Avevo diciassette anni quando ci fu il golpe in Cile. La mia generazione rimane fortemente segnata da quell’evento sanguinoso, che mostrò a tutto il mondo la ferocia e il cinismo del potere imperiale. Allende era stato un grande dirigente, ma aveva avuto un grande limite, quello di essere un profeta disarmato. Il grande movimento popolare che lo sosteneva, il suo governo e il Parlamento democraticamente eletto vennero spazzati via in pochi giorni dalla congiura della cupola militare guidata da Pinochet e sostenuta dagli Stati Uniti. Questa è oramai verità storica accertata anche se in questo caso, al contrario che in quello del Guatemala, devono ancora pervenire le scuse di Hillary Clinton.
Nei suoi finora cinquantotto anni di brillante esistenza Hugo Chavez è stato molte cose. Il presidente più volte democraticamente eletto dalla grande maggioranza del popolo venezolano. L’erede di Simon Bolivar e del suo sogno di unificazione latinoamericana che ha fatto passi da gigante in questi ultimi anni. Ha impersonato la nemesi storica dei movimenti democratici soffocati nel sangue dalle dittature e dagli interventi imperialisti durante tutta la storia dell’America Latina. Uno degli esponenti più importanti e significativi della stagione del rinascimento latinoamericano dopo gli anni bui delle dittatura e quelli rovinosi del neoliberismo. Il tribuno combattivo che, nell’Assemblea generale delle Nazioni Unite, ha saputo trattare come meritava George W. Bush. Il leader rivoluzionario che, nel momento del pensiero unico imperante ha avviato politiche esemplari di redistribuzione del reddito e del potere, dando voce e dignità a classi sociali da sempre escluse e tornando a far vivere nella realtà l’esempio di un diverso ordinamento sociale e politico ispirato a principi di giustizia sociale e democrazia effettive.
Coloro che, per ignoranza, superficialità e malafede, continuano a raccontare la favoletta insulsa del ‘petro-caudillo’, volendo far apparire questo grande leader rivoluzionario come una sorta di Achille Lauro in salsa latinoamericana, ovvero abusano dell’etichetta priva di significato di ‘populista’, non hanno capito in fin dei conti assolutamente nulla. Eppure la storia si incarica di ricordare loro la verità, da ultimo con le elezioni presidenziali e quelle regionali, che hanno confermato la fiducia nei confronti del partito di Chavez, il PSUV, da parte della grande maggioranza del popolo venezolano.
Oggi, che il comandante Chavez sta combattendo una difficile battaglia con la malattia, essi sperano che, senza la sua guida, il PSUV si frantumi e il popolo si scoraggi. Ma credo che si sbaglino ancora una volta. Se infatti è fondamentale il ruolo delle grandi personalità, la storia, in ultima analisi, la fanno i popoli. E non sarà facile far tornare indietro un popolo come quello venezolano che ha saputo godere di diritti e poteri da cui era stato a lungo escluso. Ciò non toglie che ci proveranno con tutti i mezzi possibili. Come ci hanno provato, in tutti questi anni, con tentativi di golpe e di assassinio, i peggiori arnesi della destra reazionaria, da Bush ad Aznar a Sarkozy, che dovrebbero essere chiamati a rispondere di questi ed altri loro crimini.
Quanto alle norme applicabili nell’attuale frangente, la Costituzione venezolana, una delle migliori del mondo dal punto di vista della promozione e della garanzia dei diritti, parla chiaro. Ci troviamo nell’ipotesi prevista dall’art. 234, che prevede, nel caso di temporanea impossibilità del presidente di esercitare le sue funzioni, la supplenza da parte del vicepresidente, per una durata massima di novanta giorni prorogabili per altri novanta da parte dell’Assemblea nazionale. Nell’ipotesi di impossibilità definitiva, chiaramente dettagliate dall’art. 233, si prevede invece lo svolgimento di nuove elezioni entro trenta giorni.
Hugo Chavez chiede oggi unità al popolo venezolano. E non c’è motivo di dubitare che tale popolo risponda ancora una volta in modo affermativo al suo leader. Per difendere e continuare l’opera intrapresa contro ogni privilegio e potere oligarchico e imperiale. Questioni che non riguardano solo l’America Latina ma sempre di più il mondo intero. Parole come rivoluzione tornano d’attualità anche in Europa, dove solo un deciso mutamento di rotta permetterà di uscire dall’attuale impasse.
Una parola che definisce, in modo significativo, la lista capeggiata dal magistrato Antonio Ingroia, a favore della quale ho avuto già modo di esprimermi. Se un pensiero critico è sopravvissuto al neoliberismo si deve a leader come Hugo Chavez. Per questo, a novembre, ho parlato di significato universale della vittoria di Chavez. Concetto che oggi più che mai riaffermo, abbracciando idealmente il grande leader ed esprimendogli l’affetto e la stima profonda delle persone oneste. Camarada Hugo Chavez, te deseamos una pronta recuperacion, per tornare a svolgere a pieno il tuo ruolo fondamentale per il Venezuela e per il mondo. E che crepino gli avvoltoi e gli uccellacci del malaugurio!