechi e i sordi hanno leggi speciali, con assegni legati alla loro prestazione personale”. Sempre l’Inps fa sapere che “la giurisprudenza ribadisce che quella degli invalidi civili era un’eccezione. E’ vero che non c’è una norma dietro la circolare però la giurisprudenza è univoca: tutte le prestazioni assistenziali, come ad esempio l’assegno sociale, le pensioni minime, le integrazioni al minimo delle pensioni, sono soggette a reddito familiare. La pensione di invalidità civile ha sempre costituito un’eccezione ed era tempo di cambiare”.
Non si sa quale sia il numero dei disabili sposati che si troveranno a dover pensare al divorzio: l’Inps ha comunicato che per ora non ha la possibilità di rilasciare dati al riguardo. Quel che è certo, però, è che gli invalidi civili parziali e totali in Italia, esclusi ciechi e sordi, che avevano diritto all’assegno – secondo i dati del sito dell’Inps – sono quasi 730mila.
“Questa è una decisione politica che colpisce i più poveri espropriandoli di una pensione dall’importo risibile – ribadisce Barbieri sul sito della Fish – È una decisione che provoca inaccettabili ripercussioni oltre a insostenibili disparità di trattamento. Chiediamo ai partiti in campagna elettorale di dare un segno esigendo l’immediata sospensione di questo atto contrario ad ogni regola democratica e morale. Chiediamo anche chiarezza rispetto ai meccanismi di assunzione di tale provvedimento: vogliamo sapere chi, dall’interno dei ministeri responsabili, abbia avallato questa iniqua decisione”.