Saltato il tavolo di trattativa, i vertici Azimut inviano una lettera di trasferimento a tutti i 180 lavoratori che però non ci stanno: "Ci hanno posto un ultimatum da accettare “senza garanzie" e manca l'accordo sulla cassa integrazione"
“Basta minacce e ricatti da parte dell’azienda”. I 180 lavoratori Atlantis che rischiano il posto, esasperati dall’atteggiamento dei vertici Azimut-Benetti, hanno deciso di occupare lo stabilimento di Sariano di Gropparello. Nel pomeriggio, dopo che l’ultima trattativa è ormai sfumata, sono saliti sul tetto e da lì stanno manifestando, dopo aver bloccato la produzione.
La protesta nasce dalla lettera, inviata dall’azienda ai lavoratori, in cui in sostanza viene dato un ultimatum perché accettino il trasferimento, “senza garanzie” hanno spiegato i dipendenti e al mancato accordo sulla cassa integrazione al tavolo di trattative che si è svolto questa mattina a Torino.
“E’ un ricatto, perché nel piano sociale vincolano la miserabile buonuscita con la possibilità della cassa integrazione. O si accetta una o l’altra ma alla fine non si prende un bel nulla” ha detto Mara Bertocchi, Rsu di Atlantis. Per questo gli operai di Sariano di Gropparello hanno occupato la fabbrica nautica – che produce imbarcazioni di lusso – e alcuni operai sono saliti sul tetto.
“L’azienda non rispetta gli accordi”, ripetono i dipendenti che protestano, i quali hanno sottolineato l’atteggiamento di minaccia dei vertici: “In seguito all’incontro nella sede di Confindustria il loro piano sociale era stato bocciato perché insufficiente a garantirci tutti – dicono a gran voce – ora ci fanno sapere che, se non accettiamo il trasferimento, ne conseguirà il licenziamento per giusta causa. Non siamo disponibili ad altri ricatti”.
Un clima di tensione, che nasce dalla volontà del gruppo torinese di chiudere lo stabilimento piacentino, senza appello. La data ultima era stata fissata per il 31 dicembre 2012 ma, dopo lunghi tavoli di confronto con le istituzioni, erano stati dati altri due mesi di tempo per trovare una soluzione e avviare gli ammortizzatori sociali. Ma l’azienda non sembra voler seguire questa strada: “Avevano assicurato una riorganizzazione, sottoscrivendo un accordo al ministero dello Sviluppo economico – precisa Bertocchi – ed era compresa la cassa integrazione straordinaria. Noi siamo scesi a patti, facendo ripartire il trasferimento delle imbarcazioni e loro ci mandano una lettera ultimatum del genere? Non ci stiamo, chiediamo che il tavolo di confronto sia riattivato, ma sgombro da ricatti e minacce”.
Conclusa la manifestazione, i dipendenti si sono riuniti in assemblea per darsi una linea comune, in vista dell’incontro che si terrà in Provincia. Per ora hanno deciso che la lotta continuerà, con il blocco e l’occupazione del tetto dello stabilimento, fino al 9 gennaio. Poi, a seconda di come andrà la discussione in via Garibaldi alla presenza dell’assessore al Lavoro Andrea Paparo, decideranno come muoversi.
Certo è che, per le prossime due notti, sei lavoratori a turno rimarranno in cima ad Atlantis. E’ infatti già arrivato tutto il necessario per allestire l’accampamento, dalle tende, ai fornelletti, fino ad arrivare ai generi di prima necessità. Un gesto simbolico, “che vuole far vedere cosa siamo pronti a fare per salvare il nostro posto di lavoro” ha confermato un dipendente, che questa notte dormirà all’addiaccio.