Rapimento lampo in Libano. Mario Rebeschini, presidente dell’Associazione italiana fotoreporter, e Rossella Santosuosso del Resto del Carlino, insieme a Elisa Murgese, cronista di Radio Popolare e Left e a il giornalista piacentino Gianfranco Salvatori, sono stati rapiti nel primo pomeriggio del giorno dell’Epifania nel paese dei Cedri, dove si trovavano insieme ai soldati italiani in missione Onu Unifil

“Un episodio che offende il popolo libanese oltre ai soldati e ai giornalisti in missione Unifil” ha commentato il generale Antonio Bettelli, responsabile del settore Ovest della missione nonché, in Italia, comandate della brigata Friuli con sede a Bologna. Soldati e cronisti ora, dopo ore di tensione, stanno bene e sono già rientrati al lavoro nella base Onu di Shana.

Il rapimento è avvenuto domenica pomeriggio, quando il gruppo di cronisti e fotografi si trovava con i soldati su alcuni mezzi in un villaggio nella zona di Shama, area controllata dagli hezbollah. E’ qui che il convoglio è stato fermato da almeno venti persone, molte di loro armate, che gli chiuso la strada con le loro auto. Uno dei guerriglieri avrebbe minacciato di morte militari e giornalisti qualora non avessero collaborato.

Ai reporter sono state sequestrate macchine fotografiche, cellulari, documenti e attrezzatura digitale. Ai soldati italiani sono state prese le attrezzature radiofoniche e addirittura smontati i mezzi di trasporto.

“Al rientro dai riti greco cattolico romano e cristiano maroniti per ricordare l’Epifania”, ha raccontato il fotografo Mario Rebeschini al sito web del Resto del Carlino, “i due mezzi di scorta Unifil (United Nation Interim Force in Lebanon; ndr) di base a Shama, che ci accompagnavano, è stato bloccato da un gruppo di libanesi in un’area in maggioranza Hezbollah. Senza tanti complimenti noi, i militari e l’ufficiale di scorta siamo stati costretti a scendere dai camion e rapinati di cellulari, registratori e macchine fotografiche”.

A gestire la situazione è stato il tenente colonnello Giovanni Ramunno. Alla fine, dopo circa un’ora di azione diplomatica, e grazie all’intervento di una pattuglia della Laf, le forze armate libanesi, i militari italiani e i giornalisti sono stati rilasciati.

Giornalista professionista e fotoreporter, Mario Rebeschini vive e lavora a Bologna e collabora con giornali, riviste, case editrici. Organizza i corsi di fotogiornalismo per la Scuola Superiore di Giornalismo dell’Università di Bologna ma anche per fotografi non esperti che scattano con macchinette digitali e cellulari. “Noi tutti stiamo bene anche se alleggeriti delle nostre attrezzature fotografiche. Girare senza la macchina sulla spalla è una strana sensazione. Sensazione peggiorata dal fatto che siamo stati privati anche dei nostri registratori con tante interviste, alcune particolarissime. Io stavo facendo un servizio su come viene vissuta la religiosità in un ambiente militare dove vivono e cercano portare la pace almeno 36 nazioni dell’Onu. Riuscirò ricostruirlo ma con fatica”.

Gianfranco Salvatori, ex caposervizio della Cronaca e collaboratore del Piacenza.it e di Radio Sound, è un giornalista embedded che e ha seguito l’esercito italiano nelle missioni in Kosovo, Libano e Afghanistan. “Pensi che qualcosa potrebbe andare storto solo per un attimo. Poi cominci a scattare fotografie” aveva detto prima di partire, nel presentare i suoi i dispacci che avrebbe inviato dall’ennesimo viaggio. Il rischio lo conosceva bene, ammetteva: “E’ ovvio. Ma l’adrenalina è superiore alla paura. Quando sei a bordo di un Lince o di un elicottero vieni preso dal paesaggio e dal lavoro dei militari. In fondo sei lì per scrivere. E allora scrivi”. 

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