Nel giorno del suo 66mo compleanno è tornato David Bowie! All’appello mancava soltanto lui: da Bob Dylan a Leonard Cohen da Paul Mc Cartney agli Stones; non è abbastanza? Si aggiunga allora la recente apparizione in tv dei Led Zeppelin! Insomma, tra reunion varie e ritorni eccellenti, si può tranquillamente affermare che l’era mesozoica della musica non si sia ancora definitivamente conclusa! Dinosauri, mammuth, pterodattili, chiamateli come volete, quel che è certo sta nel fatto che, a fare la differenza, sono sempre e soltanto loro! Il Rock è roba per vecchi! Se lo mettano in testa giovani e meno giovani.
Ma torniamo a David Bowie, proprio oggi su Itunes è possibile acquistare Where Are We Now, il singolo che “udite, udite” precede l’uscita di The Next Day, il nuovo album in uscita i primi di marzo. Ora, che cosa aspettarsi? Sarà questo il disco capace di nutrire le flebili speranze che ancora alimentano il mondo della musica? Fuggiamo subito dai luoghi comuni, il termine innovazione non è sinonimo ad uso e consumo esclusivo di Bowie, o quantomeno della sua sterminata discografia, la sperimentazione alla quale si è prestato è prevalentemente vincolata agli anni ’70, nel decennio successivo tutto ha fatto fuorché sperimentato. Ad onor del vero una lieve e sparuta fiammella avrebbe dovuto essere percepita anche negli anni ’80, non tutto è stato da buttare; per rendersene conto, sarebbe bastato applicare all’ascolto una dose discreta di amore incondizionato: canzoni come Loving the Alien stanno lì a dimostrarlo. Ma sono gli anni ’90 quelli della rinascita. Bowie ritorna alla sperimentazione e, di fatto, la sua musica torna nuovamente cangiante: Outside è la dimostrazione che la ricerca applicata alle intuizioni resta la massima peculiarità, un dolce refrain al quale affidarsi nei momenti bui e difficili, come quelli Post-Millenium Bug: Heaten e Hours – non se ne vogliano i fans – restano lontani dalle percezioni migliori e riconducono alla negazione delle sue infinite possibilità.
Esistono dunque ragioni per credere che il disco di Bowie possa favorire l’ennesima resurrezione del mito? Dopo un silenzio auto-imposto di portata decennale è logico aspettarsi un grande album! E comunque, come ampiamente ribadito in altri post, David Bowie abita nell’olimpo dei grandi e da quel picco “può fare e disfare quello che vuole”.
Nel frattempo il solito dj qualunque, presa coscienza del clamoroso ritorno del Duca Bianco, non solo ha dato un colore diverso alla propria giornata ma si augura fortemente che il 2013 possa regalare in termini musicali (e non solo) profonde soddisfazioni.
9 canzoni 9 … per celebrare (il mio) David Bowie
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