Ilfattoquotidiano.it applica il fact checking alle affermazioni di candidati e leader in vista del voto di febbraio. I lettori possono partecipare grazie alla piattaforma online sviluppata da Fondazione Ahref. A partire da questa sera, quando Silvio Berlusconi sarà ospite a Servizio pubblico di Michele Santoro. Ecco intanto una rassegna delle sue bufale più recenti in fatto di tasse, alleanze, candidature e "successi" di governo
Debutta col botto, anzi con la bufala, l’alleanza Pdl-Lega in Lombardia. Con il candidato presidente Roberto Maroni che dimostra di avere idee molto confuse sulla promessa principe della sua campagna elettorale: riportare il 75% delle tasse in Lombardia (leggi l’articolo e guarda il video). La bufala è una malattia contagiosa della politica, specie in campagna elettorale. Silvio Berlusconi non ne è l’unico portatore, ma in questa corsa disperata per la rimonta ne ha fatto una vera e propria strategia. Bufale a mitraglia, dalla tv, dalla radio, sul web, per annebbiare nelle parole il giudizio negativo che i cittadini hanno dato sulla sua azione di governo, sulle sue vicende personali e sui tanti scandali del Pdl.
Questa sera Berlusconi sarà ospite a Servizio pubblico, la trasmissione di Michele Santoro su La 7. I lettori di ilfattoquotidiano.it (che come sempre trasmetterà la puntata in diretta streaming dalle 21) potranno partecipare al fact checking sulle sue affermazioni grazie alla piattaforma sviluppata dalla fondazione Ahref. La verifica delle affermazioni può riguardare l’esattezza di dati e fatti citati, la coerenza con affermazioni e comportamenti precedenti, la concreta fattibilità delle promesse…
Intanto vi proponiamo la verifica di alcune delle più recenti affermazioni di Silvio Berlusconi su tasse, candidature pulite, alleanze, “successi” di governo.
Marcegaglia che “nemmeno capiva”
“Sappiamo come la pensa il direttore di Confindustria: era lui (Alberto Bombassei, ndr) che scriveva i discorsi alla Marcegaglia, che poi nemmeno capiva…”. Porta a porta, 9 gennaio 2013
Berlusconi la pensava esattamente all’opposto quando la presidente di Confindustria era idealmente più vicina il suo governo: “Ecco la nostra presidentessa, la mia presidente di Confindustria, Emma Marcegaglia”. Così l’accoglieva l’allora presidente del consiglio agli Stati generali di Roma capitale il 23 febbraio 2011. E aggiungeva: ”Quella che noi a Milano chiamiamo bella tosa (ragazza, ndr)”. E pensate quale rischio ha fatto correre all’Italia lo stesso Berlusconi quando, all’assemblea di Confindustria del 27 maggio 2010, candidò quella che “nemmeno capiva” a ministro delle Attività produttive.
Il contratto con gli italiani
“Ho qui il contratto con gli italiani firmato nel 2001 e quell’altro firmato il 10 aprile 2008. Tutti questi punti sono stati rispettati, è stata l’Università di Siena a sottolineare che l’85% del contratto con gli italiani è stato onorato”. Porta a porta, 9 gennaio 2013
Il riferimento è a uno studio dell’Università di Siena pubblicato nel giugno 2005 (qui il testo integrale). Per prima cosa, lo studio parla dell’80% e non dell’85%, come dice Berlusconi: “Nel caso del governo Berlusconi, scopriamo che nei quattro anni di vita di questo gabinetto (2001-2005, ndr) si è potuto registrare l’attuazione (almeno parziale) dell’80% delle promesse più importanti”. Tra queste, continua, “il piano per la ri-organizzazione della pubblica amministrazione (piano Stanca), la devoluzione, la semplificazione legislativa, numerose opere pubbliche, la riduzione fiscale per le imprese, quella parziale per le famiglie, le misure tese a far rientrare i capitali all’estero, la riforma del lavoro, la nuova legge sull’immigrazione, la separazione delle carriere fra giudici e pubblici ministeri, una nuova riforma della scuola”.
