“No Fiction per Scampia”: domani alle ore 16 a Scampia, ci sarà un consiglio straordinario, dell’ottava municipalità di Napoli, in cui democraticamente ci si confronterà sulla questione fiction, con la società civile, le associazioni e le scuole. Speriamo che l’incontro possa contribuire a creare un sano confronto. A questo punto vorremmo solo precisare alcune cose:
Caro Roberto nessuno vuole censurare la fiction, semplicemente le “associazioni” e ribadisco le “associazioni” vogliono che “la camorra venga decontestualizzata dai luoghi e contestualizzata nei ragionamenti. Il racconto non deve legarsi a un posto specifico, perché oltre alla solita immagine negativa del quartiere si rischia di ridurre, anche la portata del problema che ormai non conosce più confini”, come spiega una delle voci più autorevoli del quartiere, Mirella Pignataro, del centro sociale Gridas, moglie di Felice Pignataro, un artista osannato dallo stesso Saviano.
Ma cerchiamo di fare chiarezza partendo dall’inizio:
1. Quando le “associazioni” del quartiere vengono a conoscenza che si girerà, “Gomorra fiction”, si allarmano soprattutto quando scoprono quali saranno le scene e le storie che si vogliono girare: morti ammazzati, boss, neomelodici, esplosioni di bar, vele ecc. Ciro Corona dell’associazione (R)esistenza anticamorra, dopo aver sentito le storie della fiction ha chiesto alla produzione di introdurre la storia di don Aniello Manganiello, per equilibrare il racconto, ma gli è stato risposto che la sceneggiatura non si poteva toccare dal momento che era già stata venduta. Credo sia utile ricordare che di recente il comitato Don Peppe Diana è riuscito a far cambiare il nome della fiction, “Il clan dei camorristi”, in onda il 25 gennaio prossimo su canale 5. “La fiction inizialmente doveva chiamarsi “Il clan dei casalesi” – spiega Francesco Diana del comitato Don Peppe Diana – stavamo facendo tanto per raccontare il bello delle nostre terre, le esperienze di riscatto, ultima il pacco alla camorra (un cesto di prodotti agroalimentari nati sui terreni confiscati al Sistema), in questo modo si rischiava di fare qualche passo indietro. Visto il successo del “Capo dei capi” con il quale si è fatto una sorta di apologia della mafia, nelle scuole trovavamo i ragazzini con le frasi e le immagini di questa fiction sui telefonini, siamo rimasti a dir poco sconcertati. Facemmo un comunicato stampa ribadendo che la parola “Casalesi” non poteva rappresentare un clan, perché quella parola indica anche tutti gli abitanti di Casal di Principe, che per fortuna non sono tutti camorristi. Non abbiamo visto nessuna anteprima, ma sappiamo che sarà interpretata la figura di Don Peppe Diana. Speriamo solo che questa fiction non sia un mega spot per la camorra e non offra modelli di camorristi vincenti in pasto ai tanti giovani in cerca di qualcosa da mitizzare”. Se infine si pensa agli effetti causati dall’ultima serie tv, per Sky, di “Romanzo criminale” che ha finito per mitizzare i criminali della banda della magnana, al punto che oggi i loro volti e le loro frasi si trovano addirittura sulle t-shirt come ha evidenziato un servizio del Tg3 di qualche tempo fa, caro Roberto non credi sia più che legittimo avere dei dubbi? Eppure siamo sempre pronti a giudicare il neomelodico di turno, quando fa apologia della camorra, lo stesso Saviano più volte, pubblicamente, ha preso le distanze da cantanti come Pino Mauro e ha raccontato come la musica neomelodica spesso sia parte de “’o sistema”. Ma se i neomelodici cantano ciò che vivono e vivono ciò che cantano, perché non dovremmo prendere le distanze da un colosso come Sky?
2. A questo punto dopo il malumore delle associazioni, il presidente della municipalità Angelo Pisani e in seguito il sindaco Luigi De Magistris negano i permessi per girare a Scampia.
Vogliamo sia chiaro gli ‘A67 non condividono e non appoggiano nessuna strumentalizzazione politica. Non siamo d’accordo né con il presidente della municipalità, né con il sindaco, anche perché va ricordato che la “legalità” a Scampia doveva essere il punto di partenza della campagna elettorale di De Magistris e che Scampia aspetta un piano di riqualificazione dal 1995. Intanto ci sono scuole chiuse, la piscina comunale inagibile, gli abitanti delle “vele” aspettano ancora un appartamento dignitoso. Senza parlare del fatto che è riscoppiata l’emergenza munnezza ed esperienze importanti come “Arrevuoto” ed il “Mammut” stanno chiudendo e questo per limitarci a Scampia, ma il resto della città non sta messa meglio.
Il nostro vuole essere solo un invito ad allargare la visuale. Siamo convinti che dopo il terremoto Gomorra che ha avuto il merito di accendere, come mai, i riflettori su queste realtà, raccontando “‘o sistema” in ogni sua sfumatura, sia difficile aggiungere altro senza speculare. Allora perché non raccontare, anche altro come lo sportello anticamorra, che da sfida simbolica è arrivato ad avere la media di otto denunce al mese? O del fatto che le piazze di spaccio sono quasi scomparse, almeno nella loro forma tradizionale? Di come, in 16 anni, don Aniello Manganiello si sia rifiutato di battezzare figli di camorristi e di sposare criminali? Insomma omettere dal racconto la nascente voglia di riscatto del quartiere non sarebbe onesto intellettualmente. Nessuno nega la drammaticità in cui versa il nostro quartiere, ma vediamo di non negare, anche ciò che di buono, in questi anni, le associazioni e i gruppi di volontariato hanno costruito, altrimenti ci troveremmo davvero davanti ad una censura. Un altro racconto non è solo possibile ma doveroso, per questo chiediamo all’amico Roberto di ascoltare le associazioni del quartiere affinché smettiamo di essere una Gomorra…