Secondo due consiglieri comunali d'opposizione, la titolare del Welfare, Laura Rossi, nel riordinare le nuove posizioni organizzative del suo settore, ha favorito chi al tempo della sua vertenza contro il Comune di Parma si era schierato dalla sua parte e penalizzato invece chi le era andato contro
A sette mesi dalla nomina del sindaco Federico Pizzarotti, a Parma c’è già chi chiede la testa di un assessore. A finire nella bufera questa volta è Laura Rossi, ultima a essere nominata in ordine di tempo nella giunta Cinque stelle con la delega al Welfare, accusata di conflitto di interesse e nomine poco trasparenti per la scelta delle nuove posizioni organizzative comunali del suo settore.
A luglio il nome dell’assessore aveva fatto storcere il naso a qualcuno che presagiva possibili problemi e situazioni scivolose, visto che Rossi, a differenza degli altri colleghi, ha un passato “anomalo”: dipendente comunale, nel 2011 aveva intentato e poi vinto una causa contro il Comune di Parma per demansionamento, e quindi diventando membro della giunta avrebbe coordinato il settore in cui aveva lavorato e le persone con cui si era scontrata nella vertenza. A distanza di tempo, per i consiglieri di minoranza Roberto Ghiretti (Parma Unita) e Giuseppe Pellacini (Udc), i presagi diventano realtà. L’occasione è la riorganizzazione della struttura del Comune voluta dai Cinque stelle con una selezione interna per ricoprire le posizioni organizzative di struttura. Secondo i consiglieri, l’assessore Rossi ne avrebbe approfittato “per togliersi qualche sassolino dalle scarpe”, favorendo chi a suo tempo si era schierato dalla sua parte e penalizzando invece chi aveva avuto una posizione conflittuale nei suoi confronti.
La vertenza della Rossi si era conclusa a inizio maggio 2012 con un accordo di risarcimento per il danno biologico subito di 27mila euro (di cui 7mila euro come rimborso di spese legali). A testimoniare a suo favore in tribunale era stata un’altra dipendente comunale, Elisabetta Mora, mentre per il Comune aveva testimoniato Emma Pincella, che ricopriva la posizione organizzativa Minori, adulti e inclusione. Casualità vuole che, secondo le nuove graduatorie diffuse tra i dipendenti il 27 dicembre, Pincella sia stata rimossa dall’incarico. Al suo posto, compare il nome di Elisabetta Mora. “Coincidenze inquietanti – fanno notare i consiglieri – visto che il posto di Emma Pincella, che da anni è a capo di quel servizio, è stato preso proprio da colei che aveva testimoniato per la Rossi”. E alla luce di questi fatti, Ghiretti e Pellacini puntano il dito sulla trasparenza dei Cinque stelle in merito alle selezioni: “Si è davvero badato solo alle competenze per queste selezioni? Questo metodo non è per nulla nuovo rispetto alla vecchia politica: il sindaco dovrebbe ritirare la delega all’assessore Rossi, in quanto siamo convinti che la scelta nella selezione delle posizioni organizzative non tenga conto dei curriculum e delle esperienze passate, ma si ispiri ad altri criteri. L’assessore non deve giudicare spinta da situazioni emotive, ma agire per il bene della città e del Welfare, che è un settore delicato”.
Il caso della Rossi è però solo la punta di un iceberg. Nel mirino dei consiglieri c’è anche la manovra di riorganizzazione del Comune: il bando per le selezioni interne è stato pubblicato il 6 dicembre, il 18 e i giorni seguenti sono stati fatti i colloqui e il 27 sono stati diffusi i nuovi incarichi via internet ai diretti interessati. “Nessuna delibera, ma solo comunicazioni interne e poi la pubblicazione dei selezionati nella rete intranet del Comune il 3 gennaio, senza graduatoria o verbale di selezione – tuonano Ghiretti e Pellacini – alla faccia della trasparenza”. Senza contare che le posizioni organizzative sono state tagliate da 64 a 45 e che nelle nuove risultano escluse “persone di conclamata esperienza”, che sarebbero già pronte a fare causa al Comune, con danno di tutti i cittadini. Per questo Ghiretti e Pellacini chiedono chiarezza sul metodo e sui criteri di selezione. “Di questi fatti, come di altri, il consiglio comunale non è stato informato” aggiungono, puntando il dito anche sul bilancio preventivo, che sarà presentato pubblicamente ai cittadini, prima che ai consiglieri: “Con questi comportamenti il sindaco ricorda Berlusconi – conclude Ghiretti – dovrebbe avere più rispetto per la città e per le sue istituzioni”.
A rispondere a Ghiretti e a Pellacini è il sindaco Pizzarotti: “Non sono gli assessori a decidere le Posizioni Organizzative, ma i dirigenti – ha spiegato – Forse era consuetudine durante il loro assessorato, quando le posizioni erano ben 85, contro le 47 attuali”. Il primo cittadino ha illustrato anche il metodo utilizzato: “ha previsto una selezione sulla base di requisiti di competenza. I candidati selezionati, successivamente, sono stati sottoposti a colloqui con i dirigenti apicali. E non solo con loro, ma anche con un membro del nucleo di valutazione esterno al Comune, dunque di assoluta terzietà. Nel complesso abbiamo contato circa 100 incontri. E sottolineo: i colloqui erano pubblici, nel senso che tutti i candidati avevano diritto a partecipare e a misurarne la validità. Questa procedura ha valorizzato il merito, le competenze ed ha intensificato la trasparenza, diversamente da quanto avveniva in passato, quando le nomine erano per lo più dirette, e non prevedevano colloqui pubblici”.
Per concludere, Pizzarotti va al contrattacco: “Siamo contenti – aggiunge – che Ghiretti e Pellacini non si ritrovino in questa procedura: segno che è netto il distacco tra l’attuale amministrazione e quella precedente, di cui i consiglieri hanno fatto parte, acquisendone tutti i demeriti. Rinnovo dunque un’assoluta ed incondizionata fiducia all’assessore Rossi, che come tutti i suoi colleghi non ha preso parte alla selezione delle posizioni organizzative. La penosa polemica lascia il tempo che trova, e pertanto noi la chiudiamo qua sin da ora”.