Altro dettaglio sottaciuto dal Cavaliere è che lo stesso studio calcola che “i ministri del governo Prodi hanno, in solo due anni, trasformato (almeno parzialmente) il 75% delle promesse più rilevanti in qualche forma di decisione”. Cioè quasi lo stesso risultato di Berlusconi, ma in metà del tempo. In più, a raffreddare gli entusiasmi berlusconiani pensò direttamente il curatore dello studio dell’Università di Siena, il politologo Maurizio Cotta: “Bisogna chiarire una cosa. Nei nostri parametri di ricerca, per promessa attuata s’intende discussa almeno una volta in Parlamento. Che poi le proposte di legge siano passate o meno, è un altro discorso”.
Gli incandidabili
“Abbiamo chiesto questo sacrificio ai nostri parlamentari, quello di non ricandidarsi se inquisiti”. E Nicola Cosentino? “Mi duole il cuore, perché ho letto tutti gli atti che lo riguardano e non c’è nulla di nulla”. Porta a porta, 9 gennaio 2013
La regola annunciata da Berlusconi vale anche per Marcello Dell’Utri? Dell’Utri non è solo inquisito, ma condannato in via definitiva per false fatturazioni di Publitalia (azienda del gruppo Fininvest) dal tribunale di Torino il 28 ottobre 1999. E’ attualmente imputato di concorso esterno in associazione mafiosa a Palermo, dopo che la Corte di cassazione ha annullato la sua condanna a sette anni di carcere, con un rinvio in appello per un parziale difetto di motivazione. ”Credo che noi presenteremo delle liste, dolorosamente, anche con le esclusione di chi è molto chiacchierato. Dell’Utri è un galantuomo”, ha affermato Berlusconi a SkyTg24 il 2 gennaio 2013. Ma tre giorni dopo, il 5 gennaio, le cose cambiano. A proposito della lista Grande Sud, alleata con il Pdl, Berlusconi afferma in videochat su Corriere.it: “Non so se Miccichè, che è amico di Dell’Utri, lo candiderà”, ma “sarebbe un arricchimento”. Fino a questo momento, inoltre, dal Pdl non è arrivato alcuno stop ufficiale a candidature di inquisiti, per esempio in Campania.
Le primarie che (non) verranno
“Che bisogno c’era di fare le primarie tra il fondatore del partito e il suo successore? Tra Berlusconi e Alfano, cioè tra padre e figlio, non ci poteva essere un contrasto, Alfano era d’accordo a non farle perché risibili”. Porta a porta, 9 gennaio 2013
Angelino Alfano era talmente d’accordo sul fatto che le primarie fossero “risibili”, che il 24 novembre 2012 dichiarava: ”Ci auguriamo che il presidente Berlusconi comunichi al più presto la sua decisione in modo tale che tutti noi possiamo essere operativi e con questa gara delle primarie il Popolo della Libertà esca più forte e irrobustito con una coesione che non è mai venuta meno”. L’occasione, informa l’agenzia Ansa, era “l’apertura della campagna elettorale per le primarie del Pdl del 16 dicembre”. Il 16 dicembre è passato, le primarie non sono mai state fatte.
Come volano i sondaggi
“Per i nostri sondaggi siamo al 30,7-31%”. Porta a porta, 9 gennaio 2013
Davvero l’alleanza Lega-Pdl è così popolare nell’elettorato? Basta visitare il sito istituzionale www.sondaggipoliticoelettorali.it e scorrere le rilevazioni pubblicate il 9 gennaio per vedere stime molto diverse da quella citate da Berlusconi. Ipsos per Rai-Ballarò dà il centrodestra (Pdl, Lega, La Destra, Fratelli d’Italia, Grande Sud) al 24,1%, Demopolis per La7 al 28%, Ipr marketing per Porta a porta al 27%, Istituto Piepoli per Affari italiani al 29%. Guarda caso il sondaggio (apocrifo) citato da Berlusconi è l’unico che lo sopravvaluta oltre la soglia psicologica del 30%.
