L’indiscrezione offerta venerdì sulle pagine del New York Times, ha trovato conferma: giovedì 17 gennaio il ciclista texano sarà ospite del più prestigioso salotto tv americano, quello di Oprah Winfrey. L'obiettivo è quello di tornare a raccogliere soldi per la sua fondazione
Lance Armstrong è pronto a confessare l’uso sistematico di doping. E in ossequio alle leggi della società dello spettacolo non lo farà nelle aule di un tribunale, ma in un’intervista televisiva, magari condita da lacrime e all’insegna del pentimento: alla ricerca della felicità e di quella ‘seconda possibilità’ che è elemento fondativo del sogno americano. L’indiscrezione offerta venerdì sulle pagine del New York Times, ha trovato conferma oggi: giovedì 17 gennaio Armstrong sarà ospite del più prestigioso salotto televisivo americano, quello di Oprah Winfrey. La confessione servirà ad Armstrong non tanto per evitare una possibile condanna per falsa testimonianza, quanto per tornare a gareggiare nel triathlon e, soprattutto, recuperare gli sponsor e le donazioni per la sua fondazione di ricerca contro il cancro Livestrong. Ma potrebbe non bastare, visto che anche ieri sono emerse nuove accuse di tentata corruzione e minacce messe in atto da corridore texano e dal suo entourage.
Armstrong, il dominatore negli ultimi vent’anni di ciclismo, è stato qualificato retroattivamente il 22 ottobre scorso dalla Uci (Unione ciclistica internazionale), che gli ha tolto tutte le vittorie conseguite: tra cui i sette Tour de France. Dopo che l’agenzia antidoping statunitense Usada lo aveva radiato per aver organizzato insieme alla sua squadra Us Postal “il più grande sistema doping del mondo”, come risulta da un dossier di oltre mille pagine. Ma i guai per l’ex atleta miracolato, che aveva sconfitto il cancro ed era tornato a gareggiare più forte di prima, anzi, più forte di tutti, non sono stati solo di natura sportiva. Innanzitutto Armstrong è seriamente a rischio carcere, per avere dichiarato il falso in una testimonianza sotto giuramento davanti a un tribunale americano nel 2005. E non sarà un’intervista televisiva con annessa confessione a concedergli l’impunità.
Ma i guai sono anche di natura economica, poiché al momento della squalifica molti sponsor hanno abbandonato il corridore. Anche se alcuni di questi sponsor, come la Nike, devono ancora rispondere alle accuse mosse da diversi ex compagni e da alcuni medici di avere aiutato Armstrong a coprire dei risultati positivi ai test antidoping attraverso cospicue donazioni. Ecco che però, da questo punto di vista, la sua presenza nello show di Oprah potrebbe rivelarsi un toccasana. Un Armstrong che chiede scusa e si pente sarebbe di nuovo appetibile dagli sponsor, pronti a correre in soccorso all’eroe caduto che si rialza contro le avversità. E il corridore potrebbe così recuperare remunerativi contratti e ridare lustro – e riportare fondi – anche alla sua fondazione Livestrong, da cui fu costretto a dimettersi dopo la radiazione, quando le donazioni iniziavano a crollare.
Ma se agli occhi di un’intera nazione Lance Armstrong potrà riabilitarsi con una chiacchierata televisiva, che sarà registrata nei prossimi giorni nella sua casa di Austin, nel Texas, il pubblico pentimento non lo salverà dalle numerose inchieste ancora in corso per tutta una serie di donazioni sospette, nell’ordine delle centinaia di migliaia di dollari, effettuate sia alla stessa Uci che ad alcuni laboratori medici svizzeri incaricati di svolgere i test su fialette di sangue sospetto. E dalla nuova accusa che gli ha riservato il direttore dell’Usada Travis Tygart, che ieri durante la trasmissione televisiva 60 minute della CBS ha rivelato che membri dell’Usada hanno ricevuto minacce di morte, che anche testimoni dell’inchiesta sono stati minacciati, e che un rappresentante del corridore nel 2004 si è presentato da lui con un offerta di 250 mila dollari a favore dell’Usada. L’ennesima denuncia di un tentativo di copertura delle indagini con ogni mezzo necessario che, insieme agli altri menzionati sopra, già da tempo è agli atti delle varie inchieste. Se la televisione potrà restituire al ciclista una verginità pubblica, lo svelamento del ‘sistema Armstrong’ che ha infettato le ultime due decadi del ciclismo è solo all’inizio.