C’è sempre un’emergenza più importante: quando non è la guerra fredda è il terrorismo, quando non è un terremoto è la crisi economica. E così, a furia di legiferare in nome di questa, da più di sessant’anni le norme programmatiche della Costituzione italiana rimangono inattuate, quando non addirittura violate, per l’inazione, inconsapevole quando non calcolata, di governi e parlamenti che si sono alternati fino ad oggi.

L’emergenza è quel che focalizza lo sguardo del cittadino, che ne sfrutta l’emotività. Qualora poi, oltre all’empatia, si faccia strada anche la paura, il cittadino abdica presto alle sue prerogative e ai suoi diritti, accettando ciò che il potere gli propone come ricetta.

È questa, in estrema sintesi, la shock economy teorizzata da Milton Friedman e applicata, per citare un caso celebre, da Pinochet nel regime cileno che seguì il golpe del 1973. Strategia che, a ragione o a torto, credo sia attuata, in maniera meno brutale, anche dai tecnici d’Europa.

Uno scenario inquietante che rischia di deprimere ogni sforzo politico, soffocato dai non meglio definiti poteri forti. Al pari dell’indifferenza, paura e rassegnazione sono la “palla di piombo per il novatore, la materia inerte in cui affogano spesso gli entusiasmi più splendenti”.
Come se ne esce?

Questa Repubblica, meglio della medicina proposta dai mercati, necessiterebbe di un ricostituente. O, meglio, di una Ricostituente. Un’assemblea, cioè, che predisponga gli impianti legislativi necessari per la piena attuazione della Carta.

E, visto che già possiamo immaginare le risposte tergiversatrici dei parlamentari e dei governanti, da decenni impegnati ad arginare le emergenze, osiamo essere più provocatori: l’assemblea dovrebbe essere civica. Nessun lavoro in più per questi parlamentari oberati dallo sfiancante lavoro di passacarte che, negli anni, è stato loro attribuito da governi che si ergono a normatori con l’uso prepotente di decreti legge (come il maestro venerabile Gelli proponeva) e da partiti più interessati alla propaganda che al “concorrere con metodo democratico a determinare la politica nazionale”. Insomma, un’assemblea formata da persone competenti e oneste, che vari proposte, formalmente pronte per il voto in aula, che governo o parlamentari potranno presentare alle Camere.

Quelle della Ricostituente non saranno proposte tecniche, ma politiche. La shock economy è così efficace perché le scelte dei governi vengono descritte come tecniche, quando non sono altro che scelte politiche. E, in quanto politiche, a queste proposte esistono delle alternative, sostenibili ed egualmente legittime.

Perché alla politica della paura si risponde con l’impegno nel creare un’alternativa al pensiero unico.

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