Lega nord, l’alleato innominato
“Sulle pensioni non sarà facile intervenire. Io non l’ho potuto fare perché un alleato non mi ha permesso di farlo”. Porta a porta, 9 gennaio 2013
Chi sarà l’alleato che Berlusconi si guarda bene dal nominare? Un piccolo indizio si trova nel titolo della Padania del 9 agosto 2011: “Le pensioni non si toccano”. L’alleato di allora è lo stesso che Berlusconi ripropone oggi: la Lega nord.
Le mani nelle tasche degli italiani
“Noi, negli anni di governo, abbiamo sempre mantenuto i conti in ordine seguendo anche le prescrizioni europee, senza mai mettere le mani tasche degli italiani con l’aumento delle imposte, al contrario di quello che fece la sinistra quando è andata al governo con Prodi”. Teleroma 56, 4 gennaio 2013
A smentire Berlusconi ci pensa Berlusconi. Che, nella conferenza stampa ufficiale di presentazione della manovra fiscale da 20 miliardi del suo governo il 12 agosto 2011, affermava: “Il nostro cuore gronda sangue nel pensare che avevamo il vanto di non avere mai messo le mani nelle tasche degli italiani, ma non potevamo fare diversamente”. Con tanto di video (guarda) a imperitura memoria
Le tasse di Monti, le tasse di Berlusconi
“Il governo Monti ha tolto 2.500 euro a famiglia. Alla famiglia di un operaio che guadagna 1.250 euro al mese ha tolto due mensilità per spese in più”. Domenica in, 24 dicembre 2012
2.500 euro a famiglia è esattamente l’impatto della manovra “salva Italia” del governo Monti varata nel dicembre 2011 – anche con i voti del Pdl – secondo la stima dell’autorevole ufficio studi della Cgia di Mestre. Tutto vero, allora? Solo all’apparenza. Per prima cosa, i 2.500 euro rappresentano l’impatto medio della manovra, che dunque è minore per i redditi più bassi, come quelli di un operaio. Ma questo è il meno: la cifra, dice la Cgia, è spalmata non su uno ma su tre anni, nel periodo 2012-2014, dettaglio decisivo che Berlusconi ha omesso. Sempre stangata è, ma un anno o tre fa una bella differenza.
Non è finita. La Cgia ha stimato in 62,9 miliardi il costo complessivo del “salva Italia” per le famiglie italiane. Ecco che cosa ha dichiarato allora il segretario della Cgia Giuseppe Bortolussi: “Se agli effetti economici della manovra Monti aggiungiamo anche quelli esplicati dalle due manovre d’estate redatte quest’anno dal Governo Berlusconi, l’ effetto complessivo, nel periodo 2011-2014, sale a addirittura a 208 miliardi di euro. Pertanto, il costo che ogni nucleo familiare dovrà farsi carico nel quadriennio 2011-2014, sarà pari a 8.266 euro, poco più di 2.000 euro all’anno”. (articolo completo)
La bufala cinguetta su Twitter
Altre bufale berlusconiane sono state diffuse su Twitter con l’hashtag #losapevichesilvio, attraverso un account gestito dalla sua propaganda. Nel primo giorno di “cinguettio”, ilfattoquotidiano.it ne ha individuate quattro su processo telematico, bonus famiglia, digital divide e Patto per l’ambiente (leggi l’articolo).
Pressione fiscale, di lotta e di governo
Ma la stessa “ridiscesa in campo” di Berlusconi, il 16 settembre 2012, è stata segnata da una bufala: la promessa di una “riduzione della pressione fiscale”. Impresa che poco più di un anno prima, quando da presidente del consiglio avrebbe potuto provarci davvero, giudicava “non possibile”. Almeno finché la crisi economica non fosse stata “dietro le spalle” (leggi l’articolo).