Politica

Mai dire Nord

Bobo Maroni l’aveva detto un anno fa, in tempi non sospetti, con la ramazza in mano: “Se Berlusconi appoggia Monti, poi quando si andrà alle elezioni non può chiedere alla Lega di fare accordi” (27-1-2012). Per carità, “Berlusconi è una persona che ammiro, anzitutto perché è presidente del Milan di cui sono tifosissimo e perché ha sempre dato sostegno alle mie richieste, ma la sua decisione di schierarsi col governo ha sancito la fine di un ciclo politico” (12-3). Anche il vecchio Bossi concordava tranchant: “Silvio politicamente è finito” (30-7). E Bobo padanamente rincarava su Facebook: “Secondo Libero la grande ammucchiata Bersani-Vendola-Casini farà tornare la Lega alleata di Berlusconi. Ma chi l’ha detto? Ma chi lo vuole?” (2-8). Ci mancherebbe, ma che scherziamo? ”L’alleanza Lega-Pdl è una cosa che mi pare di aver già visto qualche anno fa: un déjà vu. Noi siamo per il cambiamento, per il nuovo e guardiamo al futuro. Il futuro è ‘Prima il Nord’, una Lega forza egemone che aggrega forze e non è aggregata” (28-8). Ecco, egemone e non aggregata. La parola d’ordine era una sola, categorica e impegnativa per tutti: “Non cedere niente delle nostre idee sul piano delle alleanze romane: basta, capitolo chiuso. Berlusconi è un amico, ma oggi dopo quello che è successo, l’appoggio del Pdl al governo Monti, ha senso che parliamo di una possibile alleanza? Io dico di no, la Lega si allea con la Lega, con i cittadini del Nord” (1-9).

Ecco: la Lega con la Lega, e basta: deve ancora nascere chi la mette nel sacco. E poi, che diamine, “i nostri ideali non sono in vendita: sull’alleanza in Lombardia Berlusconi sbaglia, perché ne fa una questione di poltrone e non di ideali” (3-11). Il Cainano conveniva e confidava a Vespa che di appoggiare Maroni in Lombardia non se ne parlava manco per scherzo: “La Lega ha già la presidenza di due regioni importantissime, Veneto e Piemonte, è impossibile che il Pdl rinunci anche alla Lombardia” (3-11). Ma dove siamo? Mica ci ho scritto Giocondo.

Intervenne anche Roberto Cota, quello con la faccia sveglia, l’intellettuale del gruppo: “L’alleanza col Pdl? La Lega ha la sua posizione, è pronta e organizzata per andare da sola. Maroni è candidato in Lombardia col nostro programma. Penso che la gente lo voterà e che potrà vincere anche da solo. Il Pdl ha deciso di appoggiare il governo Monti, noi siamo stati contro dall’inizio. E restiamo coerenti, non come quelli che a Roma votano le misure di Monti e poi, quando vengono sul territorio, se ne dimenticano…” (15-11). Ecco, mica come quelli di Roma. Maroni sottoscriveva: “Non accetterò alcuno scambio col Pdl, anzi a questo punto non voglio più parlare di alleanze. Io che ho impugnato le scope per fare pulizia nella Lega faccio fatica a immaginare un patto col Pdl se in campo c’è ancora il Cavaliere” (4-12). Lui che aveva impugnato le scope: non una, tante.

Anche Luca Zaia, il Pomata, le cantava chiare a chi di dovere: “Per la Lega si delinea sempre di più l’eventualità di correre da sola alle prossime elezioni” (4-12). Oh come si delineava. E che il nano non facesse tanto il furbo, ché ci pensava Bobo a sistemarlo per le feste: “Il problema è Berlusconi, non il Pdl. Se perdo con lui in campo, siamo finiti” (Roberto Maroni, 11-12). E la sua “minaccia di far cadere le giunte di Veneto e Piemonte”? “Una barzelletta. Ma chi è questo B?” (12-12). E poi la base non sentiva ragioni: “Siamo pronti a correre da soli: questo chiedono i militanti. Berlusconi ha deciso di occupare tutti gli spazi televisivi, ma non so quanto gli renda, perché la gente dice ‘adesso basta’, lui comincia a stufare, ripete sempre le stesse cose” (20-12). Del resto, sentenziò tacitiano il Guido Salvini, “meglio perdere da soli che in compagnia del Cavaliere” (2-1).

Dunque la Lega torna con Berlusconi. Ok? Ok. Come promesso.