Mi viene in mente il bellissimo film “La sposa siriana“. La protagonista, interpretata da Clara Khoury, è Mona, ragazza drusa cresciuta nel Golan israeliano e innamorata di un uomo che vive in Siria. I due, separati dal confine, comunicano da un’altura all’altra attraverso l’uso dei megafoni. Questa storia vera e tutt’altro che insolita tra gli innamorati del Golan, che fino a quando il muro non sarà stato definitivamente eretto, potranno ancora consolarsi guardandosi da lontano, è destinata a complicarsi ulteriormente. I contatti tra Israele e Siria sono ufficialmente interrotti da decenni visto che i due paesi sono teoricamente in guerra. Quando un abitante del Golan passa dalla parte israeliana a quella siriana o viceversa non può più tornare indietro.
Questo è il destino degli innamorati, costretti a abbandonare le loro famiglie per sempre per perseguire l’amore, un sentimento che in questo caso li pone di fronte a un terribile compromesso. Netanyahu non ha ancora compreso che non sono i muri a garantire la protezione di uno stato perché essi generano frustrazione, come nel caso degli abitanti del Golan o dei Palestinesi di Gaza. Solo il dialogo e il reciproco riconoscimento – certamente strade molto più difficili da percorrere – possono ridare l’armonia a tutta l’area, ma questa sembra destinata a rimane un’utopia.