Dopo mesi di blocchi, picchetti, manganellate, denunce e trattative sembra avviarsi alla chiusura la vertenza dei facchini del magazzino Ikea di Piacenza. Ieri sera nel corso di un incontro al comune della città, e con la mediazione del sindaco Paolo Dosi, degli assessori competenti e dei sindacati, è stato siglato l’accordo che prevede il reintegro dei nove lavoratori sospesi dalle cooperative di facchinaggio che gestiscono in appalto la logistica del gigantesco magazzino di Piacenza, che serve tutto il Sud Europa. Da mesi il loro caso sollevava polemiche per le accuse di comportamento antisindacale, per i blocchi ai cancelli del deposito e la risposta violenta della questura piacentina e infine per i boicottaggi contro Ikea sul territorio nazionale.

I facchini in mobilitazione accusavano le cooperative del consorzio Cgs di obbligare alcuni lavoratori a lavorare molte più ore del dovuto, mentre altri vedevano ridotte le ore di servizio, con buste paga che scendevano fino a 400 euro al mese. I lavoratori penalizzati erano proprio quelli iscritti al sindacato Si Cobas, il sindacato di base che da mesi conduce la vertenza con i facchini e che si è scontrato non solo con le cooperative ma anche con l’ostilità dei sindacati confederali e di gran parte delle forze politiche cittadine che non approvavano i metodi di lotta messi in campo dai facchini.

Nel suo comunicato, il Si Cobas annuncia che “nell’arco di una settimana si dovrebbe giungere ad un accordo che prevede il reintegro dei 9 lavoratori ancora esclusi dal Deposito Ikea ed aprirsi un tavolo per discutere della piattaforma sindacale avanzata all’inizio della vertenza. Nel frattempo, i lavoratori in lotta manterranno il presidio davanti al Deposito in attesa che venga siglato l’accordo sindacale con l’intermediazione delle istituzioni piacentine.” Non tutti i lavoratori riprenderanno il lavoro al magazzino Ikea però, dato che probabilmente alcuni accetteranno un accordo economico e concluderanno il rapporto di lavoro con le cooperative.

A partire dalla scorsa estate, quando le cooperative avevano cominciato a diminuire il lavoro ai lavoratori del Si Cobas, i facchini Ikea con l’aiuto di esponenti della sinistra piacentina, in particolare Rifondazione comunista e i giovani del Network antagonista piacentino, hanno tenuto picchetti e blocchi davanti al deposito per settimane. I picchetti hanno portato a scontri anche duri, e le immagini della polizia che manganellava i manifestanti inermi hanno fatto il giro del mondo. Presidi di solidarietà si sono tenuti davanti ai negozi Ikea in diverse città del paese. La campagna di boicottaggio di Ikea nei mesi scorsi era anche arrivata online, quando in solidarietà con i lavoratori decine di persone avevano invaso di proteste un sito pubblicitario dell’azienda, portandolo infine alla chiusura. In novembre il momento più duro, con la minaccia da parte delle cooperative del licenziamento di più di cento lavoratori dopo che Ikea aveva parlato di spostare parte della sua logistica su altri magazzini.

I picchetti e le manifestazioni davanti al deposito di Piacenza sono continuati sino a pochi giorni fa, in attesa di veder sbloccare la trattativa. Ieri l’annuncio. Quella di Ikea è solo l’ultima delle ormai numerose vertenze vinte dal Si Cobas nel grande polo logistico di Piacenza, dove sono diffusissimi gli appalti a cooperative e dove gran parte dei facchini sono migranti.

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